
Originariamente Scritto da
mat69
Perchè i rebounds stratosferici sono spesso poco fruttiferi per le nostre lande e molto più spesso rischiosi.
Quando i flussi di calore appaiono belli attivi, come è avvenuto nel mese ormai al termine e qualora al mese di ottobre voglia attribuirsi (come in letteratura sotto diversi aspetti e con diversi indicatori) un ruolo di predictor invernale, è perfettamente inutile sperare in un vortice polare spappolato.
Un vortice polare stratosferico spodestato e frammentato, al di là di quelli che sono gli incerti effetti troposferici, provoca al suo seguito due situazioni:
1. inibisce o limita fortemente i flussi di calore conferendo alla circolazione un'andamento quasi inerziale;
2. genera strati di antizonalità che si propagano ( o si consolidano) gradualmente verso il basso. Come conseguenza generano un forte raffreddamento dei piani più alti... (con il rischio di una forte ripresa zonale specialmente se si verificano in tardo autunno o nella prima fase dell'inverno).
Pertanto, stante una buona attività verticale d'onda (B&D attiva) è preferibile un vortice polare debole, disturbato ma esistente per poter produrre eventi invernali rilevanti e duraturi, oppure relegare eventuali forti disturbi strato fino al MMW alla parte finale dell'inverno (febbraio).
Diverso il fatto se invece i contributi troposferici appaiono già in autunno deboli od occasionali al punto da preferire un eventuale episodio legato ad una dinamica di disturbo importante t-s-t piuttosto che il "nulla"

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