
Originariamente Scritto da
cornobianco
Io non me la sento proprio di definire "assolutisti catastrofisti" divulgatori come Tozzi e, soprattutto Mercalli.
Seguo Luca Mercali da circa 30 anni, da quando nel 1993 anche io fui uno tra i soci ri-fondatori della SMI (Società Meteorologica Italiana, con sede a Torino).
Il pensiero di Luca Mercalli è sempre stato ancorato a solidissime basi scientifiche; gli scenari da lui proposti, che sono poi quelli paventati dall'IPCC da ormai molti anni, subiscono costanti conferme e anzi il trend attuale di riscaldamento del pianeta (ripeto del pianeta, non del mio orticello) costantemente conferma una evoluzione che va nella direzione degli scenari più estremi paventati dall'IPCC.
Come possiamo definire assolutisti e catastrofisti coloro che da decenni hanno chiaramente descritto le tendenze, hanno delineato le possibili strade da percorrere, e vedono le loro stime costantemente confermate dai fatti ? definiamoli piuttosto "scomodi" , perché di questo si tratta.
Aggiungo che ahimé le previsioni da molti definite "catastrofiste" hanno una solidità scientifica ulteriormente rafforzata dal ben noto concetto di "inerzia climatica" del nostro pianeta Terra, e dagli altrettanto ben noti meccanismi fisici di retroazione (climate feedbacks); tutti elementi che lasciano ben poco spazio a una soluzione diversa dalle previsioni più catastrofiste.
A tutto questo infine si potremmo anche aggiungere l'inerzia nelle azioni che l'umanità nel suo insieme sta adottando per frenare la tendenza in atto, e l'obiettiva non convenienza economica ad assumere posizioni di leadership nel percorso di transizione energetica (i pochi paesi "virtuosi" sopporteranno i costi finanziari del loro virtuosismo e divideranno con il resto del mondo gli eventuali, per ora scarsi, benefici dello stesso).
Insomma uno scenario che lascia ben poco spazio all'ottimismo e all'inversione delle tendenze in atto.
Io resto convinto che i prossimi decenni confermeranno che il non voler intraprendere qualsiasi percorso di "decrescita felice" per continuare a perseguire obiettivi di crescita economica perenne (perché è di questo che si tratta) porterà comunque il pianeta alla inevitable decrescita (che certamente sarà anche "infelice"), e a sempre maggiori conflitti e criticità legati al deteriorarsi delle condizioni di vita sulla Terra.
Le prossime generazioni, che più di noi subiranno gli effetti di tutto questo, giustamente ci malediranno per la nostra inazione di fronte a tali evidenze.
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