Ehm, sono del settore anche io (scienze forestali)
Quindi stai parlando di tagli (successivi, raso, ecc.) con rinnovazione artificiale posticipata, no ??
Cosa c'entra con i rimmboschimenti ??
Il tuo post tratta di incremento di superfici forestali causate da programmazione pianificata di rimboschimento.
Queste operazioni di reimpianto mica aumentano la superficie boscata.
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nota infine, che nel rapporto si fa espressamente riferimento alla qualità delle foreste
whatever it takes
Sarebbe questo ??
" I ricercatori hanno potuto utilizzare dati recenti raccolti dalle Nazioni Unite l’anno scorso da cui si evince che il cosiddetto growing stock cioè gli insiemi degli alberi abbastanza grandi da poter essere considerati foreste è cresciuto, negli ultimi 15 anni, in 22 dei 50 paesi che ospitano le maggiori aree forestali del pianeta. In metà di questi paesi sta incrementando anche la biomassa e la quantità di carbonio fissato."
E' un approccio quantitavo massificante ed acritico e pertanto non lo condivido. E' come affermare che gli italiani sono più ricchi perché il reddito medio è aumentato.
Non ha alcun significato se non viene disarticolato nei suoi elementi costitutivi. Quindi mi ricollego a quanto ti ho scritto prima
Quoto.
Avendo studiato la chimica(inorganica ed organica) ho studiato il suolo e tante altre cose.
Ora non ricordo tutto bene ma questo preciso post mi ha ricordato molte delle accortezze e delle specificazioni in fatto di suolo,foreste,boschi,humus e quant'altro.
Faccio un esempio:
nella Valle dell'Aniene(Lazio),ed in particolare presso la zona degli Altipiani
di Arcinazzo,vi sono dei rimboschimenti forestali di abete.
Molti,da ormai 20 anni a sentire mio padre,si sono mantenuti bene ma molti
sono andati pian piano alla deriva.
Questo per sottolineare il discorso qualità.
Senza dubbio la stragrande maggioranza del "verde riacquistato" lo
dobbiamo a processi naturali.
L'uomo può senz'altro fare una parte importante.
...when the night has come
and the land is dark
and the moon is the only light we'll see...
Consideriamo però anche il fatto che alcuni rimboschimenti mal fatti, mi riferisco in particolare ad alcune situazioni italiane come i rimboschimenti di pino nero nella provincia di torino, perchè utilizzate specie non autoctone e non così ben adattate all'ambiente, danno comunque un vantaggio dato da una copertura temporanea del suolo che in alcuni casi facilita l'insediamento di specie ed ecosistemi autoctoni laddove in mancanza di copertura arborea ci sarebbero voluti secoli per riprendere una parvenza di bosco. Poi secondo me ci stanno, valutando caso per caso, tutte le considerazioni fin quì espresse dai vari forumisti. Tenderei, a livello di opinione personale, però a dire che un intervento antropico nelle dinamiche di riforestazione naturale, sempre che sia ben studiato, facilita e velocizza di molto dinamiche naturali senza stravolgerle.
Poi se proprio devo essere di parte dico che un pascolo ben curato (non con caratteristiche intensive o dstruttive per la vegatazione quindi) lo preferisco di molto ad una schifezza di bosco impiantata dal primo Dottore che passa che ha come solo scopo percepire la parcella facendo risparmiare il committente.
Ah.... sono perfortuna o purtroppo laureato in scienze forestali anche io e siccome mi rifiuto di fare un discorso di semplice onorario assecondando committenti a cui gliene frega nulla che le cose siano ben fatte (almeno un minimo per dinci!!!) non riesco (o forse non voglio a questo punto) trovare lavoro nel campo forestale.
Ultima cosa.... per tornare a condizione climaciche naturali (quindi escludendo le formazioni boschive antropiche o antropizzate) ci vogliono secoli... la superficie forestale in più (l'incremento) che prendiamo in considerazione non rientra sicuramente in un carattere di naturalità in senso stretto... al massimo sta "lavorando per arrivarci".
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Ti quoto caro collega
E' vero quello che dici riguardo la lunghezza del periodo di rinaturalizzazione di una neoformazione forestale. Per motivi di sinteticità (non mi piace scrivere poemi) non l'ho enunciato sopra.
Aggiungo che ci sarebbero da aggiungere le centinaia di migliaia di ettari di lariceti secondari che hanno ricoperto (spontaneamente) i pascoli abbandonati una sessantina di anni fa sulle Alpi e che ora in alcuni (molti) casi sono in corso di sostituzione naturale da parte dell'abete e del peccio (faggio). Basta confrontare le vecchie foto con le attuali per rendersene conto.
Me ne sono anche occupato in un lavoro di ricerca sull'abete (Abies alba Mill.) delle Alpi Marittime che feci una decina di anni fa....
Altro che programmi di riforestazione..
qui un'estratto:
http://www.greentarget.com/articolo....VisBanner=null
Leggerò volentieri l'articolo... Pensa che io hofatto una ricerca sui pascoli delle alpi marittime (e non solo)... Quello che tu descrivi è un processo di evoluzione naturale delle formazioni pascolive che però è diciamo "il meglio" per un pascolo abbandonato... peggio quando si instaurano distese di ontanello di montagna (Alnus viridis) che difficilmente evolvono verso altre formazioni climaciche... di fatto per la natura è un'empasse (spero sia scritto giusto) in attesa che qualcosa smuova la situazione... E diciamocela tutta che trovarsi nel mezzo di una distesa di Ontanelli di montagna non lo auguro a nessuno! Non riesci a passare, non servono per legname o altro, non ospitano specie animali (magari qualcuna.... ma non è una formazione vegetale che aumenta la biodiversità).... Ecc. (magari sono di parte.... ma lo riconosco... l'Alnus viridis mi fa schifo... sarà che in montagna ci sono finito troppe volte dentro....)
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Sono d'accordo sul fatto che una qualsiasi copertura boschiva,anche con specie estranee, sia meglio che niente se questa velocizza il processo di naturalizzazione(con spontanea sostituzione da parte delle specie autoctone) del territorio,ma mi chiedo:perchè non piantare subito specie autoctone?
Io ho visto,girando le montagne,molti impianti di pino strobo che dopo un certo numero di anni inevitabilmente vanno incontro a morte(parassiti e malattie fungine),dando una desolante visione di pineta secca;perchè non si piantano subito betulle e pini silvestri che sono autoctoni delle nostre zone dalla pianura alle cime alpine??![]()
Per me è assurdo piantare pini neri,pini strobi o addirittura,in alcuni(per fortuna rari)casi, pini marittimi(ridicolo!!!) ,cioè specie assolutamente fuori luogo
Ma chi stabilisce le specie da impiantare ha qualche minima conoscenza botanica e del territorio?![]()
Ciao![]()
Le specie le stabiliscono i tecnici che progettano il rimboschimento... e non sempre sono competenti o hanno la possibilità di mettere in pratica le proprie competenze...
Però i rimbioschimenti di Pino strobo come di altre essenze sono futto di vecchi errori che al momento dell'impianto sembravano però scelte oculate. Il Pino strobo è stato utilizzato in quanto nell'areale di provenienza (nord america) dava ottime produzioni di legname da cartiera ed era praticamente privo di problemi parassitari... Si è pensato quindi di utilizzarlo anche nei rimboschimenti nostrani... solo che... solo che realizzando degli impianti nella maggior parte dei casi monospecifici senza attuare nessun tipo di cura colturale si è ottenuto come risultato piante sofferenti per la competizione che sono stati attaccati da parassiti che si sono adattati a questa specie e che hanno fatto danni ala grande proprio perchè una volta attaccata una pianta potevano passare da una pianta all'altra del rimboschimento senza problemi a causa della monospecificità dell'intervento.
Questo in sommi capi e di corsa il perchè dei rimboschimenti sbagliati. Credevano che fossero giusti e che l'uomo fosse più furbo... tanto furbo da portare specie migliori su terreni che magari per millenni hanno selezionato certe essenze. Siamo stati presuntuosi. Tutto sommato danno grosso non è stato fatto (la copertura del suolo è uun fattore positivo) ma sicuramente si poteva fare meglio. Dobbiamo fare meglio. Adesso che sappiamo.
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