Bene Francesco!
Quello che tu dici non fa altro che confermare il fatto che possa essere probabile una correlazione nella successione di fasi calde e fredde, come ipotizzo io. Anche se è tutto ancora da dimostrare, credo che sia possibile, infatti, che possa farsi strada, all’interno della vasta gamma di indici climatici a scala globale, un nuovo “disturbo” (e quindi una nuova variabile?) quale frutto derivato proprio dalla nuova dinamica atmosferica che stiamo sperimentando da dieci anni a questa parte. Un “disturbo” esclusivamente di stampo Mediterraneo, al massimo Europeo, visto che anche il nostro continente non è estraneo a fenomenologie calde e fredde prolungate e sempre più frequenti. Questa probabile correlazione (ripeto…da dimostrare!), infatti, sembra che non venga più di tanto intaccata dalle situazioni atmosferiche in cui, a scala globale, imperversa il Niño o la Niña, dal momento che l’alternarsi di un trimestre caldo e freddo che tendono a compensarsi a vicenda sembra che abbia una probabilità di verificarsi più o meno una volta all’anno, mentre sappiamo che il riscaldamento e il raffreddamento delle acque del Pacifico richiedono tempi molto più lunghi. Questo non significa però che questi due eventi globali non possano giocare un ruolo nel condizionare anche il nostro tempo: magari contribuiranno a correggere le anomalie verso l’alto o verso il basso; tuttavia secondo me è probabile (sempre… da dimostrare!) che, se potessimo fare una media pesata dell’incidenza del “fattore di estremizzazione” di casa nostra e del “fattore globale Niño-Niña ”, potrebbe essere il primo a condizionare maggiormente il risultato.
Ciao Francesco e… buona domenica a tutti!
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