Mentre l’estate 2007 sta preparando le valigie per il suo imminente viaggio senza ritorno,l’embrione autunnale inizia a scalciare dentro la sua placenta atmosferica,impaziente di stupire quanto prima i suoi ammiratori già al primo vagito.Sicuramente,dopo i prolungati periodi caldi e siccitosi che hanno afflitto soprattutto le nostre regioni centro meridionali,sarebbe ovvio aspettarsi il prezioso carico di piogge che normalmente lo contraddistingue,che i più oculati giustamente si aspettano ma che invece negli ultimi anni ha messo in crisi pesantemente le nostre falde

Tuttavia,l’importanza di questa stagione,ormai alle porte anche astronomicamente ma le cui sorti sono ancora alquanto oscure,potrebbe quest’anno rivestire un compito ben più gravoso di quello che normalmente gli spetta:quello di preparare la strada al Generale Inverno anzi,a un Signor Inverno.
Si,perché sbirciando nel pentolone degli indici climatici,anomalie termiche degli oceani,reazioni di feedback oceani atmosfera,corrente del Golfo,macchie solari e quant’altro,si nota una miscela quanto mai prodiga di buoni propositi e una serie di circostanze concomitanti che suggeriscono l’ipotesi grazie alla quale i progetti da brivido del Generale potrebbero con molta probabilità statistica andare in porto.

A questo punto però la nostra analisi si ritrova improvvisamente ribaltata in un vero e proprio campo minato:quello delle previsioni stagionali,dai più ritenute succo di stregoneria,da altri alla stregua del più stravagante degli oroscopi.In realtà questa scienza nasce e si sviluppa da una complessa serie di studi,la maggior parte dei quali ancora in corso,facenti capo ad oscillazioni periodiche osservate nell’ambito di alcuni ben definiti settori climatici del nostro Pianeta. Talune oscillazioni,capaci di lavorare e plasmare l’intera impostazione della circolazione generale atmosferica,alternano periodicamente opposti eventi,i quali vanno poi ad interagire tra loro incidendo in maniera determinante sia a grande scala,sia su fenomeni a mesoscala inerenti aree geografiche lontanissime tra loro:stiamo parlando delle teleconnessioni.

Senza entrare nel merito di un discorso vasto e complesso che porterebbe alla deriva la nostra analisi,focalizziamo insieme alcuni di questi indici cercando di comprendere le possibili evoluzioni future.

Iniziamo da lontano:il Sole,forza motrice di tutti i fenomeni atmosferici,sta giungendo al suo minimo un decennale di macchie,il che significa un’attività complessiva leggermente ridotta,la più bassa del decennio.


Questo è infatti l’andamento in tempo reale:



Ora entriamo nello scudo atmosferico che ci protegge fermandoci ad analizzare i flussi a livello della stratosfera precisamente tra i 50 e i 30 hpa:notiamo che i venti a latitudini equatoriali scorrono invertendo la loro direzione di flusso a fasi alterne di circa 27 – 29 mesi,quindi ogni due anni circa.
Attualmente le correnti sono da poco orientate dai quadranti orientali,innescando una fase denominata QBO (Quasi Biennal Oscillation)negativa.Studi documentati hanno dimostrato che una QBO negativa unitamente a un minimo di attività solare,di concerto con il ciclo di Brewer-Dobson inerente i flussi dell’ozono,potrebbe favorire i riscaldamenti anomali invernali della stratosfera,cui si associa una scomposizione del vortice polare stratosferico e,per il fenomeno del coupling,anche di quello troposferico,con relative retrogressioni di blocchi gelidi in discesa verso le nostre latitudini.


Addentriamoci ora nelle acque degli oceani e analizziamo subito le anomalie termiche delle SST:si nota subito un debole - moderato episodio di Nina in corso


Gli indici ENSO confermano il dato delle SST pacifiche:




I moderati episodi di Nina,associati agli indici teleconnettivi disposti nelle attuali fasi sopra descritte,comportano inverni prevalentemente freddi sull’intero comparto europeo meridionale.

Infine,analizzando le acque dell’Atlantico,si nota che ci troviamo in una fase decrescente dell’A.M.O.,indice pluridecennale che mostra lo scorrimento di acque alternativamente più calde o più fredde tra i settori equatoriali e quelli groenlandesi del nostro oceano.Un indice positivo comporta sull’Europa occidentale periodi spesso caldi e asciutti,viceversa per la fase negativa;il tutto,lavorando in correlazione con la sorella maggiore dell’oceano Pacifico conosciuta come P.D.O. e attualmente in fase negativa,sembrerebbe facilitare la disposizione dei valori pressori sull’Atlantico secondo il classico schema di NAO (Oscillazione pressoria Nord Atlantica) negativa,con anticicloni posti alle alte latitudini e depressioni a quelle mediterranee.






A questo punto saremmo alla quadratura del cerchio tuttavia,in ultima analisi,rimarrebbe da inserire e verificare un ultimo fattore,una variabile non di poco conto,che potrebbe rivelarsi decisiva nella corretta interpretazione globale di quanto prospettato:l’impatto di due incognite di vasta portata,ossia il riscaldamento globale in atto e il devastante scioglimento dei ghiacci avvenuto quest’estate nell’oceano Artico.
Chi vivrà vedrà.

Buona giornata a tutti,Luca