L’autunno, nel giro delle ultime due settimane, ha colpito in modo pesante su quasi tutta la penisola: chi prima, chi dopo, ha avuto a che vedere con fenomeni anche molto violenti che, in moltissimi casi, troveranno un posto sulle pagine del libro della climatologia italiana che ormai, sempre più spesso, è pieno di date recenti che surclassano i record dei decenni passati. È un tempo a cui piace essere protagonista, che vuole essere ricordato ed a cui piace... fare la “voce grossa”, come se l’atmosfera volesse prepontentemente far sentire, alla sorda società, come vanno le cose adesso. Un forte sussulto, come se fosse un terremoto atmosferico, che lascia il segno a macchia di leopardo ma che, questa volta, ha esteso il proprio raggio d’azione sia su vasta scala spaziale (interessata tutta L’Europa centro-occidentale ed il Mediterraneo) che su quella temporale (salvo qualche intermezzo, la pesante fase di maltempo, ora in fase di lenta attenuazione, è cominciata con il disastro del cagliaritano del 22 ottobre scorso). E allora... come vanno ora le cose? C’è qualcosa che non quadra in queste dinamiche violente che si sono ripetute a pochi giorni di distanza una dall’altra e che sono andate sempre più aumentando nel corso degli ultimi anni?
Mentre gli scienziati si affannano a gridare al mondo intero che, per via della minore attività solare avutasi nell’ultimo anno, il global warming ha subìto un arresto, l’atmosfera invece ci vuole ricordare che, per inerzia, ha ancora da consumare diversi litri di carburante prima che il motore atmosferico ritorni a regime. Infatti, i tempi di risposta, piuttosto lunghi, fanno sì che l’imput dato oggi al motore sarà in grado di innescare un feedback, dai risultati evidenti, solo a partire dal momento il cui l’effetto dell’imput precedente, mediante il feedback precedente, si è materializzato, ovvero sia arrivato a destinazione inquadrando un nuovo stato di equilibrio con caratteristiche ben precise. Oggi, quindi, il nostro Mediterraneo deve ancora fare i conti con quella situazione di equilibrio che, nella maggior parte dei casi, associa ai peggioramenti del tempo un marcato flusso meridiano delle correnti in grado di accentuare fortemente i contrasti.
Va inoltre ricordato quanto sia altamente non lineare la risposta del clima all’interno del nuovo stato di equilibrio che si è venuto a realizzare, nel senso che dentro la categoria “estremizzazione dei fenomeni” esiste certamente una scala graduata (supponiamo da 1 a 5), cioè un indice di estremizzazione che varia a sbalzi e che, a seconda dei casi, può farci sopportare... estremi a forza 1 come estremi a forza 4 e (forse) sempre per l’inerzia del motore atmosferico, può anche darsi che questa intensità dei fenomeni possa mostrare una certa tendenza al rialzo, cioè verso quei fenomeni estremi di forza maggiore. Io credo che, quanto è accaduto in queste ultime due settimane, sia proprio da associare a questo tipo di dinamica che, proprio per quanto è successo, ha per il momento raggiunto il massimo della propria potenzialità, ma non sappiamo se sarà in grado di andare oltre il limite che in questi giorni abbiamo sperimentato.
Se ricordiamo brevemente solo alcuni degli episodi violenti che si sono succeguiti, infatti, dal 22 ottobre ad oggi dobbiamo sicuramente ricordare: le alluvioni lampo che hanno interessato la Sardegna (22/10 e i giorni a seguire fino al 4/11), l’alluvione in Marocco con accumuli fino a 500 mm (22/10), la violenta grandinata che ha interessato Reggio Calabria (28/10), la nevicata di Londra dopo oltre 70 anni (30/10), la mareggiata più intensa degli ultimi 30 anni in Liguria (30/10), i 26 °C di Napoli a mezzanotte (1/11), i record di caldo battuti in Puglia (2/11), le alluvioni in Francia (23/10 e 3/11), il tentativo di formazione di TLC sul Mediterraneo occidentale (4/11) le piogge intense sul Nord-Ovest (3-5/11), grandinata record a Nuoro (4/11) ecc, ecc...
Insomma... credo che si sia abbastanza carne al fuoco per poter dire che, molto probabilmente, abbiamo vissuto il periodo più critico in assoluto. E credo che possiamo affermare questo per tre motivi: 1) per numero di eventi estremi che si sono verificati (circa 30 eventi estremi), 2) per l’estensione spaziale in cui tali eventi si sono verificati (tutta l’Europa centro-occidentale ed il Mediterraneo), 3) per l’estensione temporale in cui tali eventi si sono continuamente perpetuati (16 giorni). Sicuramente, tutto ciò può essere sufficiente per inviarci ad una seria riflessione e a concentrarci sul feedback ora in atto e non di quello che, probabilmente, prenderà corpo con l’attività solare venuta meno nell’ultimo anno: il global warming è ancora bello vivo e vegeto.
Un saluto a tutti
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Ultima modifica di andrea.corigliano; 05/11/2008 alle 18:42
ciao Andrea,
interessantissime queste tue considerazioni
Meriterebbero un'attenta riflessione e il tempo di lavorarci sopra più estesamente.
Hai modo di mettere insieme una tabella (o qualcosa di simile) di tutti gli eventi con i rispettivi valori di riferimento?
luca
"Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti. Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente"
ZDENEK ZEMAN
Ottimo riassunto dei fatti degli ultimi giorni, anche Roma ha vissuto una densita' anormale di eventi estremi nel giro di pochi giorni (4).
Ma seppure cio' puo' far venire in mente i "moniti" circa l'estremizzazione di eventi dovuto al GW, nello specifico di questa passata azione andrei a cercare le cause nella profonda azione dinamica atmaosferica.
Sappiamo bene dalla storia che eventi estremi, molto + estremi (il 66 per esempio, Ovada, Ceva ... ecc.. ecc.. anche in epoche non soggette a GW, ma anche in epoche di piena PEG (la grandiosa piena del Tevere nel '500 di cui una targa tiene ancora l'incredibile segno estremo) sono avvenuti e ripetuti. Senza nulla togliere ai dubbi di una "estremizzazione da GW" direi che una azione FREDDA di questo tipo non poteva non lasciare il segno !!
Come questa d'altronde:
E tante altre.
topic molto interessante
c'è ovviamente da preoccuparsi sia per gli eventi disastrosi sia per la tendenza bizzarra che sta assumendo il nostro clima...
ma da un punto di vista strettamente scientifico-climatologico io personalmente trovo questi anni molto interessanti, e fuori luogo le lementele che si sentono in giro...
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Quando avrò un po’ di tempo, ci proverò.
E’ difficile dare una valutazione ed una spiegazione corretta agli eventi, per via del fatto che ognuno di noi ha una propria chiave di lettura prescindendo dal fatto che, ovviamente, questa chiave di lettura poggi su basi scientifiche. Quello che tu dici è vero: anche il passato ha conosciuto eventi estremi anche più intensi rispetto a quelli che abbiamo sperimentato in questi giorni. Ma allora ci sarebbe da chiedersi: quale è stata l’estensione spaziale e temporale di quegli eventi? Il tutto si è risolto nel giro di brevi intervalli spazio-temporali oppure no? E’ anche vero il fatto che la fenomenologia che abbiamo sperimentato è figlia di una “profonda azione dinamica atmosferica”, ma se mi permetti ti invito a guardare la questione ancora più a fondo: se una massa d’aria così fredda è riuscita ad innescare un’onda baroclina in pieno deserto sahariano, da dove credi che abbia preso l’energia cinetica per spingersi fino a latitudini così meridionali? Credo che gli effetti del GW c’entrino…
Ottimo spunto, soprattutto quanto riassumi nel finale il numero di eventi in dx e dt.
Piacere di rileggerti.![]()
Alessandro Ceppi – Staff Meteonetwork
Dati e immagini in diretta da Seregno:
http://www.dropedia.it/stazioni/seregnocentro/index.htm
Dati in diretta da Valfurva:
http://www.dropedia.it/stazioni/valfurva/index.htm
Basta pensare infatti al freddo inverno del '56, venuto dopo il lungo minimo solare del '54.
http://golfodigaeta.altervista.org/
Webcam Formia su http://www.meteoliri.it/#!prettyPhoto/10/
Stazione meteo http://www.wunderground.com/weathers...p?ID=ILAZIOFO2
Climate is what you expect
Weather is what you get
Ho provato ad elencare nelle due tabelle i fenomeni estremi che si sono susseguiti in queste ultime due settimane. Come potete vedere, molte notizie sono di carattere qualitativo per la mancanza di dati, per cui è a-scientifico dare un giudizio basandosi su aggettivi. Ciò non toglie comunque che, per i fenomeni di cui non si conosce il dato, potremmo davvero essere di fronte ad eventi che veramente meritano l’appellativo con cui sono stati descritti. Se qualcuno se la sente, potrebbe verificare la veridicità di quei dati e magari completare quelli mancanti, se ne è al corrente. Sarebbe veramente interessante avere un quadro esatto di quello che è successo: non credo di sbilanciarmi troppo se affermo che, se tutti quei dati fossero confermati e se quelli mancanti rientrassero nella categoria di estremi, potremmo avere trascorso una fase di maltempo che per durata, frequenza dei fenomeni ed estensione spaziale può benissimo essere paragonata, in proporzione, all’estate del 2003.
tabella 1.JPG tabella 2.JPG
Provenienza dati: notizie meteo ultim’ora by Meteogiornale
Mi sembra un'ottima base di partenza.
Con un po' di collaborazioni potrebbe essere possibile completare eventualmente il quadro, anche rimandendo a una scala micro- o meso-regionale e senza entrare in dettagli troppo locali (a meno di valori eccezionali) altrimenti non se ne esce più. L'area di riferimento centrale del lavoro potrebbe essere quella del Mediterraneo con informazioni e dati di contorno provenienti da altre regioni. Ovviamente vanno reperiti i dati quantitativi e costruiti tutti gli scostamenti dalle medie di riferimento, tempi di ritorno degli eventi descritti ecc. Insomma, tutto ciò che può effettivamente provare e giustificare l'appellativo di evento estremo (ed escludendo quindi ciò che estremo non è ...) e, in ultimo, di una "fase bi-trisettimanale estrema" (forse più lunga?). Una volta valutato attentamente il tutto si dovrebbe poi convergere attorno a una chiave di lettura degli eventi (personalmente, per quel che conta, trovo molto interessante quella proposta da Andrea) o a diverse chiavi o, meglio ancora, a un'integrazione tra le diverse chiavi.
Ne potrebbe venir fuori un articolo molto interessante, magari da pubblicare su qualche rivista scientifica. Se ci sono le forze per farlo ...
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ZDENEK ZEMAN
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