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Quando l’incertezza iniziale nasconde una probabilità crescente di un evento... "storico"
Dopo la lunga fase piovosa che ci ha accompagnato per circa due mesi, lasciando sul campo quantitativi di pioggia mediamente tra le 2 e le 3 volte superiori alla media, la circolazione atmosferica ha radicalmente cambiato impianto, invertendo la rotta e pilotando così verso il Mediterraneo occidentale e l’Italia i primi nuclei di aria fredda provenienti dalle aree europee orientali che, non essendo ancora raffreddate a dovere, non hanno conferito né conferiranno alle masse d’aria in transito sulle nostre regioni in questi giorni caratteristiche prettamente gelide se non nelle aree innevate e dove l’irraggiamento notturno non è stato disturbato dalla ventilazione. Ondata di freddo sì, anche moderatamente intensa per il Nord, ma assolutamente normale se valutata in un contesto di dinamica stagionale in essere, tipica per il periodo. Il gelo, quello con la G maiuscola, è tutt’altra cosa.
Il cambio di circolazione, passata da zonale ad antizonale per un’anomalia pressoria positiva presente alle alte latitudini, ha avuto la responsabilità di rendere particolarmente instabili le proiezioni dei modelli fisico-matematici che, nei 2-3 giorni precedenti al Natale, hanno mostrato segnali di sofferenza nel valutare gli effetti del moto retrogrado dei nuclei freddi in arrivo dai quadranti orientali: questa difficoltà è risultata più evidente sia nell’inquadramento del minimo di pressione al suolo che nell’indicare le probabili precipitazioni associate, con risoluzione definitiva della dinamica più veritiera che si è concretizzata alle soglie del nowcasting. Ritocchi si sono avuti anche per il campo termico in quota (850 hPa) che non ha avuto l’occasione di mostrarsi particolarmente freddo non tanto per la mancanza del nucleo di rifornimento balcanico (parlo sempre per la quota di 850 hPa), quanto per la mancanza di un deciso pompaggio verso occidente a causa di una maggiore ingerenza anticiclonica alle nostre latitudini.
Comunque sia, il fatto importante che possiamo trarre da questo primo affondo orientale, al di là di una buona parentesi invernale di matrice orientale che al Nord ed in parte del Centro continuerà anche nei prossimi 2-3 giorni, sta nel fatto che quella “caotica” incertezza dei modelli nel delineare le probabili evoluzioni future negli ultimi 4-5 giorni sembra ora cominciare a essere meno evidente, in quanto il graduale adeguamento dei modelli al nuovo pattern circolatorio comincia a dare segni abbastanza incoraggianti per un aumento delle quotazioni di scenari caratterizzati da circolazioni a prevalente componente settentrionale ed orientale. Un PRIMO passo in questa direzione proviene dalla proiezione di ieri delle ENS, a scala emisferica, prevista per i primi giorni del nuovo anno, a cui si aggiunge la conferma della proiezione odierna che, in più, aggiunge nuovi particolari interessanti che vanno ad incrementare le probabilità che, sul Nord Europa, vada a concretizzarsi un collasso del secondo lobo del vortice polare.
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Nella dispersione degli spaghi a 168 ore (a sinistra) e a 144 ore (a destra), appare piuttosto evidente l’inizio di una possibile e parziale convergenza delle ENS nei punti strategici sullo scacchiere emisferico, ovvero in quelle aree critiche che decideranno, nel modo più assoluto, la creazione e l’evoluzione di un impianto barico favorevole alla genesi di una prolungata ondata di gelo in sede europea. Ad oggi, gli eventi salienti che emergono da queste proiezioni sono dati dalla probabile azione di due forcing dinamici (uno atlantico, l’altro pacifico) che costituiranno due autentiche “spine nel fianco” per il vortice polare, a cui potrebbe seguire una bilobazione dello stesso e successivo probabile graduale cedimento del nucleo 1 verso le latitudini europee più meridionali. Fermo restando che, come è ovvio, stiamo parlando di probabilità che un evento si verifichi, a mio avviso credo che questa prima parziale convergenza delle ENS (notevole, a 168/144 ore, per un quadro sinottico in prospettiva con componente nordica) evidenzi meglio la dinamica futura rispetto a quanto facciano le singole uscite dei modelli da qui ai prossimi giorni. Tanto è vero che, al momento, quanto descritto in modo particolare dall’emisferica di oggi, sembra essere abbastanza veritiera la proiezione che il modello GFS fece due giorni fa per i primi giorni del nuovo anno.
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Nelle sue linee generali, questa proiezione è sicuramente figlia della configurazione emisferica sia di ieri che di oggi, pur essendo stata emessa in un periodo antecedente. La lettura dei modelli fisico matematici va quindi fatta, specie in queste circostanze, guardando prima la probabilità complessiva dell’evento delineato, per poi dare più risalto a quei run che, al momento, sono più fedeli al quadro complessivo dell’evoluzione. Il quadro emisferico, ad oggi, appare molto buono, sia per la portata dell’evento gelido delineato che per la distanza temporale che da esso ci potrebbe separare: nei prossimi giorni non resta che verificare soprattutto la conferma o meno dell’impianto emisferico, senza perdersi nei dettagli. Verrà il tempo anche per quelli.

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