
Originariamente Scritto da
Raffaello Di Martino
Ho letto gli ultimi post e anche qui dico la mia.
La vendita di stazioni meteorologiche sta ormai prendendo piede non solo fra aziende del settore, ma soprattutto fra appassionati, piccole aziende, piccoli centri di ricerca, forse perchè si parla sempre di più di cambiamenti climatici, climi avversi ecc.
Un tempo le stazioni meteorologiche erano ad esclusivo appannaggio di personale esperto, non solo in campo meteorologico, ma anche in campo elettronico e meccanico.
Sapete bene che un esperto sa subito riconoscere la qualitÃ* di un oggetto anche solo toccandolo o provandolo per pochi minuti o semplicemente leggendone le caratteristiche tecniche.
Cosa che non avviene se lo stesso oggetto va in mano di una persona meno esperta che invece, ne guarda subito l'aspetto estetico o la facilitÃ* di utilizzo.
Non sempre facilitÃ* di utilizzo ed estetica si sposano con la qualitÃ* e resistenza.
Le stazioni meteorologiche chiamate
professionali, sono quelle studiate per l'utente esperto che guarda soprattutto le caratteristiche costruttive, il numero di interconnessioni, la resistenza nel tempo e non per ultima, la rispondenza delle caratteristiche con quelle dettate dal
WMO o ICAO.
Sono spesso stazioni che utilizzano un eccezionale DCP (Data Collection Platform, l'equivalente del datalogger) per raccogliere dati e per elaborarne subito i dati.
Le stazioni semi-professionali sono destinate ad un utente esperto ma che non lavora nel settore meteorologico. Stazioni che comunque, rispondono a tutte le caratteristiche dettate dal
WMO ma che però curano un po' più l'estetica a discapito della resistenza o della versatilitÃ*.
Con un Datalogger ridotto al minimo per numero di funzioni e di memoria
Le stazioni non professionali invece, costano poco e sono anche carine da tenere sulla scrivania ma certo non sono adatte ad un utilizzo professionale e semi-professionale perchè spesso, non rispondono nemmeno alle caratteristiche del
WMO.
Per citarne alcuni esempi:
Stazioni professionali:
SIAP, ormai Micros, Gill, Vaisala, Kipp & Zonen, RM Young, Campbell Sci, ecc.
Sensori dalle alte prestazioni e precisione. Spesso in metallo, tarati con strumentazione certificata dal
WMO e con test alle spalle, in condizioni estreme. Non prendete in esame solo i sensori di temperatura, ma anche gli anemometri, i pluviometri, i barometri, ecc.
PossibilitÃ* di essere interfacciati con qualsiasi DCP che funzioni in seriale, corrente o tensione.
DCP che contengono funzioni software per elaborazioni interne ed esclusioni di errori, calcolo del vento e della pressione secondo normative
WMO e ICAO, possibilitÃ* di generare bollettini meteorologici anche senza l'ausilio di un computer e di un operatore
E sono solo alcune delle caratteristiche....
Stazioni semi-professionali:
Davis, RainWise, WeatherHawk, Texas Instr., ecc.
Sensori dalle buone prestazioni, pienamente rispondenti i parametri
WMO, spesso però in plastica, vetroresina, quindi con minore resistenza rispetto alle precedenti. Barometri con decisamente minore precisione, pluviometri quasi sempre in plastica.
Datalogger e consolle non specificatamente creati per resistere all'aperto, con poca memoria e comunque senza possibilitÃ* di elaborazioni meteorologiche.
(tranne le WeatherHawk, fra quelle citate, che hanno un datalogger della Campbell (il più piccolo della categoria) ).
Stazioni non professionali:
Oregon, La Crosse, Huger, ecc.
Sensori dalle scarse qualitÃ* costruttive, non rispondenti ai parametri
WMO.
Sempre in plastica, alcune volte non hanno nemmeno tutti i sensori standard.
Spesso non sono provvisti nemmeno di Dataloggers.
Queste citate, sono solo alcune delle differenze fra le varie categorie.
Potrei scrivere pagine e pagine per parlarvi di differenze e caratteristiche, ma non mi sembra il caso.
Ciao,
Raffaello
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