a proposito di Enso...nessuna novita'????
ENSO monitoring graphs
E' iniziata la nina 2010-11
A giorni aggiungo qualche considerazione e occhio al td di Blizzard
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Sì, sono d'accordo che la stratosfera è importante, una sorta di tramite che - modulando la troposfera - può favorire o meno determinate configurazioni sull'intera stagione. Ma negli ultimi anni, spesso, era la troposfera a guidare e la dispersione di onde verso l'alto ha prodotto specifiche anomalie nella stratosfera che poi non sempre si sono propagate in modo efficace verso il basso. Non so se c'entri il minimo solare, alcuni studi propendono per un generale debole coupling in anni di debole attività solare (soprattutto se accompagnati da QBO+ e Nina), ma l'effetto "B&D" è sempre da tenere in debita considerazione.
Già nella seconda metà di novembre, una significativa parte dei possibili cambiamenti nella tendenza barica superficiale (e nella circolazione media meridionale in troposfera) sul NH possono essere attribuiti alla stratosfera e allo stato del nascente VPS. D'altra parte, molti cambiamenti nella tendenza barica superficiale in area polare ad inizio inverno sono associati a dinamiche troposferiche, come sto anche cercando di mostrare nei post sull'Artico.
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Aspetti dinamici come SLP, GPT e venti zonali e meridionali sono ovviamente molto influenzati da tali anomalie termiche nella bassa troposfera, ad es. contengono i contributi baroclini forniti dai gradienti modificati dello spessore fra le superfici isobariche.
Siccome però sono quantità che vengono influenzate anche da molti altri fattori (ad es. i contributi barotropici che riflettono la variabilità interannuale del VPS), ci si può aspettare una maggior variabilità interannuale anche in un contesto di generale riscaldamento autunnale come l'ultimo decennio.
Vediamo dunque cosa è successo in questo decennio nella bassa troposfera artica tardo-autunnale.
Le seguenti 2 carte rappresentano il plot del profilo latitudinale delle anomalie termiche (prima carta) risp. dei GPT (seconda carta) nella sezione asiatico/americana dell'area (90E-90W, il comparto pacifico), quella con le anomalie termiche + più spiccate e frequenti:
Si notano bene le anomalie termiche + già discusse nel precedente post e anche il notevole gradiente S-N nelle anomalie dei GPT, gradiente che si oppone a quello della media climatologica che favorisce il ben noto flusso di venti zonali occidentali associati al VP.
Qui invece le anomalie del GPT a 850 hPa, si nota il core dell'anomalia sul comparto pacifico dell'Artico.
La mappa del profilo latitudinale delle anomalie dei venti zonali corrispondenti al settore pacifico dell'Artico mostra un prevedibile ed evidente rafforzamento dei venti orientali (anomalia negativa nei venti zonali), soprattutto nella sezione attorno a 75N e in tutta la colonna troposferica, in forte contrapposizione alla media climatologica (a parte lo strato superficiale).
L'effetto di questa anomalia produce un incremento della magnitudine dei venti orientali polari superficiali e uno spostamento verso nord e al contempo riduce i venti occidentali in quota.
In sostanza: si manifesta una vasta fascia di componente negativa dei venti zonali nella parte superiore della troposfera, fascia che si estende dall'arcipelago artico canadese, al mare di Beaufort e fino alla Siberia attraverso lo stretto di Bering.
Se proviamo a plottare i compositi dell'anomalia dei venti zonali artici a 700 hPa degli autunni che precedevano i 10 inverni europei freddi del precedente post, notiamo qualcosa di interessante.
La fascia di anomalia negativa si estende dall'Alaska alla Siberia passando per Bering e poi spiraleggia a tenaglia verso la Groenlandia settentrionale contenendo zone di anomalia positiva.
Per il caso degli autunni che precedevano i 10 inverni miti, la configurazione si mostra in maniera sorprendentemente analoga e speculare!
Vediamo anche che, di nuovo, ci sono buone correlazioni con l'AO invernale, soprattutto nella parte siberiana, e di nuovo soprattutto fra il mese di ottobre e l'AO di gennaio (in questo caso la correlazione è discreta anche sul sud dell'Alaska).
Situazione 2010:
anomalia dei venti zonali polari a 700 hPa fino a ieri l'altro e del solo mese di ottobre...
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Le GEM avranno un sussulto nelle performance dei prossimi giorni ?
A vedere come battono la stessa strada pare di si.
La linea di convergenza tra il flusso umido sub-tropicale e l'aria artica saranno i Pirenei e la porta di Carcassona sarà costretta agli straordinari
Guardate anche come le ENS ECMWF consacrino questa strada. Il flusso basso atlantico entra dritto dritto da Gibilterra, pronto ad esplodere sul settore Baleari/G. Leone al contatto con il gelo ormai stazionante sul golfo di Biscaglia/Bretagna/UK
Questa linea di confluenza è molto pericolosa, attenzione
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Guardate come in questa mia analisi modellistica del 10 novembre, le GEM avessero già inquadrato in modo superlativo il long (sempre ammesso che vada così, ma ormai siamo a 96h...): niente antizonalità alta
i tre possibili "step"
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Stefano, non credo che siamo sulla linea giusta.
Ti spiego il motivo: le tue analisi sui venti zonali hanno una buona validita' come indagine "fenomenologica" ma non si inquadrano in logiche climatiche di alcun tipo.
Se osservi l'andamento delle anomalie di venti zonali sulla zona (ho provato 67.5-75 per ottobe e 70-80 per ottobre-novembre) nei vari periodi climatici otteniamo delle situazioni che non hanno una logica correlativa tra questo aspetto e le fasi climatiche successive invernali.
Guarda qui:
climindex.93.45.119.17.327.1.6.39.png
climindex.93.45.119.17.327.1.2.41.png
Abbiamo un andamento che vede anomalie positive in zona sia per il periodo "freddo" degli anni 60 che quello caldo e zonale a cavallo del 1990, questo periodo di anomalie negative fa pan-dam con il periodo di climate change del 76, a cavallo di quel periodo.
Non ci siamo.
Serve qualcosa di piu' sincronico alle fasi climatiche.
Ma io sto dicendo solo 3 cose:
1) che l'amplificazione artica autunnale di questi ultimi anni sta modificando la dinamica atmosferica nella troposfera polare, ispessendo le superfici isobariche e alzando i gpt. Di riflesso, "rallentando" la normale circolazione occidentale dei venti zonali data dal VP.
2) che questo effetto si ripercuote sulla troposfera della successiva stagione invernale, favorendo un indebolimento del VP o una sua maggior propensione alla plurilobazione.
3) poi ho provato a vedere se ci sono segnali premonitori, e considerando i compositi degli inverni più rigidi risp. più miti direi che qualcosa si possa vedere (sia in ordine alle anomalie termiche in bassa troposfera sia a quelle dei venti zonali *su specifiche fasce* dello strato troposferico artico superiore).
Che gli anni 60 o la fine dei 70 avessero quel tipo di anomalia dei venti zonali poco importa: la mia è un'indagine fenomenologica su *questo* specifico e nuovo regime climatico della zona artica e, parallelamente, un'analisi predittiva.
Completo il discorso, dicendo che all'interno del campione degli anni 2000 considerati, ci sono differenze anche notevoli. Mentre le anomalie termiche risultano abbstanza omogenee (tranne forse il 2004 e cmq con i centri delle anomalie + di anno in anno ruotanti attorno al bacino), il discorso dei venti zonali è, come detto, assai più complesso: ci sono diverse differenze spiegabili perlopiù - come detto - con l'influenza, sulle dinamiche, apportate da contributi barotropici che riflettono la variabilità inerannuale del VPS: il 2006/07 è un ottimo esempio al riguardo. Forte, in quel caso, l'influenza dello stratcooling tardo-autunnale e la propagazione in basso (effetto "B&D").
Ma c'erano già alcuni segnali troposferici in ottobre: nonostante un'anomalia termica della bassa tropo molto positiva (data da quel che ho spiegato nei precedenti post, con ovviamente i contributi delle avvezioni meridionali autunnali) con core sulla Siberia orientale, l'anomalia dei venti zonali al di sopra appariva molto più simile alla configurazione che precede gli inverni più miti, da AO+:
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