Se il Veneto è ed era una lingua lascio ad altri giudicare.
Per me una lingua differisce da un dialetto per il fatto di essere stata costruita a tavolino intenzionalmente da poeti, drammaturghi, monaci, scienziati, politici, partendo dalla scrittura, dalle declinazioni, dalle coniugazioni, dall'analisi logica e grammaticale ed esigendo che la pronuncia si attenga a tutto ciò fedelmente, anche se costa fatica.
Infatti pronunciare bene le vere lingue, come in primis il Latino, il Tedesco, l'Italiano, costa molta più fatica, ginnastica orale, che i vari dialetti da esse derivati.
In Italiano le A devono pronunciarsi A aperte, senza tanti sconti; in molti dialetti italiani sia del Nord che del Sud le A delle stesse parole diventano E, più o meno aperte, semplicemente perchè costa fatica tenere aperta la bocca.
Laufen in Tedesco costringe ad aprire la bocca, mentre loebe in Danese può essere detto a bocca praticamente chiusa. Stessa cosa per Wagen (Tedesco) e vogn (Danese), che tra l'altro, come quasi tutto il Danese, si pronuncia con lo sconto rispetto allo scritto: voun.
Il Danese è una parte importantissima della mia vita, ad esso sono irrimediabilmente affezionato perchè è l'idioma dei miei figli e inoltre mi dà da vivere, ma non lo considero una lingua vera.
Sono contrario al modo corrente di dar dignità di lingue ai dialetti ... Il Ladino, il Retoromancio ecc. Mi sembrano nient'altro che dialetti galloromani come il Lombardo, l'Emiliono-Romagnolo. Sono il modo in cui i Galli pronunciavano il Latino, un modo in buona parte nato dalla pigrizia.
Ma non l'ho deciso io eh che il veneto sia una lingua.
Lo è poi anche ufficialmente per statuto regionale, in Veneto e anche in Friuli Venezia Giulia è riconosciuta ufficialmente perchè ci sono delle minoranze che la parlano. E anche in Brasile è riconosciuta.
Ma sto discorso della pigrizia non lo capisco proprio...
Hai parecchia confusione sul significato di lingua e dialetto.
Veneto, ladino, friulano, cimbro e altri non sono dialetti, ma lingue.
La mia scuola di pensiero è che una lingua è un dialetto con l'esercito, quindi fate voi...trovo la maggioranza delle divisioni lingua/dialetto piuttosto capziose, ma non sono un linguista potrei anche dire delle stupidate. Trovo molto più interessante stare a parlare delle differenze tra parlate vicine, chi ha influenzato cosa o chi assomiglia a cosa, piuttosto che chiedermi se una lingua o un dialetto.
Cosa distingue il dialetto reggiano dalla lingua veneta? Venezia era un regno che dominava i mari nel XIV secolo, Reggio non contava niente nemmeno nel ducato di Modena e Reggio, eccola la differenza. Il resto lo trovo borioso.
Nella mia gerarchia di valori è una lingua tanto l'idioma parlato da 20 persone della tribù austronesiana della foresta del Borneo, quanto il cinese mandarino ecco.
Fantastico!
Ora ve ne racconto una... quando ero andato a Parigi nel 2015 (ormai 5 anni fa) per uno stage interregionale dovevo fare uno stage di lingua e grammatica francese. Essendo valdostano, ho la fortuna di conoscerlo bene e di studiarlo fin dalle elementari (come Regione noi formalmente siamo bilingui, anche se poi la gente che usa il francese quotidianamente è molto poco). Ebbene, la mia insegnante, me lo ricordo bene, dopo la seconda o terza lezione che facevamo conversazione disse: "Mais Mattia, mais tu connais très bien le français, bravo! Je dois te dire une chose, tu parles de la même façon que les gens du Sud de la France. Excuse-moi: est-ce que tu as déjà été à Marseille?".
Da allora ho capito che i Francesi del Nord (genericamente i parigini) si masticano un sacco le parole, mentre quelli del Sud (Provenza e Occitania) parlano con la bocca molto più larga e pronunciano tutte le lettere, senza mangiarsele.
Ultima modifica di Matëlmaire; 12/04/2020 alle 08:25
Non sarei troppo rigido nelle classificazioni, ne mi permetterei di giudicare quali sono le lingue degne di essere parlate o meno.
Al mondo esistono varie esempi diversi di come sono state gestite le lingue su un determinato territorio, e ognuno merita di essere considerato.
La scuola di pensiero adottata in Italia, Francia è stata chiaramente quella di imporre una lingua ufficiale definita e consolidata a scapito delle parlate locali in nome dell'unità nazionale, quindi c'è dietro una motivazione politica che va evidentemente a danneggiare le minoranze linguistiche.
Vero anche che esiste una confusione tra le definizioni di dialetto e lingua, ma il senso può essere interpretato in vari modi.
Lo stesso italiano non è calato dal nulla, in origine deriva molto dai dialetti toscani, non è una lingua media del territorio italiano, ma una lingua che deriva da una zona situata in posizione media.
Quindi è normale che le parlate originarie di alcune zone d'Italia non sono molto imparentate con l'italiano.
I dialetti del nord non sono dialetti dell'italiano, e non essendo standardizzati considerate le forti varietà locali sono definibili come dialetti del gruppo gallo-italico, oppure dialetti della lingua lombarda, piemontese, ecc. (però la lingua esiste solo sulla carta, dato che oltre a non essere standardizzata in letteratura, nella pratica si parlano solo varianti affini a quel gruppo. Esistono quindi solo parlanti del dialetto). Questa è la mia interpretazione.
Sicuramente questi dialetti non vanno demonizzati come si è fatto per decenni e secoli, reputo veramente arrogante questo sistema di imposizioni e moralizzazioni dall'esterno, perché allora se vogliamo fare questo lavoro bene imponiamo a livello mondiale l'esperanto o l'inglese e passiamo da 7000 a 1 parlata lingua sul pianeta. Piuttosto una lingua non la imponi a scapito di un altra, ma la metti in coabitazione con magari ruoli diversi.
In generale non penso che i dialetti parlati in Italia meritino di essere istituzionalizzati, assolutamente non ha senso, al limite in certi casi si può riconoscerli come componente linguistica del territorio, ma al di là dei certificati, la diffusione dev'essere spontanea tra una popolazione.
Ad esempio, in Svizzera Tedesca tutti parlano il proprio dialetto svizzero-tedesco (gruppo Alemanno), anche in TV, ovunque, sistematicamente, in qualsiasi contesto sociale, ma oltre a non essere riconosciuto ufficialmente in nessun modo, non esiste nemmeno una versione standard di questi dialetti, eppure è diffusissimo e riescono a intendersi. La diffusione è legata ad una rivitalizzazione spontanea avvenuta nel XX secolo per determinati motivi. Va dunque bene così. Il tedesco ufficiale invece è praticamente solo una lingua scritta, mentre nel parlato ne usano un'altra.
Il romancio in Svizzera è stato istituzionalizzato diventando lingua nazionale (ma non ufficiale), ma essendo l'areale linguistico isolato è in declino.
Esistono alcune variante del romancio che sono poi servite a creare una versione standard (il Rumantsch Grischun), ma non si è riusciti a rivitalizzare la lingua.
Il romancio è comunque stato istituzionalizzato, viene insegnato in certe zone, ed esistono anche radio e programmi TV in questa lingua.
Ho letto che in Norvegia di base ognuno parla il suo dialetto del gruppo norvegese, mentre a livello scritto esistono due varianti che non si parlano, ovvero il Bokmal o il Nynorsk.
Esistono quindi vari esempi diversi nell'applicazione di lingue su un territorio.
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