Tempo fa (ma un bel po' di tempo fa) ho letto una voce in wikipedia sul dialetto veneto, e diceva che tende a essere una lingua piuttosto "espansionista", nel senso che pare "erodere" le lingue delle aree confinanti e a imporsi nelle isole di altre lingue entro non ho capito molto bene cosa.
Un esempio portato era dato dall'affermazione che si sta venetizzando il cimbro parlato in Altopiano di Asiago (VI), mentre pare che non si stia altrettanto trentinizzando il cimbro di Lavarone-Luserna.
Francamente ho qualche perplessità sull'idea di lingua che fa questo o che fa quello; eventualmente lo fanno i suoi parlanti, cioè delle persone. Difficile che un'entità di carattere convenzionale costituita da un codice com'è una lingua possa avere intenzioni o atteggiamenti psicologici come potrebbe essere l'espansionismo o l'imperialismo. Se ci sono queste cose, sono espresse dai parlanti o dalle loro istituzioni, non certo dalla lingua.
Per cui alla fin fine wiki non dà una spiegazione. Se non si è spiegato cosa fanno le persone, come e perché, non si è spiegato un granché.
Circa il confronto col nordovest suggerirei sia la questione dell'emigrazione (immigrazione al NO, emigrazione al NE), sia un altro fattore; spero che non si offenda nessuno, ma bisognerebbe andare a vedere le serie storiche dei livelli di istruzione. Il dialetto tende a correlare negativamente con la conoscenza dell'italiano e col numero di anni di istruzione formale.
Ultima modifica di Borat; 05/06/2010 alle 09:51
dipende dai punti di vista e da come uno lo concepisce.Io sinceramente non l'ho mai capita più di tanto questa idea dell'attaccamento ai dialetti.
Perchè è una cosa che non porta veramente a nulla (secondo me eh.... parlo direttamente in quanto amici![]()
) e lo si vorrebbe insegnare persino nelle scuole.
Non dev'essere visto come una chiusura (sarebbe impensabile oggi come oggi conoscere e parlare solo il dialetto) ma come arricchimento culturale-linguistico e ognuno dovrebbe saper usare il dialetto e le altre lingue a seconda delle situazioni, dei contesti e delle persone.
ovviamente non ti metti a parlare in dialetto con persone che non conosci se sono di altre regioni (alcuni veneti fanno anche questo e trovo che sia un atteggiamento di chiusura e anche un po' di ignoranza).
Torgnon (1350 mt) / Chatillon (530 mt) stazione meteo:
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Personalmente, pur non usando il dialetto (anche se capisco bene sia il milanese che il piemontese) non sono d'accordo sulla sua inutilità; quello che ritengo potrebbe essere comodamente eliminato è invece proprio l'italiano, per quanto mi piaccia molto come lingua, ma che ritengo un'inutile passaggio intermedio (così come francese, spagnolo, etc). A mio vedere l'ideale sarebbe avere il dialetto per l'utilizzo in famiglia, nella propria città, etc e una lingua globale (inglese ora, un giorno magari esperanto o quant'altro) per tutti gli altri casi. Le lingue nazionali non posso fare a meno di ritenerle anacronistiche.
Non sono d'accordo. si può essere tranquillamente una società plurilingue e imparare, oltre al dialetto, anche 3 o 4 lingue (se non oltre).quello che ritengo potrebbe essere comodamente eliminato è invece proprio l'italiano, per quanto mi piaccia molto come lingua, ma che ritengo un'inutile passaggio intermedio (così come francese, spagnolo, etc). A mio vedere l'ideale sarebbe avere il dialetto per l'utilizzo in famiglia, nella propria città, etc e una lingua globale (inglese ora, un giorno magari esperanto o quant'altro) per tutti gli altri casi
Nella tua ipotesi l'inglese prenderebbe praticamente il posto di tutte le lingue nazionali e, in questo modo, il processo di globalizzazione sarebbe completato. Questo fenomeno comporterebbe l'annullamento dell'identità e peculiarità delle singole nazioni.
l'Inglese deve rimanere una lingua di comunicazione internazionale ma non deve arrivare al punto di "uccidere" le altre lingue...
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Da sempre ritengo che le identità nazionali siano un artificio politico, così come la diffusione delle lingue nazionali è stata quasi sempre imposta dall'alto. Sono a favore di un'Europa composta da centinaia di regioni, grandi e piccole, e non decine di inutili stati nazionali senza arte nè parte, che vedo anzi come un pericolo per la pace e la stabilità del continente; e così anche sul versante linguistico il passaggio intermedio della lingua nazionale lo trovo inutile.
io, quello locale (perchè si differenzia anche solo da paese a paese) lo capisco benissimo e lo parlo un pò meno,
ma al mio piccolo Tommaso, qualche parola gliela insegno già....
A casa mia si è perso il passagio generazionale del dialetto, dai miei a me e le mie sorelle,
mio padre con le sue sorelle e con sua madre, ha sempre dialogato in dialetto.
C'è da dire che mia madre è di origini abruzzesi, e quindi mio padre non poteva parlare più di tanto in dialetto.
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