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  1. #15671
    Josh
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Ma, visto che siamo in un’epoca dei paradossi, va detto che ieri la Borsa è volata, con una crescita di quasi il 3,5 per cento. E lo spread è sceso a quota 119: il minimo dal 2010. Ma questo è certamente merito di Draghi.
    In conclusione, S&P non si fida dei conti italiani e ci mette dietro la lavagna. I mercati, invece, hanno una fiducia totale in Draghi e comprano tutto quello è italiano: titoli e azioni.

  2. #15672
    Uragano
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Mi sa che ai mercati delle agenzie di rating non frega una ceppa ormai

  3. #15673
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano De C. Visualizza Messaggio
    Mi sa che ai mercati delle agenzie di rating non frega una ceppa ormai
    Buon per noi

  4. #15674
    Vento forte L'avatar di Fabio68
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano De C. Visualizza Messaggio
    Mi sa che ai mercati delle agenzie di rating non frega una ceppa ormai
    non avrebbero tutti i torti
    viste le stro..ate che hanno fatto negli anni precedenti con le loro valutazioni che si sono dimostrate falsissime
    you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
    il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen

  5. #15675
    Josh
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Fabio68 Visualizza Messaggio
    non avrebbero tutti i torti
    viste le stro..ate che hanno fatto negli anni precedenti con le loro valutazioni che si sono dimostrate falsissime
    Nel frattempo.il governo spagnolo sta facendo sì deficit oltre i parametri di Maastricht(e di tanto) ma per tagliare le tasse,non per fare spesa pubblica.Una strategia che i neokeynesiani nostrani,da Brancaccio alla Undiemi passando per Fassina,odiano a morte:
    E' Colpa degli Spagnoli (ma Che Tedeschi, vedrete il Paiolo che ci Stanno per Aprire da Madrid) - Rischio Calcolato

    Ma fatto sta che la Spagna nel 2015 dovrebbe crescere e non di poco,mentre noi è grasso che cola se eviteremo un altro anno di recessione.

  6. #15676
    Uragano L'avatar di zione
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Cosa sicuramente dai piu' risaputa, ma a volte quando si sentono certe "prediche" da taluni bisognerebbe poi anche ricordare cosa, magari, loro stessi hanno fatto e/o ricevuto in passato, manco tanto remoto peraltro....


    L'accordo sui debiti esteri germanici, noto anche come accordo sul debito di Londra (in tedesco rispettivamente Abkommen über deutsche Auslandsschulden e Londoner Schuldenabkommen, in inglese Agreement on German External Debts e London Debt Agreement), è stato un trattato di parziale cancellazione del debito firmato a Londra il 27 febbraio 1953 tra la Repubblica Federale di Germania da una parte e Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d'America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia dall'altra.
    I negoziati durarono dal 27 febbraio all'8 agosto 1953[1]. Il trattato, ratificato il 24 agosto 1953, impegnava il governo della Repubblica federale di Germania sotto il cancelliere Konrad Adenauer a rimborsare i debiti esterni sostenuti dal governo tedesco tra il 1919 e il 1945[1] ed era accoppiato al concordato sul rimborso parziale dei debiti di guerra alle tre potenze occidentali occupanti. Vennero prese in considerazione le esigenze di 70 Stati, 21 dei quali provenienti direttamente dai partecipanti ai negoziati e firmatari del contratto; i Paesi del blocco orientale non vennero coinvolti e le loro richieste furono ignorate.
    Il totale in fase di negoziazione ammontava a 16 miliardi di marchi di debiti degli anni 1920 inadempiuti negli anni 1930, ma che la Germania decise di rimborsare per ristabilire la sua reputazione. Questa somma di denaro venne pagata ai governi e alle banche private di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Altri 16 miliardi di marchi erano rappresentati da prestiti del dopoguerra dagli Stati Uniti. Sotto la negoziazione di Hermann Josef Abs, la delegazione tedesca raggiunse un elevato livello di riduzione del debito: con l'accordo di Londra infatti l'importo da rimborsare fu ridotto del 50% a circa 15 miliardi di marchi e dilazionato in più di 30 anni, il che, rispetto alla rapida crescita dell'economia tedesca, ha avuto un minore impatto[2].
    L'accordo contribuì in modo significativo alla crescita del secondo dopoguerra dell'economia tedesca e al riemergere della Germania come potenza mondiale economica e permise alla Germania di entrare in istituzioni economiche internazionali come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e l'Organizzazione Mondiale del Commercio.
    L'accordo normava anche i debiti delle riparazioni della Seconda Guerra Mondiale e questi vennero messi in correlazione con la riunificazione tedesca (evento che nel 1953 sembrava lontano e non certo). Venne definiti che i debiti sarebbero stati congelati fino alla riunificazione della Germania. Quando nel 1990 questo evento si verificò i suddetti debiti vennero quasi totalmente cancellati, questo per permettere al nuovo stato di gestire una costosa e difficile riunificazioni.[3] Del totale rimasero operativo solo delle obbligazioni per un valore di 239,4 milioni di Marchi Tedeschi che vennero pagati a rate. Il 3 ottobre 2010 la Germania terminò di rimborsare i debiti imposti dal trattato[4] con il pagamento dell'ultimo debito per un importo di 69,9 milioni di euro[5].
    Dopo la fine della guerra fredda, tra il 1991 e il 1998 vennero firmati degli accordi bilaterali di compensazione - simili a quelli degli anni '60 con i paesi occidentali[6] - con la Polonia, la Russia, l'Ucraina, la Bielorussia, l'Estonia, la Lettonia e la Lituania.

    Cosi', solo per diletto e nulla piu'



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  7. #15677
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    C'è una certa speculazione cmq, ora un peto in Grecia affonda un continente...

  8. #15678
    Josh
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da zione Visualizza Messaggio
    Cosa sicuramente dai piu' risaputa, ma a volte quando si sentono certe "prediche" da taluni bisognerebbe poi anche ricordare cosa, magari, loro stessi hanno fatto e/o ricevuto in passato, manco tanto remoto peraltro....




    Cosi', solo per diletto e nulla piu'

    Concordo.Vabbè che con te concordo sempre in politica economica,così come dissento da te in metereologia (causa differenza di gusti,io mondialista e freddofilo,tu legatissimo alla località di residenza e pluviofilo)

  9. #15679
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Josh Visualizza Messaggio
    Concordo.Vabbè che con te concordo sempre in politica economica,così come dissento da te in metereologia (causa differenza di gusti,io mondialista e freddofilo,tu legatissimo alla località di residenza e pluviofilo)
    Ci sarebbe da discutere per ore su questo, ma tant'e'....


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  10. #15680
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Intanto subito qualche "bella" notizia, di primo mattino:

    Francia: -0.8% m/m produzione industriale ottobre

    MILANO (MF-DJ)--La produzione industriale in Francia e' scesa dello 0,8%
    a livello mensile a ottobre, in calo rispetto al +0,2% m/m previsto dagli economisti.

    Lo ha reso noto l'ufficio di statistica del Paese, aggiungendo che
    l'indicatore di settembre e' rimasto fermo su base mensile (dato non
    rivisto).

    red/rug

    (fine)

    MF-DJ NEWS
    1009:45 dic 2014


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