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  1. #1971
    Vento moderato L'avatar di casalino
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    Pietro Rendina

    Avatar: la mia opinione riguardo l'inverno 2013/2014

  2. #1972
    Mad
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da FunMBnel Visualizza Messaggio
    In questo caso assolutamente sì visto che in caso di rigidi controlli di tipo fiscale o di non utilizzo del contante si tirano fuori autentiche vaccate come lo stato di polizia tributaria o le dittature comuniste con lo Stato come il Grande Fratello di orwelliana memoria.
    Ora ... Se uno vuol affermare che gli USA corrispondano a questa definizione si accomodi pure, ma me lo dica con un po' di anticipo che preparo i pop-corn.
    E spieghi anche come fanno "le povere vecchiette" americane a sopravvivere con cotanta complicazione; e qui preparo le bevande.

    Ma se i "concetti base" non sono nè la tracciabilità, ovvero rendere difficile ai potenziali truffatori di fregare soldi alla collettività, nè la sicurezza attendo di sapere quali siano.
    Ah già ... Dimenticavo la privacy, altro argomento che evidentemente in USA non è sentito. Stavolta è il turno dei salatini.

    Quali sono "i concetti base" che evidentemente mi sfuggono?


    Citazione Originariamente Scritto da giorgio Visualizza Messaggio
    E certo, sono questi i concetti base del discorso.

    Se non riuscite ad ottenere la standing ovation qui sul forum non è sempre colpa degli altri che non capiscono e che non sono alla vostra altezza, o no?

    Sicuri di avere sempre ragione?

    Guarda Giorgio, non avrei altro da aggiungere al messaggio che ho quotato sopra. Era una battuta che, a mio avviso, ci stava tutta. E di certo sta ben tranquillo che non scrivo per collezionare like o smiley di approvazione.
    Se ti infastidisci per un post del genere la reazione è tua, mica mia. Fra l'altro non mi riferivo a persone specifiche, nemmeno le ricordavo.

    Quanto alla domanda no, la presunzione di avere sempre ragione mi manca.

  3. #1973
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Gdona Visualizza Messaggio
    Certo, sono scattate un po' di ricoperture, mercato era in forte eccesso di venduto e non era facile scendere ancora..naturalmente tutto è possibile ma vedere titoli come Mediobanca sui minimistorici. Io però guardo sempre il titolo di Stato tedesco, il famigerato Bund e oggi è ancora in area 140, e questo non mi lascia tranquillo per nulla. Si tratta di rimbalzi e nulla di più, e continuerà così per mesi nella migliore della ipotesi. Certo che quando vedi i mercati salire uno diventa subito un pelo più ottimista...
    Sì, decisamente. Più facile essere ottimisti se riesci a portare a casa un centello reale in giornata piuttosto che quando ci rimetti teorici 2K Euro di controvalore in un mese ...
    Ora bisogna resistere al prurito e star liquidi fino all'asta spagnola di giovedì.
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  4. #1974
    Vento forte L'avatar di thunderstorms
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Mad Visualizza Messaggio
    Sai com'è, la Lombardia fattura più del 20% del PIL nazionale e conta 10 milioni di abitanti. Tutti santi no di certo (si evade comunque), ma se il livello di evasione medio nazionale coincidesse con quello lombardo nelle casse statali entrerebbero giusto qualche decina di miliardi in più all'anno.

    Allora Mad facciamo parlare i dati.
    https://www.google.it/url?sa=t&rct=j...NJv-r_HOc_jstg


    54,1% il Pil del Nord
    22,1% Centro
    23,8% Sud


    Evasione Nord:5527 Miliardi
    Evasione Centro: 2890 Miliardi
    Evasione Sud: 2037 Miliardi

    Rapporto di evasione (con un’operazione base: miliardi evasi / percentuale pil)
    Nord: 102,16 unità
    Centro: 130,76 unità
    Sud: 85,58 unità

    Chi incide di più?

    Nel caso specifico la Lombardia ha un PIL di circa 33,447 e pur avendo più di 9 milioni di abitanti l’evasione di 2,7 miliardi di euro non regge proprio. Sicuramente Piemonte e Veneto hanno tra i più bassi rapporti di evasione.

    Quindi correggiamo, al Sud su 10 bar è probabile che a fine giornata 6 bar abbiano saltato uno scontrino. Al Nord su 10 bar è probabile che a fine giornata 3 bar abbiano saltato lo scontrino ma uno di questi non ne ha battuti 4. Giusto il discorso?

    Questo per iniziare a sfatare alcune leggende..
    Marco Fioschini

    L'oscurità cela quel che di giorno puoi vedere. La luce cela quel che di notte puoi ammirare: l'immenso.

  5. #1975
    Uragano
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    Veramente hai effettuato dei calcoli a dir poco singolari...

    http://www.rischiocalcolato.it/2011/...e-fiscale.html


  6. #1976
    Uragano
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    Credo ti sia sfuggito che il PIL contenga già la stima di evasione...


  7. #1977
    Vento forte L'avatar di Gdr
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da MavriK Visualizza Messaggio
    Ti pieghi bene, sarebbe interessante sapere a quanto ammonta in % questa specie di IVA.. e anche quanto di questo suo guadagno verserà di altre imposte (puoi chiederlo con comodo)
    Sono le "sales taxes", una specie di IVA, tasse dello stato, in USA ogni stato ha tasse diverse e nello stato di New York variano di qualche punto anche rispetto alla città. A NYC sono circa 8,8%. Le imposte sul reddito invece sono almeno 5 scaglioni diversi, ma se proprio ti interessa nei dettagli on line trovi tutto. Puoi anche simulare una tua dichiarazione dei redditi così vedi quanto devi pagare. Sono certo che sarà una lettura interessante.

  8. #1978
    Mad
    Ospite

    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Ricapitolando: In Lombardia, su 10 caffè, un barista non fa uno scontrino; in Puglia 5; uno anche in Calabria! Ma di scontrini fatti.

    Il barista lombardo a fine giornata fa molti più caffè rispetto a quello calabrese, per cui quest'ultimo è sicuramente un contribuente più onesto. Ovvio. A ciò aggiungo: se il barista calabrese facesse 9 scontrini (su 10 caffè) come quello lombardo, la situazione fiscale complessiva migliorerebbe. Di poco ma migliorerebbe. E se il barista lombardo facesse, su 10 caffè, solo uno scontrino? Uhm.

    Scappo

  9. #1979
    Vento forte L'avatar di Ilio
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Riuscirà la cura Monti a risollevare la malridotta economia italiana? Ci salveremo dalla peggior crisi economica mai piombataci addosso oppure siamo solo agli inizi? E l’Europa ne uscirà più unita o più frammentata? L’euro reggerà il colpo? E le banche? E i cittadini? Migliaia di domande come queste affollano le menti degli italiani, le loro conversazioni a tavola e nei bar, i blog, i forum.
    Una convinzione piuttosto diffusa è che la crisi economica sia qualcosa di incontrollabile, un processo che una volta iniziato, alla stregua di una fusione nucleare, è impossibile da fermare. Altra convinzione che si sente più volte ripetere, come un mantra, è che le misure della exit-strategy proposta da Monti sono “le uniche possibili”, che il rigore e l’austerità sono inevitabili. Queste convinzioni finiscono per legittimare le posizioni dei poteri dominanti e per farci abbandonare ogni battaglia in virtù di un bene e di una coesione nazionale superiori.
    Idee del genere sono del tutto infondate. La crisi e le sue evoluzioni sono il risultato di precise politiche economiche decise a livello mondiale ed europeo. Basta dare uno sguardo ad altri paesi, seguire altri esempi, per accorgersi che politiche diverse conducono a risultati opposti; che è possibile uscire dalla crisi senza passare per misure economiche restrittive.

    Diamo uno sguardo a quanto accaduto in Argentina. Dieci anni fa il paese era travolto e portato al fallimento da uno tsunami economico. Le cause della crisi affondavano le radici negli anni Novanta, quando per combattere un’inflazione galoppante, che aveva raggiunto la percentuale record del 5mila per cento nel 1989 (con tassi mensili del 200 per cento), il nuovo governo guidato da Carlos Menem decise di ancorare la valuta nazionale al dollaro.
    Il cambio venne fissato dall’allora ministro dell’economia Domingo Cavallo nel rapporto di 1 ad 1: ogni dollaro Usa veniva scambiato per peso argentino; la banca centrale argentina era costretta a tenere nelle proprie casse riserve in dollari pari al valore della quantità di moneta in circolazione.
    Il sistema riuscì in effetti nell’intento che si era preposto: l’inflazione della moneta si arrestò in fretta. Ma al tempo stesso il nuovo cambio fisso rendeva improvvisamente convenienti le importazioni, al punto che la produzione subì una brusca frenata; il paese andò incontro ad una vera e propria deindustrializzazione.
    Nel frattempo il debito pubblico continuava ad aumentare. Un debito che, a detta del giornalista Denis Robert, autore del saggio Revelation$ (2001), era finanziato in modo illegale da alcuni grossi gruppi – fra cui Citibank – attraverso dei fondi nascosti. Questo sistema aveva fatto crescere il volume dell’economia sommersa argentina e alimentava la pratica dell’evasione fiscale e della fuga dei capitali all’estero.
    Per pagare il debito il Fondo Monetario Internazionale – da sempre complice, per molti persino mandante nascosto, dei governi argentini fin dagli anni cinquanta – concedeva volentieri nuovi prestiti e dilazioni nei pagamenti dei vecchi, ma gli interessi erano sempre più elevati. E cosa faceva il governo per farvi fronte? Faceva quello che i dettami liberisti prevedono in questi casi: privatizzava.
    Privatizzava, vendeva, svendeva, e con il flusso di denaro dall’estero ripagava prestiti e debito. Finché non ci fu più niente da vendere. E fu allora che, con la produzione e la crescita ferme, scoppiò la crisi più nera.
    Nel 1999 il Pil diminuì del 4 per cento e il paese entrò in recessione. Gli investitori persero in fretta la propria fiducia e la fuga di capitali all’estero aumentò. Nel 2001, con la disoccupazione alle stelle, un debito enorme e l’economia in recessione iniziò una folle corsa agli sportelli: i cittadini presi dal panico iniziarono uno dopo l’altro a ritirare i propri risparmi per convertirli in altre valute.
    Per arginare il fenomeno il governo decise di applicare una serie di misure, note come corralito che congelavano i conti bancari degli argentini e rendevano possibili solo piccoli prelievi. Questo ebbe come effetto principale di esasperare ancora di più i cittadini, che scesero in piazza per protesta.
    Le manifestazioni che nascevano spontanee presero il nome di cacerolazos, dal rumore che i manifestanti ottenevano percuotendo pentole, tegami, padelle e casseruole con mestoli e cucchiai. Si trattava, almeno inizialmente, di proteste pacifiche, che però in molti casi sfociavano in atti dimostrativi anche violenti contro banche e multinazionali.
    La polizia reagiva spesso con violenza. L’escalation culminò sul finire del 2001, quando il presidente Fernando de la Rúa dichiarò lo stato d’emergenza. Il 20 ed il 21 dicembre in Palza de Mayo – la piazza principale di Buenos Aires – gli scontri furono violentissimi. La polizia sparò sulla folla uccidendo circa quaranta persone. De la Rúa fu costretto a fuggire in elicottero per evitare il linciaggio.
    Fu proprio allora, col paese scosso ed il presidente in fuga, che si iniziarono a porre le basi per una nuova Argentina. Partendo dalla prima decisione inevitabile: il default. Il nuovo governo ad interim dichiarò l’insolvenza su circa l’80 per cento del debito sovrano argentino, per un totale di 132 miliardi di dollari.
    Subito dopo fu abolita anche la convertibilità a cambio fisso con il dollaro: il peso andò in contro ad una forte svalutazione. Inizialmente gli effetti furono devastanti: la percentuale dei cittadini al di sotto della soglia di povertà salì fino a sfiorare, nell’ottobre 2002, la quota del 60 per cento; circa il 30 per cento della popolazione era classificata in stato di povertà estrema, ovvero incapace di procurarsi il cibo.
    I senzatetto divennero migliaia; in molti si dettero all’attività di cartoneros, ovvero raccoglitori di cartone, che cercavano frugando per strade e vicoli e poi rivendevano agli impianti di riciclaggio. Fu un passaggio doloroso ma inevitabile, ma è da lì che l’Argentina trovò la forza e prese la spinta per ripartire.
    Alla guida del paese fu eletto Néstor Kirchner, un ex membro della gioventù peonista repressa nel sangue dalla dittatura militare del ’76. Durante il suo governo, e quello successivo della moglie Cristina Fernández, l’Argentina mise in atto politiche economiche di stampo nettamente diverse da quelle degli ultimi cinquant’anni che, sotto l’egira dei poteri forti della finanza globale – l’Fmi su tutti -, avevano contribuito a smantellare lo stato sociale e generato la crisi.
    Il peso debole favoriva una ripresa delle esportazioni e il governo non esitava a stampare moneta per finanziare la ripresa economica e riattivare i circuiti di previdenza sociale e distrutti da anni di neoliberismo. Molte funzioni e servizi furono ripubblicizzati, dall’acqua, all’elettricità, all’istruzione.
    Inoltre l’alleanza con il Brasile di Lula assumeva un’importanza strategica fondamentale nell’opposizione agli Stati Uniti che guardavano all’America Latina come ad un terreno fertile per gli investimenti delle proprie multinazionali. Ftaa, acronimo di Free trade areas of America, si chiamava il progetto. Alca in spagnolo. Era finanziato dal governo Bush e mirava ad abbattere ogni barriera fra stati delle americhe, con l’evidente scopo di favorire i commerci Usa e fare dell’America latina una fabbrica a basso costo. Nel 2005, a Mar del Plata, l’alleanza Kirchner-Lula risultò fondamentale nel contrastare i progetti imperialisti statunitensi ed opporsi fermamente al progetto, facendolo di fatto morire sul nascere.
    Nel 2006, un anno più tardi, con il paese che dal 2004 era tornato a crescere a tassi record del 7-10 per cento annui, l’Argentina finì di onorare il proprio prestito con l’Fmi e decise di non contrarne di nuovi.
    Oggi l’Argentina è un paese sovrano, che cresce con tassi fra i più elevati al mondo e lo fa aumentando le garanzie sociali, i servizi statali, i diritti dei propri cittadini. Sono riconosciuti i matrimoni omosessuali, la libertà d’informazione è garantita attraverso apposite leggi che impediscono i monopoli, il rispetto dei diritti umani è ritenuto uno dei principi fondamentali della repubblica. Nell’ottobre 2011 Cristina Fernández è stata rieletta alla guida del paese con il 54 per cento dei voti.
    Esiste il modo di uscire dalla crisi senza passare per l’austerità, per la stabilità, ma piuttosto attraverso uno stato forte, che stampa moneta per finanziare servizi e ripresa economica. Certo, non in questa Europa, in cui l’emissione di denaro è affidata ad un manipolo di banchieri, a cui interessano i tassi di cambio dell’euro con il dollaro, l’inflazione, non certo il benessere degli euro-cittadini. Non in un’Europa, insomma, basata su un’unione esclusivamente finanziaria, senza uno straccio di politiche sociali condivise.
    di Andrea Degl’Innocenti Cambiamento
    Viaggio in Argentina: la ripresa è possibile invertendo rotta | Ciacci Magazine

    un saludo cordial

    ps. http://www.repubblica.it/economia/2012/04/17/news/nazionalizzazione_repsol-33431731/
    Ultima modifica di Ilio; 17/04/2012 alle 19:39
    "I romanisti non servono a ricordarci che esistono, lo sappiamo già.....servono a ricordarci che non bisogna essere come loro!" [Roberto Benigni] https://www.youtube.com/watch?v=qZFE...embedded#at=25

  10. #1980
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    Predefinito Re: Dura salita o "discesa" verso il default?

    Citazione Originariamente Scritto da Mad Visualizza Messaggio
    Ricapitolando: In Lombardia, su 10 caffè, un barista non fa uno scontrino; in Puglia 5; uno anche in Calabria! Ma di scontrini fatti.

    Il barista lombardo a fine giornata fa molti più caffè rispetto a quello calabrese, per cui quest'ultimo è sicuramente un contribuente più onesto. Ovvio. A ciò aggiungo: se il barista calabrese facesse 9 scontrini (su 10 caffè) come quello lombardo, la situazione fiscale complessiva migliorerebbe. Di poco ma migliorerebbe. E se il barista lombardo facesse, su 10 caffè, solo uno scontrino? Uhm.

    Scappo
    Quindi ricapitolando, quel solo caffè evaso in lombardia vale più caffè evasi in calabria, proprio perchè il barista lombardo fa più caffè fino a fine giornata rispetto a quello calabrese. Quindi a rigor di logica, il recupero dell'evasione in lombardia incide di più sulla situazione fiscale complessiva. Cioè il miglioramento di essa sarebbe maggiore.

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