Ad ogni modo vorrei dire a tutti che il pensiero economico in Europa è molto meno unico di quanto sembri:
“Da tedesca vi dico: l’austerity distruggerÃ* anche la Germania†| Linkiesta.it
Non so voi,ma io ho una certa speranza per le elezioni tedesche di settembre...
Sì, anch'io per quanto ami e rispetti la Germania vorrei vedere un bel cambio di marcia (e non parlo di allargare i cordoni della spesa, ma di politiche pro-integrazione).
Speriamo bene.Questo è l'anno in cui si decide il futuro dell'integrazione europea.Se i due appuntamenti elettorali principali-il nostro e quello tardo-estivo tedesco-vanno male,nel senso che prevalgono partiti antieuropeisti o semplicemente prevale l'instabilità politica(che in Germania dopo Weimar è stata sempre un'ipotesi teorica),l'U.E. dovrà perdere ogni velleità politica e rassegnarsi ad essere, nel migliore dei casi,un'area di libero scambio,come era l'EFTA voluta dai britannici(guarda caso!),con un possibile nucleo ristretto ed integrato,avente al massimo le dimensioni dell'Europa carolingia,potendo comprendere anche il nord Italia(e in quel caso sulla sopravvivenza del ns.Stato nazionale io non scommetterei più una lira e faccio riferimento a quest'antica valuta in modo non casuale).
Viceversa,se si intravvede uno straccio di anima sociale e di attenzione per le tante periferie sociali dell'Unione,il nucleo ristretto vi sarà ma nel quadro di un'Unione coerente col suo assetto confederale,in attesa di stringersi ancora di più,il che è necessaria per porsi in condizione dialettica con BRICS,USA e giganti vari,vecchi e nuovi.
Per ora è in vantaggio di misura il primo scenario,che il 25 sera potrebbe incrementare i suoi punti.Vedremo.
Non vedo l'ora che questa campagna elettorale finisca, non aggiungo altro\fp\\fp\
Sestriere 8/12/14
Fede http://webgis.arpa.piemonte.it/webme...DTOT=001191902
fosse per questo...quando dico liberisti...è perchè proprio c'è un opposto modo di vedere l'esistenza umana. Ripeto, quando molti posts addietro tirai fuori l'argomento della civiltà dei diritti...altri posts successivi di alcuni utenti furono la cartina tornasole di quanto affermo con "tempio del liberismo"
Ma era capitato anche in altre occasioni precedenti...
Condivido. E sbagliano. Per quello lo prendono in quel posto.
L'economia è molto meno teorica di ciò che si voglia far credere. Per definizione è, appunto, una scienza sociale. Una specie di arte tra una scienza quantitativa e una scienza che studia il comportamento. I modelli (teorici) cercano di replicare i risultati che osserviamo nella realtà (fatta di uomini). I modelli di successo sono quelli che riescono a spiegare aspetti reali, non certo quelli più fighi o eleganti dal punto di vista formale.
Ultima modifica di Professeur Bugigiò; 05/02/2013 alle 21:25
#NousAvonsDéjàGagné
personalmente,nonostante l'età,non mi vergogno minimamente di sognare ancora oggi un mondo migliore,e di essere convinto che solo chi sa immaginare l'utopia alla fine incide realmente nella storia del mondo.Lo imputo al fatto che avevo 18 anni negli anni 70,ma non so se questo sia il motivo.Allo stesso tempo scindo nettamente la vita reale dai sogni,con buon senso pratico.Ma non credo che nessuna persona dotata di un minimo di coscienza possa negare che il mondo dominato oggi dalla finanza faccia schifo.Sento dire da autorevoli economisti che la montagna di strumenti finanziari oggi attivi sulla terra siano di x volte il pil mondiale,carta emessa sulla carta,senza nessuna rispondenza con la ricchezza reale.Vorrei che qualcuno mi spiegasse il senso di tutto questo.Capisco che chi abbia il vizio(perchè di questo si tratta,ne sono stato affetto anche io)di fare trading sugli indici azionari,sul forex o sui cfd,usando leve spropositate,sia in qualche modo inebriato dal suo giochino,come da un buon scotch invecchiato,ma deve rimanere ben chiaro che se per il privato è solo un giochino,per i potenti sono lo strumento per affermare il proprio potere.
Onore a tutti i fratelli caduti nella lotta contro il potere e l'oppressione.
"nel fango affonda lo stivale dei maiali..."
e tornando in tema,ragioniamo sul paradosso dell'uscita dall'euro,per semplificare il giorno dopo 1 euro=1 lira.Dopo un mese dove siamo chi dice a 0,4,chi dice 0,8,chi ha ragione?nel 92 la lira sotto attacco esce dal serpentone e svaluta circa il 20% rispetto al marco,se non ricordo male.Un piccolo impasse economico durato un anno,dopo si riparte e viviamo qui in italia il momento secondo me di maggior benessere,fino al 2001,guarda caso![]()
Onore a tutti i fratelli caduti nella lotta contro il potere e l'oppressione.
"nel fango affonda lo stivale dei maiali..."
Non è così semplice.Agli occhi di chi dovrebbe finanziarne il d.p.,un Paese che esce dall'euro alzerebbe la mano per dire:io non lo posso più onorare.La sua moneta si svaluterebbe ancor prima di riuscire a stamparla e molto,molto al di là del tasso d'uscita concordato.Ma vi è di più:il debito contratto in euro fra il 1999 ed la data di ipotetica uscita è stato contratto in euro ed in euro andrebbe onorato.Considerata la pressochè certa svalutazione della nuova lira rispetto al tasso concordato,onorarlo sarebbe molto difficile.Per farlo dovremmo dissanguarci o metterci a stampare carta moneta come i forsennati,in modo da deprezzare il valore del d.p.Ma così manderemmo in fumo i risparmi degli italiani.
E poi è una grande inesattezza dire che i ns.mali sono iniziati nel 2001.Il differenziale di crescita fra l'Italia e i partenrs occidentali inizia molto prima:nel 1990,dati alla mano.
E nel 1992 ci salvammo da una crisi che non aveva assolutamente nulla da invidiare a quella del 2011 solo con una manovra da 90.000 miliardi di £,con prelievo forzoso sui c/c(cosa assolutamente ignorata nei vari siti defaultisti e no-global alla"W l'Argentina").Non solo.Ci siamo salvati con una politica di moderazione salariale e di convergenza su obiettivi concordati con il resto dell'U.E.,non facendo la nave-pirata come l'Argentina o l'Ungheria.
Uscire dall'euro è,nel migliore dei casi,un'avventura che ci farebbe rimpiangere persino l'austerity attuale,da cui ci dobbiamo allontanare ma sempre in un'ottica di concertazione europea.
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