A proposito di gambe all'aria...quest'articolo è la dimostrazione lampante di come i greci ci abbiano messo tutto l'impegno per ridursi come si sono ridotti e ancora non gli basta:
Grecia, il governo Samaras rischia di cadere sul latte fresco - Economia - Investireoggi.it
L’insistenza della Troika sul punto ha a che fare con la necessità che i greci liberalizzino il loro mercato. Negli altri paesi europei, tra cui l’Italia, già da anni è stata recepita la norma europea, che prevede la definizione di “latte fresco” per scadenze fino a 11 giorni dalla data di produzione. Questo, per consentire anche al latte prodotto all’estero di arrivare sul mercato, in modo da stimolare la concorrenza.
La Grecia, invece, è l’unico stato della UE ad avere imposto un prezzo minimo di 1,30 euro al litro per il latte fresco, con la conseguenza che i consumatori pagano mediamente un terzo in più che nel resto d’Europa, stando ad alcuni calcoli dell’Ocse.
Governo sotto pressione
Ma la stampa e le TV locali hanno dato grande risalto alla vicenda, sostenendo per lo più che la misura sarebbe imposta al paese per consentire l’ingresso del latte tedesco o anche italiano.
Il caso ha messo in evidenza anche la forte pressione delle lobbies sul Parlamento, intenzionate a non fare approvare alcuna legge che apra la Grecia al libero mercato.
D’altra parte, i media sembrano sostenere anche la tesi di chi teme che i maggiori vantaggi per i consumatori si tradurrebbero in un colpo duro all’occupazione e alla produzione nel settore, in un paese dove già la disoccupazione è al 27% e oltre il 60% tra i giovani.
Lo scorso venerdì, mentre si trovava in visita a Bruxelles, il premier ha espresso “tristezza” per il risalto eccessivo che la stampa starebbe dando alla legge, quando la Grecia si accinge a tornare sui mercati per rifinanziare il suo immenso debito pubblico. Ma c’è da giurarci che tra due mesi, gli elettori voteranno alle europee, avendo più in mente il caso “latte fresco” che non i rendimenti dei sirtaki bond.
Solofilo - freddofilo e seccofilo in inverno, caldofilo e variabilofolo in primavera, caldofilo e seccofilo in estate, tiepidofilo e variabilofilo in autunno - mi piacciono 6 ore di sole dopo 1 ora di temporale, o le giornate secche ed anticicloniche invernali dopo 1 giorno di neve fitta
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Non parlo, non posso dire cosa penso, specie in un campo come l'alimentare che è la mia passione. Rischierei il ban, non essendo sintonizzato sulle onde del liberomercato-liberacircolazione-zerobarriere-prezzopiubasso.
D'accordo. E quindi? Qual è il problema in tutto ciò? Monete più costose significano guadagni per i risparmiatori (quindi in generale per le famiglie) e maggior potere d'acquisto. Siamo proprio sicuri che tutto ciò rappresenti un problema, un costo economico?Specialmente considerando che la deflazione -come rilevato anche dall'articolo che ha postato Lorenzo - sarebbe solo naturale e non monetaria (cioè derivante da una diminuzione dell'aggregato monetario), non ci vedo chissà quale problema in tutto ciò.
Questo potrebbe essere effettivamente un problema non da poco. Un'idea per risolverlo potrebbe essere quella di accordi internazionali su larga scala, tipo quello effettuato a Bretton Woods nel 1944, per redistribuire le quantità di oro tra i vari Paesi.
Ma visto che il gold standard non è invenzione di oggi bensì è già esistito tra 1895 e 1914, peraltro in una fase economicamente simile a quella odierna (mercati globalizzati), mi chiedo: ma all'epoca, come si risolse tale problema?Per curiosità ecco.
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«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Questo è in effetti un caso particolare, anche perchè il prezzo più alto è praticamente stabilito dallo stato.
Però mettiamo il caso dell'olio: in Italia si coltivano centinaia di varietà di olive che danno origine a olii ottimi e diversi da nord a sud. Ebbene, ai miei occhi è incredibile come gli olii della grande distribuzione, fatti con le peggio olive di tutto l'orbe terracqueo (altrimenti come fanno a metterli in offerta?) riescano a costare molto meno di un olio 100% italiano di provenienza certificata; ed ancora più inspiegabile è come la gente accetti di comprare tali miscugli per risparmiare qualche euro, visto che non si parla di caviale o champagne ma di un alimento-base che si usa in quasi tutti i piatti della cucina. E intanto i produttori seri e "veri" vanno a scatafascio.
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