
Originariamente Scritto da
Friedrich 91
Ma io sarei perfettamente d'accordo col tuo discorso a patto di una condizione: che l'istruzione fornita dai promotori delle tasse (commercialisti per di più) sia equa e non a senso unico come invece mi viene da pensare (vagamente eh...) che possa essere.
Per esempio se oltre a dirti che pagare le tasse è giusto e che non evadere è un dovere morale ti spiegassero anche che in Svizzera e GB si paga sulle imprese una tassazione di 3 volte inferiore a quella italiana, e che il livello dei servizi complessivo non è molto peggio, non userei il termine indottrinamento. Così come se ti spiegassero che una larga fetta delle tasse serve a finanziare servizi come le Poste Italiane, la Rai, ecc. non richiesti da nessuno e per i quali la proprietà pubblica è del tutto ingiustificata (ah giusto...serve per colmare le perdite a nove cifre di tali enti

).
E magari se nel frattempo venisse insegnato anche come sono stati usati i soldi del contribuente in vicende tipo Alitalia. Ecco: se così fosse accetterei di buon grado. Almeno mi dicono/dicono al mio eventuale figlio di non evadere ma non mi prendono per il c**o raccontandomi solo quello che fa comodo al loro datore di lavoro .

E non sarei nemmeno contrario.
Il termine indottrinamento lo uso invece perchè in una scuola/università pubblica che vede le teorie di Marx come programma di filosofia delle superiori senza dedicare una riga a Mises (faccio un esempio chiaramente ma potrei farne tanti), quando le teorie del primo hanno portato a 90 milioni di morti, mentre quelle del secondo stanno trovando ampio riscontro nei fatti, mi pare che si voglia far passare un concetto e UNO soltanto: ovvero che lo Stato è un Moloch intoccabile e che la soluzione di ogni cosa sta in più spesa pubblica e più Stato.
In altre parole mi sembra, ma forse la mia opinione è sbagliata, che l'istruzione pubblica in Italia non sia rivolta a formare dei veri cittadini coscienti bensì dei sudditi obbedienti che pagano le tasse senza porsi alcun problema e che vedano nello Stato il loro protettore dai presunti nemici esterni colpevoli di ogni cosa (le multinazionali, gli speculatori, gli evasori, ecc.). E del resto se poi in Italia c'è pieno di gente che crede nella MMT o in altre assurdità non credo sia una coincidenza.
P.S: Io non sto incitando ad evadere. La formula iniziale va intesa piuttosto come un commento - sarcastico - fatto con una punta di sgomento e amarezza su come vengano trattati i taxpayers in Italia. Certo non con sorpresa in effetti...
La colpa non è direttamente dei lavoratori (non direttamente perchè comunque hanno votato e non si sono mai posti il problema e quindi una certa colpa ce l'hanno) che sono andati in pensione col retributivo, ma di chi ha istituito e mantenuto per oltre 30 anni (di fatto esiste dagli anni '60 tale sistema mi pare...) un sistema pensionistico insostenibile nel lungo periodo. Chi lo ha fatto - trattasi di governi - ha sacrificato il futuro per il presente, o se preferisci ha scaricato sulle generazioni attuali i costi di un welfare oltre le possibilità.
E il motivo per cui lo è in questa sede si è già spiegato abbondantemente: se si pagano X di contributi e si riceve 2 o 3X di pensione (il rapporto peraltro è stato anche ben superiore in tanti casi, specie di dipendenti pubblici), si crea un buco di bilancio nelle casse previdenziali. Ora: finchè il tasso di natalità è elevato e quello di mortalità basso (come era nell'Italia degli anni '60), una situazione del genere può anche durare (perchè comunque tendenzialmente ci sono sempre più lavoratori e quindi sempre meno buco da coprire tramite debito).
Quando invece - come a partire dagli anni '80 - il tasso di natalità è basso/molto basso e quello di mortalità sempre più alto ecco che un sistema del genere in pochissimo tempo diventa un generatore automatico di debito pubblico a tonnellate, e di fatto mostra tutta la sua insostenibilità.
Il problema non è tanto nell'età in cui si andava in pensione, sono d'accordo, quanto piuttosto nel fatto che il sistema pensionistico poggiasse su ipotesi di base errate in partenza (ovvero natalità in crescita e mortalità in calo) e oggi ancor più errate.
E' questo ciò che lo ha reso insostenibile, non l'età a cui si va in pensione. Anzi, fosse per me una volta che il sistema pensionistico è INTERAMENTE e TOTALMENTE basato sul contributivo uno può andare in pensione quando vuole (poi ovviamente si piglia quel che si piglia...).

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