A volte ritornano
Non troppe pagine, ma ci sono. La behavioral economics è relativamente giovane, per cui è abbastanza normale. A proposito, lo sai quali sono i migliori behavioral economists? O sono matematici, o è gente che la matematica e la completa razionalità dei numeri la conosce a menadico. Di vivi mi vengono in mente Kahneman (sebbene ho trovato il suo libro divulgativo poco efficace) e Thaler della Booth a Chicago. Tra i non vivi, beh, il collega e amico di Kahneman, Amos Tversky. Matematica in primis. Poi aggiungiamoci che siamo uomini e ci comportiamo in modo più o meno razionale. Ma la stragrande maggioranza delle parole che si sentono in giro, e che si leggono sui giornali vengono da persone che sparano il primo "behavioral bias" e manco hanno idea se questo bias può essere o meno spiegato con la semplice razionalità del comportamento umano. Io ho formazione quasi da Chicago, con il pizzico che alla mia scuola ha fatto tutto il suo lavoro Herb Simon, praticamente l'inventore della behavioral economics. Per cui ho una mia visione, ma ascolto anche il resto. E, ovviamente, Herb Simon, altro Nobel, sapeva a mena dito l'economia "classica" e la matematica che ci va intorno.
Secondo: qui trovi un post che riassume i risultati di un'intervista (linkata) a 8 giovani economisti ai quali è stato chiesto di elencare i più probabili campi di indagine futura. Risultato? Al secondo posto c'è "learning how our growing understanding of human behavioral psychology can be used to replace the inadequate framework of rationality in economics". So che ci sono dei cambiamenti, bisogna vedere la loro diffusione, fino a che livello (di comando) sono giunti e la loro reale influenza sulle politiche economiche nazionali e sui mercati finanziari.
Io direi, "imparare come una migliore comprensione della psicologia umana possa, tutti insieme, portarci ad una comprensione della realtà maggiore di quella raggiunta ora". La razionalità di economia può spiegare moltissimo. Io, a naso, ti posso dire, "quasi tutto". E' un mattone enorme e pesantissimo. Spiega tutto? Certo che no. Ma se per spiegare una situazione che vediamo nel mondo io ti dico che la posso spiegare facendo leva sul comportamento razionale dell'uomo, e un altro dice che la può spiegare facendo leva sul fatto che gli uomini sono animali in preda alle maggiori pulsioni e senza cervello, beh, io preferisco la prima spiegazione. Pur non gettando la croce addosso alla seconda prima di averla sentita.
Cosa rappresenta piuà un legame di un modello di equilibrio generale? Capisco che un modello di equilibrio di economia generale possa non tenere in considerazione il fatto che una madre ami alla follia i propri figli. E' difficile da misurare. Ma c'è. Peroò già tiene in considerazione molte cose: quanto la mamma consuma, quanto produce, cosa compra, quanto spende, quanto ha da dare ai propri figli. Insomma. Il legame c'è. E tutto questo legame puo' essere misurato.Bisogna definire il termine "legami": credo la tua interpretazione sia molto diversa da quella proposta nella frase che critichi.
E' chiaro che un GEM rappresenta in qualche modo il "legame" fra il contadino che pianta il cotone, l'operaio che lo tesse, quello che appiccica l'etichetta e me che compro una t-shirt al mercato, siamo tutti "legati" dall'efficienza del mercato; siamo anche tutti estranei gli uni agli altri, ovvero senza "legami" nel senso di: vincolo di natura morale, affettiva (che è il significato che trovi in un dizionario).
A meno che tu non ti riferissi agli ABM, nel qual caso rimando sopra.
Tecnico. Ma corretto. Usciamo dagli OGM. E' pieno di modelli razionali che tengono in conto i cosidetti HABITS, le abitudini di consumo. Rispetto a noi stessi (cosa facevamo ieri? Cosa mangiavamo ieri?) o rispetto ai vicini di casa, o familiari, o amici ("keeping up with the Johnses"). Non vogliamo allontanarci troppo da come eravamo, o da come quelli intorno a noi sono. Piu' "egalitarian" e pieno di vincoli di così la vedo dura.Da quello che ne ho capito, l'altruismo viene inserito negli OGM per conciliare l'equivalenza ricardiana con la presenza - empirica - di agenti con vita finita, ma non ne è una componente fondamentale. In effetti gli agenti massimizzano sempre la loro funzione utilità, solo che questa è composta da una parte "egoista" (il loro consumo) e una "altruista" (il benessere della prole).
Al di là del fatto che questo particolare tipo di altruismo può essere interpretato come egoismo genetico, non mi è chiaro il legame fra l'esistenza e l'utilizzo degli OGM e l'individualismo (o mancanza di).
Vero. Chi studia economia la conosce. Come un po' conosce tutte le altre. E' molto rilevante. Ci mancherebbe. Non è che a Chicago sono dei robot, eh? Appunto hanno dato una chair a uno tra i piu' influenti behavioral economist attuali.La scuola razionale ha anche dato vita a "A theory of rational addiction", e Becker è stato vincitore del premio della banca di Svezia. Era il 1988, non secoli fa, e ritengo sia ancora piuttosto rilevante (pdf).
Per quanto riguarda la behavioral economics, vedi sopra.
Modelli di internal e external habits, come citato sopra (per quelli piu' influenti in finanza, tema che conosco meglio, si pensi a Abel, Cochrane and Campbell, o anche... cucu'! Boldrin! Il cattivone di Fare che non capisce che siamo umani!) Google external and internal habits e trovi migliaia di link in Google Scholar.Per quanto riguarda i modelli mi farebbe piacere qualche riferimento (non gli OGM).
Usciamo dagli habit... e pensiamo ai modelli di Business Cycle. Ancora, modelli completamente razionali. (Kydland e Prescott, Nobel entrambi che sono onorato di conoscere di persona). Considerano solo l'utilità di quanto mangiamo? Neanche per sogno. Tutti i modelli di "real business cycle" considerano il fatto che per passare ore a lavorare noi ne traiamo beneficio perchè becchiamo lo stipendio (e, se possediamo un po' di un'azienda, ci prendiamo anche un po' di dividendi), ma allo stesso tempo abbiamo meno tempo libero da godere... e per cui... la nostra utilita' cala un po' se lavoriamo.
Qui non ho capito.Anche qui non riesco a seguirti. Sostituendo "funzione d'utilità" a "interessi" cosa c'è che non va?
Concordo. Dico solo che quanto è stato detto sinora è il meglio che possiamo dire e sapere. Per ora. Ripeto: siamo di fronte a una crisetta di fronte a decenni di crescita tumultuosa. Aspettiamo che davvero ci sia una crisi prima di dire "il modello è morto". Ovviamente, dalla crisi cerchiamo di imparare qualche cosa (ovviamente lo stiamo già facendo, e ci mancherebbe altro)Mi sembra anche che l'equivalenza fra utilità e felicità che sottintendi sia lontana dall'essere risolta.
Non è il mio campo, ma ricordo di aver sentito studi sulla percentuale di cervello che "usiamo". Ma anche senza pensare a quanto cervello in più potremmo utilizzare, basterebbe solo migliora il sistema di educazione. E la media si impennerebbe. Di 7 miliardi di persone la stragrande maggioranza (senza avere alcuna colpa a riguardo, sia ben chiaro) è davvero ben lontana dal potentiale.Riguardo il tuo messaggio originale, sono interessato (se ti va) a qualche chiarimento su queste frasi.
Scusami il ritardo. Se vuoi link specifici o altre cose mandami pure un pvt. Per tutto il resto, c'è SSRN.comInfine, un caveat: non sono un economista, per cui è possibile che non abbia espresso in modo preciso alcuni concetti e che trovi qualche difficoltà se mi indichi articoli troppo tecnici; ad ogni modo ho accesso alle riviste di settore.
#NousAvonsDéjàGagné
Un chiarimento su questo. Tutti sanno che le risorse di un sistema chiuso sono finite, in qualche modo. Stavo solo dicendo una cosa. Con il miglioramento tecnologico possiamo usare le risorse a disposizione in modo più efficiente. Ci serve sempre meno "roba" per ottenere gli stessi risultati, cosicchè possiamo crescere senza dilapidare tutto. Pensa a quanta informazione c'era in un 386 e quanta informazione c'è in un iPhone, ad esempio. In modo più o meno diretto, il ragionamento di applica a tutti i campi.
Infine: non capisco molto di tutte le teorie economiche esposte, ma di sicuro non mi sono molto simpatici i professionisti dell'economia:
sanno commentare benissimo dopo gli avvenimenti ma trovo le previsioni fatte spesso e volentieri completamente sballate, senza che mai qualcuno abbia pagato. Trovo allucinante poi essere proiettato da un giorno all'altro in crisi economiche più o meno profonde.
Ma che caxxo facevano il giorno prima (oltre a fare i propri interessi naturalmente)?
Nemmeno a me piace. E sono uno che più o meno economista lo è. Mi piacerebbe sapere tutto prima che succedano i fattacci. Cosi' non ci sarebbero crisi inutili. Poi vabbeh, a volte mi viene da pensare a che so,
I medici! Quei pirla che ci hanno fatto morire per anni per una semplice infezione! Potevano mica pensarci prima alla penicillina!?!?!?!
I fisici e i geologi! Quei pirla! Potevano mica pensarci prima a dirci che la terra era rotonda e non dovevamo aspettare centinaia di anni perchè Colombo scoprisse quello che era già stato scoperto da altri? E potevano mica dirci prima che la terra non era il centro dell'Universo?! E perchè diamine non ci dicono dove e quando succedono i terremoti! Salveremmo cosi' tante vite! Non sopporto i fisici e i geologi.
Gli ingegneri! Quei pirla! POtevano mica inventare internet prima!??! Dai, era ovvio che si potesse fare, perchè non lo hanno fatto? Tutta questa efficienza sprecata!
I panettieri! Quei pirla! Potevano mica imparare prima a mettere il quantitativo di acqua giusta nell'impasto per fare il pane!?!? Tutta quell'acqua sprecata!
I chimici! Potevano mica dircelo prima che mettendo insieme delle Mentos e delle Coca Light si crea un macello?
I musicisti! Che pirla! Che senso ha partire da tre note stonate se sai gia' che puoi arrivare a Mozart!
Gli scrittori! Che pirla! Passare attraverso tre geroglifici per riuscire a comporre la Divina Commedia? Non potevano partire con "Vuolsi così colà"
E infine, per me, i più pirla di tutti. I matematici. Perchè diamine ci hanno messo così tanto a formalizzare l'addizione. Tutte risorse sprecate.
La scienza evolve. Partiamo dal sapere poco, e cerchiamo di conoscere di più, anche e soprattutto imparando dai nostri errori. Una cosa non dobbiamo MAI fare: dopo un errore dimenticare le cose buone che abbiamo fatto. L'economia è una scienza molto giovane rispetto, ad esempio, alla fisica. Da giovani si è un po' insesperti e si fanno degli errori. E si impara. Ok, sappiamo respirare ma siamo ancora proprio dei bebè. E tocchiamo qualcosa che scotta. E ci bruciamo, come è successo con questa crisi. La prossima volta: 1) Non tocchiamo più qualcosa che scotta 2) E' bene continuare a fare cosa di buono abbiamo fatto sinora (respirare, ad esempio) altrimenti peggioriamo, anziche migliorare.
#NousAvonsDéjàGagné
Dai, bugigo´, questa e´ un'apologia troppo facile e non fa bene agli standard scientifici. Noi economisti siamo in media incapaci di fornire soluzioni veramente innovative e controintuitive e la gran parte dei nostri "insight" sono delle semplici dimostrazioni matematiche o empiriche di conoscenze che la maggior parte degli uomini considera "intuitive" e che magari, nella pratica, sono state utlizzate da decenni con successo, o che gia´ Hume o Marshall o Keynes avevano considerato nei loro opus magnum. E´inutile - in aggregato - essere troppo buoni con noi stessi, anche se alla fine puo´ giovare alla nostra carriera.
Solofilo - freddofilo e seccofilo in inverno, caldofilo e variabilofolo in primavera, caldofilo e seccofilo in estate, tiepidofilo e variabilofilo in autunno - mi piacciono 6 ore di sole dopo 1 ora di temporale, o le giornate secche ed anticicloniche invernali dopo 1 giorno di neve fitta
Sono in disaccordo. La scienza economica non può e non deve essere diversa da qualsiasi altra scienza. Come in tutte le scienze ci sono dei montati che non ammettono gli errori anche di fronte all'evidenza. E come in tutte le scienza c'e' pieno di gente che perchè ha azzeccato una cosa adesso deve insegnarci TUTTO riguardo all'economia (ogni riferimento a chi ha saputo prevedere la crisi è ASSOLUTAMENTE VOLUTO). Io vedo molto lavoro fatto per cercare di capire cosa e' andato storto con la crisi. Dove abbiamo sbagliato.
Questo, secondo me, non vuol dire essere "buoni con noi stessi". I migliori scienziati sono da sempre quelli che non sono per nulla buoni con loro stessi ma anche cercano di capire ogni istante qualcosa di nuovo. Capisco la tua opinione, ma vivendo con economisti tutto il giorno, vedo tanto rammarico, tanto lavoro, e tanto "quello lo sapevamo, come abbiamo fatto a non accorgersi" oppure "quello lo diciamo da tempo, ma se fuori c'è gente che vuole soldi e soldi comunque senza pensare alle conseguenze e' dura" "dovremmo migliorare questo sistema qua... e la".
Un'opinione eh!![]()
#NousAvonsDéjàGagné
Si il rammarico lo vedo anche io, ma alla fine gli articoli nei journal sono sempre quelli...quasi che il mio amico che fa il contadino (persona sveglissima) ne capisce tale uguale.
Solofilo - freddofilo e seccofilo in inverno, caldofilo e variabilofolo in primavera, caldofilo e seccofilo in estate, tiepidofilo e variabilofilo in autunno - mi piacciono 6 ore di sole dopo 1 ora di temporale, o le giornate secche ed anticicloniche invernali dopo 1 giorno di neve fitta
Io penso invece che la crisi economica rientri perfettamente nel sistema capitalistico. le crisi sono necessarie. Il capitalismo è infatti un sistema dinamico e non statico, basato sull'aumento del consumo e sul debito. Dunque la sua naturale evoluzione è quella di fasi crescenti seguite da fasi calanti. Più la fase calante è drastica (immaginiamo una guerra) più dopo la crescita sarà rapida (ricostruzione, sviluppo di tutti i settori dell'economia). Ora un capitalismo equilibrato può al massimo ambire a lentissime fasi di crescita seguite da lentissime fasi di decrescita. Ma la stabilità non esiste, è un controsenso per il capitalismo. La decrescita e il localismo sono aspetti di un periodo di crisi naturale economica. Al momento della ripresa ripartono spinte opposte.
http://golfodigaeta.altervista.org/
Webcam Formia su http://www.meteoliri.it/#!prettyPhoto/10/
Stazione meteo http://www.wunderground.com/weathers...p?ID=ILAZIOFO2
Ho scritto:
Ora, e vengo all'oggetto della discussione, non riesco ad immaginare una crescita senza il consumo di beni come quello attuale, produzione dei quali dipende essenzialmente dal petrolio.
Ed in questo senso credo sia opportuno parlare di decrescita, per consumare meno e meglio risorse per avere più tempo per una eventuale alternativa, e se non la si trova, per prepararsi al peggio.
Si può dire che sul grassettato siamo d'accordo.
Il problema vero è che si potrebbe già fare e non si fa per questioni economiche;
non serve un miglioramento tecnologico, sempre gradito per carità.
Esempi: prodotti alimentari, già detto, 40% buttato. Se non buttassimo così tanto => minor produzione => minor PIL => decrescita.
Consumi energetici, questo è il vero paradosso: sappiamo tutti che si può far di meglio, le tecnologie ci sono ma semplicemente da un punto di vista economico non si può.
Prendiamo gli USA: consumo energetico pro capite quasi doppio della Germania e del Giappone ed ovviamente di tutto il resto del mondo occidentale. Chi mi fa una stima della crollo del PIL USA se l'americano medio consumasse quanto il tedesco medio che, a quanto pare, se la passa pure meglio? Non sono un economista, ebbene posso dire con quasi "certezza" che la crisi attuale sarebbe una barzelletta.
Ovviamente non è che in Europa andiamo tanto meglio.
Le cosiddette "rottamazioni" di beni hanno dietro essenzialmente motivi economici di crescita e proposte sotto forma di vantaggi ambientali ed energetici solo in parte reali. Cimiteri di auto, frigo e televisioni funzionanti sacrificati in nome del progresso e del risparmio.
La cosa più insopportabile è la distruzione di prodotti alimentari per il mantenimento del prezzo di mercato, cosa nota ma fa sempre effetto sentirsi raccontare, ad esempio, di ruscelli di succo d'arancia perché le arance in eccesso "devono" essere distrutte.
Via, i paradossi del sistema economico attuale si conoscono: il consumo di beni deve essere crescente ed ogni volta che in un ambito si può ridurre per farlo si deve necessariamente aumentare il consumo in altri o generarne di nuovi.
E da qui torno al mio primo intervento.
Considerazioni del genere non riesco proprio a commentarle.
Forse non era serata, capita.
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Internet è stato inventato tantissimi anni fa. Eppure solo ora è per tutti. Ma tutti lo ringraziano. Nessuno si sogna di dire che prima non era fattibile economicamente. Una tecnologia che esiste ma che non è fattibile economicamente è una tecnologia? Per me, all'atto pratico no, in quanto inutilizzabile per il bene comune. Pensi che non sia possibile essere più felici di cosi (o consumare di piu?) Io penso che miliardi di persone risponderebbero senza problemi che avrebbero un gran voglia di consumare ancora di più ed essere più felici. Perchè non farlo, se fattibile? Perchè limitarci e decrescere quando la gente VUOLE crescere.
Considerazioni volutamente provocatorie che, ovviamente, colpiscono nel segno perchè considerano l'unico aspetto fondamentale del discorso e tralasciano tutti i ricami. Io e te viviamo meglio dei nostri genitori, che vivono meglio dei nostri nonni, che vivevano meglio dei bisnonni, che vivevano meglio dei trisnonni. Questa è l'unica cosa che conta. E tutto questo è stato possibile perchè la scienza ci ha permesso di ampliare la nostra conoscenza e metterla a disposizione della collettività. Tutta la scienza, inclusa la scienza economica.Considerazioni del genere non riesco proprio a commentarle.
Forse non era serata, capita.
Ad ogni persona ragionevole viene da dire grazie alla scienza medica per renderci la vita media più lunga, per curarci malattie prima incurabili e così via. A questi medici va detto grazie, grazie, e grazie ancora. Poi ogni tanto succede un caso di malasanità, e ogni tanto salta fuori una malattia incurabile per cui la cura viene trovata un po' troppo tardi. Peccato. Sarebbe stato meglio non fosse successo. Ma ciò non deve, MAI, distogliere l'attenzione dal punto fondamentale e cioè che dobbiamo prostrarci di fronte a questa gente perchè ci ha reso la vita migliore. Il caso di malasanità è il ricamo che non conta nulla al fine del discorso. L'aspetto fondamentale è che viviamo meglio.
Lo stesso atteggiamento deve essere tenuto da ogni persona ragionevole nei confronti della scienza economica. Il ricamo, in questo caso, è una crisetta poco significante qua e là. Si', lo ripeto, è una crisetta poco significante se paragonata a decenni di crescita tumultuosa con libelli di benessere inimmaginabili anche solo pochi anni prima. Tutti noi dobbiamo prostrarci di fronte a coloro che hanno reso la mia e la tua vita straordinaria rispetto a quella dei nostri genitori, che a loro volta hanno avuto una vita straordinaria rispetto ai nostri nonni e così via. L'aspetto fondamentale, l'unica cosa che conta, è che viviamo da Dio. Senza se e senza ma. Il termine di paragone non è il bimbo del Darfur. E' nostro padre, o nostro nonno.
Poi, chiaramente, viviamo in un mondo aleatorio, e a volte capitano cose che non credevamo possibili, cose che non capiamo, cose di cui faremmo volentieri a meno. Capitano per tutti i campi dello scibile umano, e per tutti i campi dello scibile umano esistono situazioni per cui: "sarebbe stato meglio se avessimo capito questa cosa prima". Ci rimbocchiamo le maniche e cerchiamo di capire come mai abbiamo sbagliato.
Questo è il punto. Stiamo da Dio e siamo cresciuti in modo straordinario grazie all'applicazione nella realtà di principi di scienza economica. Potevamo fare meglio? Forse si. Dobbiamo darci da fare per continuare a stare da Dio? Certamente sì. Vale la pena smettere di crescere prima di capire se possiamo o meno crescere ancora? Certo che no. Io dico che tra 100 anni staremo meglio di ora, consumeremo di più e sapremo usare le nostre risorse in modo migliore.
Ah, e se era serata o meno lo decido io, al limite.
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#NousAvonsDéjàGagné
Una curiosità, per Bugigiò e tutti gli altri, ma gli Economisti si sono accorti prima del botto che i derivati avrebbero portato al disastro?
c'era qualche Vox Clamantis in Deserto?
(non è la solita domanda maliziosa, eh!
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Ultima modifica di ibibi; 23/02/2013 alle 08:36
bruno bournens,fraz san lorenzo,collalto sabino, rieti, lazio. 850 m s.l.m.* lat 42 09 45.0 N long 13 03 04.0 E * Foto Avatar: Zefirino, gatto Baropatico...che ora si chiama Tìtolo.
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