Può essere, non discuto.
Ma in questo caso siamo passati da:
1. divieto di minigonne e stivali per far piacere agli islamici a
2. consiglio (non obbligo) di indossare abiti di un livello minimo sindacale di decoro (visto che si parla di uffici pubblici).
Il punto 1 è sicura propaganda. Il 2 __forse__ minimizza...
Quanto al fare 2 + 2 se uno vuol fare 2 + 2 = 5 non ha bisogno di leggere alcun giornale, tanto sa già il risultato dell'operazione senza bisogno di ulteriori conferme...
Ultima modifica di FunMBnel; 31/03/2016 alle 14:28
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
La "civiltà" islamica..........
L'accusa choc degli islamici: "I cristiani contaminano l'acqua" - IlGiornale.it
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
"Se è così, ovvero il problema non è il fondamentalismo, ma l'Islam, cioè "loro", l'unica soluzione è lo sterminio di uno dei 2.
Posso dire che nonostante tutto non sono così pessimista e convinto che si possa fare diversamente?
Voglio dire... Noi abbiamo avuto i processi storici che ci hanno fatto uscire dal medioevo, no? Non è che ce li hanno portati gli alieni. Li abbiamo conquistati. Mi rifiuto di pensare che un miliardo e passa di persone siano tutti convinti che sia sbagliato e che la guerra globale nei nostri confronti sia la soluzione. Beh... Facciamo 1 miliardo e passa meno un paio."
Da storico, mi vien da dire: i "processi storici" non sbarcano da una navicella astrale, ma sono il naturale sviluppo di un contesto culturale.
Il nostro Medioevo vede la lotta serrata fra una Chiesa-stato che, impadronendosi del cristianesimo e definendo-imponendo una serie di dogmi a raffica (illuminazione tardiva da parte dello Spirito Santo, che finalmente ha chiarito come andavano lette le Scritture), cerca di affermarsi come potere temporale pervasivo, e una serie di poteri laici, nati in seno al cristianesimo e che in essi si riconoscono, che cercano di mantenere distinte le due sfere, se non altro per mantenere il potere temporale e non doversi sottomettere. Nonostante alcuni brillanti successi dei secondi, alla fine del Medioevo la Chiesa-stato prevale, e nel luminoso Rinascimento consolida le proprie strutture e la propria oppressione sull'Occidente (Galileo docet... ma anche la caccia alle streghe, il Concilio di Trento etc.).
Prima di questi tristi eventi, il pensiero occidentale rielabora per oltre mille anni quelle tracce provenienti dalla palestina dell'anno 0, sino a arrivare a pensare che al centro del messaggio evangelico ci sia la Creazione, cioè il mondo materiale e l'Uomo, posto lì per indagare, comprendere, interpretare, ma anche per produrre, dirigere, crescere in sapienza e in opere.
La chiave del progresso occidentale è tutta lì, in un Cristianesimo che reca in sé anche la valorizzazione dell'Uomo (Dio si incarna, e il Cristo si definisce "figlio dell'Uomo") e della sua opera nel mondo, nonché la sua responsabilizzazione. L'Uomo cristiano può scegliere, può progredire, perché gli è concesso di percorrere una storia lineare, che si snoda dall'anno 0 e che prevede un atteggiamento attivo, di messa a frutto delle capacità che ha ricevuto da Dio assieme al corpo materiale.
Non è quindi automatico che un'altra cultura, che fa riferimento a una "visione del mondo"* radicalmente diversa (nel caso dell'Islam quella veterotestamentaria, col Signore degli Eserciti e i non-eletti da colpire e travolgrere), arrivi, solo "col tempo e con la paglia" a maturare le stesse convinzioni, anzi...
Siamo davanti a due culture pesantemente condizionate dalla propria "visione del mondo" (e quale cultura non lo è, del resto?), e queste due visioni del mondo sono un po' diverse all'origine.
Quindi, non c'è da meravigliarsi se complessivamente l'esito finale dei due percorsi non coinciderà mai.
Che fare allora?
Semplicemente, il mondo è abbastanza grande, e da sempre le culture si sono spartite, più o meno equamente i territori.
Non è un caso che in antico la "religione" coincideva con la comunità politica e territoriale a cui si apparteneva, mentre la fede, la spiritualità reale potevano anche essere molto diverse (nel cattolicissimo '600 italiano affiorano in molte aree d'italia ritualità contadine di stampo sciamanico che hanno radici nel mondo delel steppe, tanto per dirne una), ma restavano "personali".
Solo con il percorso che abbiamo compiuto attraverso l'illuminismo etc., possiamo oggi pensarci contemporaneamente "credenti" cristiani e laici che non prendono alla lettera i sacri testi, ovvero "moderati", aperti e tolleranti a qualsiasi cosa facciano o pensino i vicini. Ma anche questa è una conseguenza di quel seme lontano, coltivato dal medioevo, represso fra Rinascimento ed età modrena, e prepotentemente rispuntato fuori nel '700...
*è il termine tecnico che si usa per comprendere religione, comportamenti, annessi e connessi.
Beh... Io non sono storico, ma ho scritto esattamente la stessa cosa. Son contento.
Non suona un po' contraddittorio con la parte precedente?
Perchè o non capito bene (e ci sta, anzi è probabile), o sintetizzandola in 2 righe sembra una cosa tipo "lotta tra potere spirituale oppressivo e laici e il risultato è che se ne esce grazie a precetti propri del potere spirituale".
Non c'è neppure da meravigliarsi se l'istinto di conservazione ha il sopravvento però.
Io resto convinto che questo si possa insegnare. E che ci sia sempre qualcuno disposto ad apprendere. Soprattutto quando si misurano i rispettivi risultati sul campo.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
E' difficile sintetizzare mille anni di storia del pensiero occidentale in due ighe, lo so...
I "laici" hanno una spiritualità e si attengono a una lettura originaria del Vangelo nel passo in cui dice "a Cesare quel che è di Cesare". Una parte dei religiosi (quelli che stanno a Roma) decidono invece di usare lo stesso Vangelo per strutturare un potere temporale che, secondo la loro lettura, è superiore ai singoli poteri laici in quanto rappresentanza diretta di Dio. Di fatto, dietro questi "religiosi", ci sono potenti famiglie locali che decidono di usare questa storiella di Dio e del potere dall'alto per espandere il loro dominio.
C'è insomma un momento in cui una parte dell'occidente strumentalizza il Vangelo, e crea il potere della Chiesa-stato.
Ciò non toglie che l'altra parte, che comprende anche religiosi di gran livello, contesta ciò, e pretende autonomia fra i due campi. Ovvero, che non si confonda il "potere spirituale" (di predicare, di assolvere, di amministrare i sacramenti) con i poteri temporali di un capo di stato e dei suoi funzionari.
Insomma, abbiamo attraversato una lunga fase di messa a punto del sistema, nel corso della quale chi voleva il potere lo ha consolidato, sfruttando la posizione di "tramite fra Dio e gli uomini".
Ciò non toglie che il messaggio originale, e il nucleo su cui i grandi filosofi (di estrazione ecclesiastica ma non necessariamente in accordo con la Chiesa-stato di Roma) hanno lungamente discusso, non parli di oppressione ma di valorizzazione dell'Uomo. A livello culturale e di pensiero, tutto l'occidente si sviluppa su questo elemento fondante, l'Incarnazione.
E comunque... il "cristianesimo" inteso come sistema valoriale che ha formato l'occidente, non è mica solo un po' di dogmi tardivamente consolidati, neh? Dall'innesto nel mondo classico della predicazione "cristiana" delle origini e della spiritualità celtica e germanica, è venuto fuori un modo di porsi nuovo, originale, che ha plasmato lo sviluppo successivo.
Fossero stati altri popoli, altre culture a interagire, il risultato sarebbe stato diverso: vedi ad esempio che la stessa predicazione, nelle terre del Medioriente, ha avuto esiti ben diversi, perché il substrato era diverso.
Forse... a patto di fare violenza culturale su un'altra cultura. Non dimentichiamo che la superiorità del nostro pensiero sta nella tolleranza e nel non voler imporre nulla come superiore.
I "risultati sul campo" li misuri come "oggetti culturali", usando la scala di valori interna al sistema stesso.
Voglio dire, per noi sono risultati positivi perché rispecchiano i nostri valori. Ma non è un valore assoluto.
Anni fa un delegato di non ricordo quale paese arabo gettò sul tappeto, all'ONU, la questione: la "dichiarazione dei diritti umani" non è universale, perché i diritti che l'uomo occidentale si riconosce in quanto tale, non sono gli stessi di quelli dell'ìuomo islamico. E proponeva di rivedere il tutto, introducendo anche una "dichiarazione dei diritti dell'uomo islamico". Ovviamente, questo ha suscitato interesse, dibattito, dubbi fra gli antropologi, perché l'obiezione era vera.
Era perfettamente in linea col pensare e il sentire maturato dall'occidente.
Questo per dire che, visto da un'altra cultura, può essere che il nostro mondo dorato sia solo corruzione, e che persino il prolungamento della vita non sia così desiderabile da un devoto. Sembra un'esagerazione, ma pensa anche in seno all'occidente ad esempio ai testimoni di Geova e al rifiuto di elementari pratiche mediche che possono salvare la vita...
Insomma, per "insegnare" devi operare su menti che condividono lo stesso contesto culturale.
Altrimenti "imponi" una visione del mondo non condivisa, e che inoltre urta contro i principi della cultura su cui intervieni.
Ad oggi, questa dicotomia esiste ed è stata pure certificata ....
Dichiarazione universale dei diritti umani - Wikipedia
Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo - Wikipedia
Possiamo poi tornare al solito, annoso scontro sul "Perché solo loro l' hanno voluta, e non i cinesi, i giapponesi, gli indiani e gli esquimesi? (tanto per esemplificare, ndr)" Ma torneremmo ad avvitarci su discorsi triti e ritriti .....
" Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d'alto monte pende........" Dante, Paradiso XI
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