
Originariamente Scritto da
Lou_Vall
Nell'articolo non è specificato se fosse stato in Lombardia precedentemente, è possibile.
Quello che voglio dire è che se abbiamo un malato dei primi di febbraio a Torino (non in Lombardia), quante persone potrà aver infettato in una città di un milione e pussa di abitanti? Quando non c'erano restrizioni, nè zone gialle, nè zone rosse?
Dello stesso tenore è quanto avvenuto poco tempo dopo, il 1° marzo, all'Ospedale delle Molinette:
Coronavirus, anziani contagiano reparto delle Molinette di Torino. Tutti in quarantena | Il Primato Nazionale
Peccato che il loro figlio non solo non lavorasse a Lodi, ma non ci era mai stato:
La figlia della coppia di anziani contagiati alle Molinette':' "Mio fratello a Lodi'?' Un'''invenzione" - la Repubblica
Nè aveva alcun legame con le prime zone rosse.
Questo cosa significa?
Che ben prima dei famosi focolai di Codogno e di Vò c'erano già diversi casi, a Torino, ma non due giorni prima, parliamo di
settimane prima.
L'imprenditore torinese era malato dai primi di febbraio, 15 giorni prima del paziente 1, in una grande città, dove non è stata istituita nessuna zona rossa: le implicazioni sono enormi, e questo spiega perchè il Piemonte con i suoi dati ridicoli non solo non mostra cali, ma è sempre in impennata, visto che ormai sarà diffuso praticamente a tutta la popolazione.
Nella mia valle, 7.000 abitanti, ci sono
svariati e svariati casi di intere famiglie a letto con la febbre. Se i casi
ufficiali hanno raggiunto perfino le valli alpine più chiuse, abbiamo idea dei reali, ovunque?
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