
Originariamente Scritto da
Snowstorm84
Burioni non so cosa abbia detto, riporto comunque il paragrafo in questione:
Mi scrive un lettore: "Avvisate anche l'OMS di smetterla di fare allarmismo. Capisco che abbiano da farsi perdonare (e da far dimenticare) la loro precedente sottovalutazione del problema, ma così è troppo.”
Il lettore si riferisce al comunicato di ieri dell’OMS (o WHO per noi), con la frase: “There is currently no evidence that people who have recovered from COVID-19 and have antibodies are protected from a second infection.” In italiano: non c’è al momento evidenza che le persone che sono guarite da COVID-19 ed hanno anticorpi sono protette da una seconda infezione.
[Il resto del comunicato sono considerazioni generali di virologia ed immunologia che nessuno mette in dubbio]
La frase in questione è stata subito ripresa da tutti i media italiani, in base al noto precetto evangelico: “Dacci oggi il nostro PANICO quotidiano”. Perché hai visto mai che le persone potessero invece concentrarsi sul fatto che i ricoveri in terapia intensiva per COVID-19 sono in calo per il tredicesimo giorno consecutivo (da 2.173 a 2.102, mentre il picco è stato a quota 4.068). Oppure sul fatto che il numero dei nuovi contagi in Lombardia è il più basso dal 7 marzo.
Non solo. Da <<non c’è al momento evidenza che le persone che sono guarite da COVID-19 ed hanno anticorpi sono protette da una seconda infezione>>, la frase è diventata <<le persone che sono guarite da COVID-19 ed hanno anticorpi NON sono protette da una seconda infezione>>. Si noti che questa non e’ una semplificazione del concetto, ma un suo completo travisamento.
La frase dell’OMS, ci tengo a precisarlo, è formalmente corretta. Come sarebbe corretto dire che non c’è evidenza che l’umanità non sarà sterminata l’anno prossimo da un nuovo virus portato da un meteorite. In realtà l’unico modo per dimostrare “evidenza” di protezione in persone guarite da COVID-19 e con anticorpi sarebbe quello di esporle intenzionalmente al virus e vedere che non si ammalano. Non credo proprio che sia una cosa fattibile.
[Tra l’altro, in termini puramente logici, è impossibile provare la proposizione "le persone guarite da COVID-19 e portatrici di anticorpi non possono re-infettarsi". Come è impossibile provare, per esempio, che i vaccini non causano l’autismo e che io non mangio salamandre vive. O che non esiste la famosa “teiera di Russell” -- la trovate su Wikipedia, e scoprirete a chi sta l’onere della prova nel metodo scientifico]
In realtà quello che sappiamo è che nonostante 3 milioni di casi confermati (e sono certamente molti di più) al momento non esiste una sola descrizione di persona che è guarita, ha gli anticorpi IgG nel siero e si riammala (cioè ha una seconda infezione con un virus diverso, non il primo virus che si ri-positivizza come nei casi coreani). Lo stesso, peraltro, vale per SARS-1 e MERS. E dire che le occasioni di riammalarsi non mancherebbero, basta guardare la Lombardia. Questo, ovviamente, non vuol dire che non possa mai succedere – in medicina ed in amore non si deve mai dire mai. Ma si tratterebbe di casi rarissimi.
Mi sembrano difficilmente contestabili le sue considerazioni soprattutto perché, ribadisco, il problema é più comunicativo che formale, e a mio modesto avviso in questo frangente il tono con cui si comunicano certe notizie è importante esattamente come il contenuto.
É sbagliato sia alimentare false speranze (i.e. " Trovata una cura miracolosa") sia alimentare panico e allarmismo come ha fatto quell'articolo di Repubblica, le conseguenze possono facilmente sfuggire di mano in un contesto in cui la popolazione si trova in uno stato psicologico estremamente complicato e che nel prossimo futuro DEVE essere gestito con la massima cura, non diversamente dalla gestione del contagio del virus.
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