Ma non è detto in realtà, quello che vediamo oggi potrebbe anche essere un semplice effetto dell'aumento della contagiosità di questo ceppo...spero di no perchè sarebbe una cosa negativa, cioè in autunno potrebbe andare anche peggio se fosse così
Va anche detto che quest'ultimo periodo in UK è stato davvero fresco e piovoso, ma comunque anche una prima parte di giugno molto calda al limite ha rallentato l'aumento della diffusione senza bloccarla, quindi forse potreste avere ragione e stagionalità e situazione atmosferica potrebbero avere in questo caso un impatto più limitato sui contagi.
Però più che UK e Indonesia quella che farebbe più sospettare del fatto che la stagionalità possa essere venuta meno è l'India, potenzialmente: dopo una fortissima ondata nel periodo più secco e caldo ora che dovremmo già essere in pieno periodo monsonico si avvia verso un plateau ma cala ancora leggermente. Se non dovesse aumentare durante la stagione monsonica effettivamente due domande in questo senso me le farei, sarebbe un buon indizio.
Ma certo, del resto si parla di una variante ipoteticamente più contagiosa che in estate crea un aumento dei casi più o meno della stessa velocità di quello che la variante alfa ha creato in inverno. Delta in inverno probabilmente farebbe più danni.
Qualsiasi virus respiratorio è stagionale, solo che per l'influenza la stagione basta per tenere Rt<1, e comunque in realtà anche nell'emisfero boreale sono capitate stagioni influenzali atipiche.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Gli USA addirittura hanno avuto il primo picco (relativamente modesto) l'8 di aprile 2020 e il secondo (abbastanza marcato) il 21 di agosto, poi hanno avuto un nuovo (questa volta gigantesco, oltre 250.000 contagi giornalieri) attorno al 20 gennaio. Tutte e tre i picchi causati da fenotipi non ritenuti particolarmente contagiosi e comunque legati a quello originale cinese o a quello diffusosi in Europa alla fine dell'inverno 2020... Gli USA rientrano in gran parte nella fascia a clima temperato.
Oddio il picco inglese non è assimilabile a una semplice crescita, già ora, pur con un 70-80% di tamponi in più (che peraltro sono a loro volta un feedback di una situazione di crescita) siamo ben sopra il picco dell'autunno 2020 e nulla porta a pensare che non si avvicini (o si superi) quello del gennaio 2021. In Tunisia siamo invece davanti a una circolazione del virus ben superiore a quella di tutti i periodi precedenti, ti basti pensare che a gennaio si erano superati di poco i 4000 contagi/giorno mentre martedì hanno sfiorato i 10.000 quindi non è una semplice, seppur rilevante, crescita estiva è la più grande ondata finora subita da quel paese.
Ultima modifica di galinsog@; 08/07/2021 alle 23:34
Stagionalità significa semplicemente che in alcune stagioni il virus si diffonde con più difficoltà.
In teoria anche il morbillo è stagionale, poi ovviamente essendo iper-contagioso tende a diffondersi in qualsiasi stagione. Ma di sicuro non è che improvvisamente con una nuova variante il covid "diventa" non più stagionale.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Ma infatti della stagionalità di Sars-CoV2 ho sempre fortemente dubitato. L'UK e ancor più la Tunisia sono comunque di fronte a ondate vere e proprie, comparabili a quelle che erano state osservate principalmente nei periodi autunnali e invernali... Per i paesi come l'India la situazione è più complessa, di fatto i 2/3 del paese sono stati ai margini della grande ondata epidemica da VOC Delta di marzo-maggio, in queste zone, ossia le zone centrali e meridionali del sub-continente mi sarei atteso una sostenuta crescita dei casi, magari non tale da compensare la decrescita dei territori centro-settentrionali, ma comunque importante. Invece non sta avvenendo niente di simile, in astratto ciò conferma ancor di più la mia impressione che questo virus provochi ondate successive, distanziate da periodi di relativa tranquillità... la maggior trasmissibilità delle varianti, laddove non attivamente contrastata dal vaccino o dalla mitigazione, pare si risolva in una crescita più sostenuta dei contagi in periodi di tempo più brevi, poi si osserva comunque una caduta, come se raggiunta una certa soglia l'R(t) di Sars-CoV2 (indipendentemente dalla variante) iniziasse spontaneamente a flettere.
La stagionalità del morbillo è essenzialmente legata alla diffusione comunitaria tra bambini, pre-adolescenti e in misura minore adolescenti e giovani adulti. Essendo un virus a diffusione respiratoria al chiuso e in ambienti affollati si diffonde meglio che all'aperto e questo vale per qualsiasi virus respiratorio, che abbia un R(t) nativo di 1,5-2 (come l'influenza stagionale) o di 15 (come il morbillivirus umano). Parlando di un virus a trasmissione respiratoria che mantenga il proprio R(t) >1 nel periodo estivo è secondo me improprio definirlo "stagionale". E' vero che la stagionalità non è l'espressione unica dell'influenza del clima sulla diffusività del patogeno, ma anche delle abitudini sociali che cambiano a seconda della stagione e del luogo, ma nel momento in cui il fattore climatico e quello antropico perdono così tanto di rilevanza diventa arduo parlare di stagionalità...
Intanto abbiamo visto i casi crollare per settimane dopo le riaperture anche in paesi che hanno vaccinato ben poco (tipo quelli balcanici). Dubito sarebbe successo in autunno o inverno.
In un certo senso è una fortuna che Delta sia scoppiata ora, a parte che certe "esplosioni" ricordano un po' quelle dell'estate scorsa quando tra l'altro iniziarono sempre da Spagna e Portogallo.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Ore 23.20 - Pfizer pronta a far autorizzare la terza dose
Pfizer si appresta a chiedere l’autorizzazione degli Stati Uniti per una terza dose del suo vaccino anti-Covid. Mikael Dolsten, direttore scientifico della società, ha spiegato che la società prevede di chiedere ad agosto alla Food and Drug Administration (Fda) l’autorizzazione di emergenza per una terza dose per contrastare la diffusione della variante Delta. Secondo quanto comunicato la terza dose potrebbe essere somministrata tra i 6 e i 12 mesi dopo la seconda dose. Per Dolsten il vaccino Pfizer è altamente efficace contro la variante Delta ma dopo sei mesi potrebbe esserci il rischio di reinfezione poiché gli anticorpi diminuiscono. Dai test sulla terza dose del vaccino emergerebbe, invece, un rafforzamento degli anticorpi, 5 o 10 volte superiore rispetto a quello prodotto dalla seconda dose.
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