Ma in effetti a me queste storie del "chi l'ha inventata" mi sanno tanto di mentalità moderna, brevetti e grandi chef...
Da un estremo, ci sono le mille varianti di ogni casa del luogo di origine, dalla casalinga che non sa cucinare sino a quella che aggiunge tocchi d'artista, dall'altro estremo ci sono usi che si perdono nella notte dei tempi e che partono da elementari considerazioni sugli ingredienti a disposizione e sulle economie antiche.
Se guardo a queste ricette di pasta, non posso non pensare alla "protocarbonara-indoeuropea" capostipite ipotizzabile alla radice di tutte le varianti.
Nei primissimi ricettari tramandati, e siamo a inizi '300, ma sono già copie di testi forse duecenteschi, c'è un piatto di pasta bollita e condita con una base di cipolle soffritte, formaggio stagionato grattato e a piacere mettendoci uovo crudo a parte (cioè non nel soffritto) e/o carne salata - che nella fattispecie poteva anche essere salata e affumicata.
Allora, da qui sostituendo l'uovo con il pomodoro - operazione tarda, peraltro, post '700 - salta fuori una protoamatriciana, mentre tenendo l'uovo e sopprimendo le cipolle vien fuori l'antenata della carbonara. Che chissà quanto ha girato nella penisola, modificandosi e affinandosi, sino a annidarsi in un'area precisa, o in più aree con elementi diversi.
Nella ricerca delle origini, quello che fa fede è alla fine il primo testo di cucina che codifica il piatto con quel nome specifico; nei piatti moderni, può anche essere un testo firmato, ed esserci dietro uno chef che brevetta la ricetta. Nei testi antichi è tutto più vago; Artusi ad esempio specifica spesso che quel certo piatto lo ha mangiato dalla sciura Rosetta che gli ha dato la ricetta, e lui l'ha ingentilita e gli ha dato un nome, con il quale poi viene chiamato sino ad oggi.
Ecco, magari anche per la carbonara, i carbonai se magnavano tutto, tuorlo e albume, poi in qualche cucina più ricca e "colta" la ricetta magari è stata raffinata, e si è iniziata a tramandare appunto come una "ricetta" col suo proprio nome, e non come l'unico modo pratico di mangiare.

N.B. questo non vuole essere una giustificazione del "ci metto quello che voglio e la chiamo carbonara perché sono libero di chiamarla come voglio, altrimenti dittatura culinaria!"... mi riferisco solo alle variazioni sul tema, comprendenti gli stessi ingredienti base.
Quelli che poi mi chiamano "carbonara vegetariana" una pasta con la crema di peperoni gialli - sì, ho visto anche questo! - hanno dei problemi... dico non come vegetariani, massimo rispetto per le scelte alimentari individuali, ma nel non riconoscere a una ricetta diversa la propria dignità di esistere con un nome suo proprio. Insomma, se vario gli ingredienti, creo un piatto nuovo!




... e in ufficio non c'è una cucina da usare a mezzogiorno... sgrunt...