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  1. #1
    Vento forte L'avatar di Presidente
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    La serie l'ho vista anch'io tra l'altro 2 volte, perché ho approfittato di Sky go sul PC (abbonamento di mio cognato). Fatta abbastanza bene con una ricostruzione anche dei dialoghi in alcune circostanze del tutto fedele a quello che accadde realmente.

    Dell'evento ricordavo qualcosa, ma poi rivedendo le immagini mi sono accorto che in realtà ho seguito la vicenda in tv nei tg più di quello che inizialmente ricordassi, quindi mi è tornato un flashback. Del resto ad es le canzoni di quell'estate 1981 le ricordo in gran parte o comunque in una percentuale elevata per uno che ha appena 9 anni.

    "Alfredo" dei Baustelle suonata e cantata con chitarra classica: video inviato ad alcuni amici. Quei pochi che mi hanno calcolato, tra di loro, sono rimasti sorpresi della mia esecuzione
    Addo' arrivamo, mettemo glio' pezzùco
    Luccicantella calla calla, mitti fuoco alla cavalla, la cavalla dé glio' ré, luccicantella mmàni a mmé!!

  2. #2
    Brezza tesa L'avatar di alexeia
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    Ricordo nitidamente. Eravamo tutti appiccicati al televisore, a seguire gli eventi.
    Ma la sensazione, ripensandoci, era strana, non era quella di una diretta come siamo abituati oggi.
    Non eravamo abituati a questo, i mezzi tecnici permettevano di trasmettere in diretta solo per cose programmate da lungo tempo e ben organizzate anche per permettere ciò, e soprattutto cose importanti. Poi c'era anche il controllo di ciò che andava in onda, la paura che potesse crearsi qualche situazione fuori controllo, il lapsus che solo pochi professionisti potevano garantire di saper evitare.
    O era il Giro d'Ilalia, che ovviamente sino all'ultimo nessuno sapeva come sarebbe andato a finire, oppure una "narrazione" era fiction. E le fiction di solito andavano a finire bene. Ci si aspettava il lieto fine.
    Ecco, la sensazione con cui seguivamo - i miei compagni di classe, i familiari, le persone che avevo attorno - lo svolgersi delle immagini era quella: una narrazione televisiva particolare, vera come le dirette sportive, con una sfida da vincere, ma contemporaneamente un film, qualcosa che metteva ansia, trepidazione, per cui tutti tifavano, ma che si immaginava avrebbe avuto il suo momento liberatorio nell'emersione del piccolo dal pozzo. Se era in tv, voleva dire che ce l'avrebbero fatta.
    Poi man mano che procedevano le ore, dopo il fallimento di Licheri, è subentrata l'incredulità, e poi si è capito che la verità che veniva trasmessa era più ineluttabile di quanto si era potuto immaginare sin dall'inizio.
    Un conto era vedere decine di volte il replay di un incidente sportivo o di un attentato già avvenuto, ma per il quale, appunto si era già preparati all'esito, si era già vissuto il trauma della "prima notizia", solo a parole e non con la realtà delle immagini. Questa volta no, il trauma era in diretta, vissuto in tempo reale, cioè goccia a goccia, minuto per minuto.
    Lo ricordo ancora come qualcosa che ci ha segnato, soprattutto noi ragazzini che ancora dovevamo prendere le misure precise della realtà.
    Poi vennero le polemiche, se avessero fatto, se non avessero fatto... e poi la tv del dolore, l'opportunità di continuare la diretta, il successo della trasmissione...
    Al momento però non l'abbiamo vissuta così. Non c'era la morbosità a cui associamo adesso fenomeni come il turismo delle catastrofi, o il gusto di rivedere le scene più raccapriccianti senza censure. C'era partecipazione, ansia... si era lì incollati al video perché si sperava che ce la facessero, non per apprezzare l'emozione di una tragedia in diretta.
    Quello secondo me è un'idea che è maturata dopo. Probabilmente anche la Rai, nel momento in cui ha iniziato a trasmettere, non sapeva dove sarebbe arrivata, e a un certo punto si è trovata a non poter interrompere, perché le persone volevano avere la buona notizia il prima possibile, e dare le notizie era un compito della televisione pubblica.
    Non ricordo nemmeno che qualcuno nel mio intorno fosse scandalizzato da quelle immagini, o che ci siano stati commenti negativi, al momento. Eravamo tutti sconvolti, e volevamo e sapere e sperare.
    Poi il resto è venuto dopo, quando man mano sono venuti meno i freni inibitori, lo share ha prevalso - e qui entra in gioco la concorrenza fra reti pubbliche e reti private, quindi siamo già in un altro mondo - e via via ci siamo abituati a scene sempre più vere, sempre più crude e spesso sempre più gratuite, assuefacendoci.

    Ma allora, io credo che la partecipazione del pubblico sia stata sincera, e l'azione della tv forse ancora pulita da speculazioni.

  3. #3
    Vento teso L'avatar di nago
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    Citazione Originariamente Scritto da alexeia Visualizza Messaggio
    Ricordo nitidamente. Eravamo tutti appiccicati al televisore, a seguire gli eventi.
    Ma la sensazione, ripensandoci, era strana, non era quella di una diretta come siamo abituati oggi.
    Non eravamo abituati a questo, i mezzi tecnici permettevano di trasmettere in diretta solo per cose programmate da lungo tempo e ben organizzate anche per permettere ciò, e soprattutto cose importanti. Poi c'era anche il controllo di ciò che andava in onda, la paura che potesse crearsi qualche situazione fuori controllo, il lapsus che solo pochi professionisti potevano garantire di saper evitare.
    O era il Giro d'Ilalia, che ovviamente sino all'ultimo nessuno sapeva come sarebbe andato a finire, oppure una "narrazione" era fiction. E le fiction di solito andavano a finire bene. Ci si aspettava il lieto fine.
    Ecco, la sensazione con cui seguivamo - i miei compagni di classe, i familiari, le persone che avevo attorno - lo svolgersi delle immagini era quella: una narrazione televisiva particolare, vera come le dirette sportive, con una sfida da vincere, ma contemporaneamente un film, qualcosa che metteva ansia, trepidazione, per cui tutti tifavano, ma che si immaginava avrebbe avuto il suo momento liberatorio nell'emersione del piccolo dal pozzo. Se era in tv, voleva dire che ce l'avrebbero fatta.
    Poi man mano che procedevano le ore, dopo il fallimento di Licheri, è subentrata l'incredulità, e poi si è capito che la verità che veniva trasmessa era più ineluttabile di quanto si era potuto immaginare sin dall'inizio.
    Un conto era vedere decine di volte il replay di un incidente sportivo o di un attentato già avvenuto, ma per il quale, appunto si era già preparati all'esito, si era già vissuto il trauma della "prima notizia", solo a parole e non con la realtà delle immagini. Questa volta no, il trauma era in diretta, vissuto in tempo reale, cioè goccia a goccia, minuto per minuto.
    Lo ricordo ancora come qualcosa che ci ha segnato, soprattutto noi ragazzini che ancora dovevamo prendere le misure precise della realtà.
    Poi vennero le polemiche, se avessero fatto, se non avessero fatto... e poi la tv del dolore, l'opportunità di continuare la diretta, il successo della trasmissione...
    Al momento però non l'abbiamo vissuta così. Non c'era la morbosità a cui associamo adesso fenomeni come il turismo delle catastrofi, o il gusto di rivedere le scene più raccapriccianti senza censure. C'era partecipazione, ansia... si era lì incollati al video perché si sperava che ce la facessero, non per apprezzare l'emozione di una tragedia in diretta.
    Quello secondo me è un'idea che è maturata dopo. Probabilmente anche la Rai, nel momento in cui ha iniziato a trasmettere, non sapeva dove sarebbe arrivata, e a un certo punto si è trovata a non poter interrompere, perché le persone volevano avere la buona notizia il prima possibile, e dare le notizie era un compito della televisione pubblica.
    Non ricordo nemmeno che qualcuno nel mio intorno fosse scandalizzato da quelle immagini, o che ci siano stati commenti negativi, al momento. Eravamo tutti sconvolti, e volevamo e sapere e sperare.
    Poi il resto è venuto dopo, quando man mano sono venuti meno i freni inibitori, lo share ha prevalso - e qui entra in gioco la concorrenza fra reti pubbliche e reti private, quindi siamo già in un altro mondo - e via via ci siamo abituati a scene sempre più vere, sempre più crude e spesso sempre più gratuite, assuefacendoci.

    Ma allora, io credo che la partecipazione del pubblico sia stata sincera, e l'azione della tv forse ancora pulita da speculazioni.
    Concordo su tutto, soprattutto sulla sensazione che sarebbe “andato tutto bene “

    Diciamo che forse ci si è resi conto per la prima volta in Italia della potenzialità di raccattare share che il genere permetteva
    “Sopra le nuvole il meteo è noioso”

  4. #4
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    Leggendo su wiki, in varie persone lo hanno raggiunto, imbragato ma poi si è sempre aperto tutto.
    Ma cavolo, che strano non siano riusciti a bloccarlo nellombragatura…
    O a prenderlo con le mani…
    Cosa deve avere passato, e cosa devono aver passato i genitori..


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  5. #5
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    Citazione Originariamente Scritto da verza81 Visualizza Messaggio
    Leggendo su wiki, in varie persone lo hanno raggiunto, imbragato ma poi si è sempre aperto tutto.
    Ma cavolo, che strano non siano riusciti a bloccarlo nellombragatura…
    O a prenderlo con le mani…
    Cosa deve avere passato, e cosa devono aver passato i genitori..


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    Nelle interviste Licheri dice sempre che era troppo scivoloso, tutto pieno di fango.
    Aggiungerei anche che ormai Alfredino non collaborava più in alcun modo e che per arrivare a lui i volontari si sono devastati fisicamente, senza contare la poca lucidità che si ha stando a testa in giù per così tanto tempo.
    Non vorrei comunque essere nei panni di chi ha raggiunto il bambino ma è poi dovuto tornare in superficie senza essere riuscito a fare nulla, un rimorso che, nonostanze la nulla colpevolezza, ti porti avanti per tutta la vita.

    Those who are not shocked when they first come across quantum theory cannot possibly have understood it. (N.Bohr, 1952)

  6. #6
    Burrasca L'avatar di Corry
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    Citazione Originariamente Scritto da verza81 Visualizza Messaggio
    Leggendo su wiki, in varie persone lo hanno raggiunto, imbragato ma poi si è sempre aperto tutto.
    Ma cavolo, che strano non siano riusciti a bloccarlo nellombragatura…
    O a prenderlo con le mani…
    Cosa deve avere passato, e cosa devono aver passato i genitori..


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    Citazione Originariamente Scritto da Turgot Visualizza Messaggio
    Nelle interviste Licheri dice sempre che era troppo scivoloso, tutto pieno di fango.
    Aggiungerei anche che ormai Alfredino non collaborava più in alcun modo e che per arrivare a lui i volontari si sono devastati fisicamente, senza contare la poca lucidità che si ha stando a testa in giù per così tanto tempo.
    Non vorrei comunque essere nei panni di chi ha raggiunto il bambino ma è poi dovuto tornare in superficie senza essere riuscito a fare nulla, un rimorso che, nonostanze la nulla colpevolezza, ti porti avanti per tutta la vita.
    Se ascolti bene l’intervista che ho postato ti rendi conto del motivo. Alfredino era bloccato con le ginocchia all’altezza del petto e le braccia una dietro la schiena l’altra credo sotto il sedere.
    Licheri non poteva in alcun modo piegare le braccia perché il cunicolo si restringeva molto. Le aveva strette e stese sopra la testa. Poteva solo movere i polsi e le dita. Per lavorare si faceva tirare su e giù continuamente di pochi cm. Non so come abbia fatto a mettergli l’imbrago. Probabilmente lo aveva sistemato in modo precario e infatti non ha tenuto.
    Sinceramente credo che fosse impossibile da salvare. Almeno in quel punto. Forse solo se lo avessero raggiunto quando era più in alto, prima di scivolare giù, sarebbe stato fattibile.
    Progetto fantasioso…

  7. #7
    Brezza tesa L'avatar di alexeia
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    Citazione Originariamente Scritto da verza81 Visualizza Messaggio
    Leggendo su wiki, in varie persone lo hanno raggiunto, imbragato ma poi si è sempre aperto tutto.
    Ma cavolo, che strano non siano riusciti a bloccarlo nellombragatura…
    O a prenderlo con le mani…
    Cosa deve avere passato, e cosa devono aver passato i genitori..

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    C'era il fango e scivolava; a parte il ricordarlo nitidamente, è confermato in tutte le testimonianze che si possono riascoltare.
    Ma anche c'era il fatto che era quarant'anni fa, e che tante cose oggi scontate sono venute dopo, almeno come prassi corrente. Già gli speleologi erano percepiti come una cosa strana, una sorta di acrobati pazzi che si infilavano nei buchi sottoterra, questo pensava il pubblico e a molti allora sembrò persino assurdo che singoli individui "hobbisti" fossero autorizzati a intervenire di persona, "facendo perdere tempo". Di fatto sono stati interventi volontari, di singoli con le palle quadre, che hanno tentato il tutto per tutto nelle condizioni in cui si era allora, anche di preparazione tecnica specifica per il soccorso.
    Oggi uscirebbe il Soccorso Alpino e Speleologico, con squadre volontarie organizzate e attrezzate, magari mobilitate anche dall'estero, e viene considerato per quello che è, un corpo tecnico altamente specializzato e allenato, capace di risolvere situazioni al limite.

    Più che infilarlo in un'imbragatura, in quelle condizioni si doveva crearla in loco, facendo passare la corda o fettuccia in punti che la bloccassero impedendole di scivolare su, quindi riuscire a strisciare con le mani fra il corpo e il pozzo portando giù la corda, e riprenderla dall'altro lato per fargliela girare addosso, cosa penso non facile comunque, anche con attrezzature migliori. E che comunque andava inventata lì, sul momento.
    Il problema vero è che mancavano esperienze specifiche, mancavano competenze, mancava organizzazione rodata. Si è tentato il tutto per tutto improvvisando "col cuore in mano", come vuole la retorica dell'Italia che si arrangia e sopravvive a tutte le avversità, retorica che sfrutta una cosa indubbiamente vera trasformandola in paravento per i problemi mai affrontati seriamente.
    Dopo, infatti, si è strutturata la Protezione Civile che conosciamo oggi.

  8. #8
    Burrasca L'avatar di Corry
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    Citazione Originariamente Scritto da alexeia Visualizza Messaggio
    C'era il fango e scivolava; a parte il ricordarlo nitidamente, è confermato in tutte le testimonianze che si possono riascoltare.
    Ma anche c'era il fatto che era quarant'anni fa, e che tante cose oggi scontate sono venute dopo, almeno come prassi corrente. Già gli speleologi erano percepiti come una cosa strana, una sorta di acrobati pazzi che si infilavano nei buchi sottoterra, questo pensava il pubblico e a molti allora sembrò persino assurdo che singoli individui "hobbisti" fossero autorizzati a intervenire di persona, "facendo perdere tempo". Di fatto sono stati interventi volontari, di singoli con le palle quadre, che hanno tentato il tutto per tutto nelle condizioni in cui si era allora, anche di preparazione tecnica specifica per il soccorso.
    Oggi uscirebbe il Soccorso Alpino e Speleologico, con squadre volontarie organizzate e attrezzate, magari mobilitate anche dall'estero, e viene considerato per quello che è, un corpo tecnico altamente specializzato e allenato, capace di risolvere situazioni al limite.

    Più che infilarlo in un'imbragatura, in quelle condizioni si doveva crearla in loco, facendo passare la corda o fettuccia in punti che la bloccassero impedendole di scivolare su, quindi riuscire a strisciare con le mani fra il corpo e il pozzo portando giù la corda, e riprenderla dall'altro lato per fargliela girare addosso, cosa penso non facile comunque, anche con attrezzature migliori. E che comunque andava inventata lì, sul momento.
    Il problema vero è che mancavano esperienze specifiche, mancavano competenze, mancava organizzazione rodata. Si è tentato il tutto per tutto improvvisando "col cuore in mano", come vuole la retorica dell'Italia che si arrangia e sopravvive a tutte le avversità, retorica che sfrutta una cosa indubbiamente vera trasformandola in paravento per i problemi mai affrontati seriamente.
    Dopo, infatti, si è strutturata la Protezione Civile che conosciamo oggi.

    Anche oggi, in quel punto, non credo ce l’avrebbero fatta. Licheri in un intervista ha fatto un paragone, hai presente il diametro di un piatto? Quella era la larghezza del buco.
    Ripeto, non so come abbia potuto raggiungerlo, non riesco minimamente ad immaginare come abbia fatto e come abbia potuto anche solo cercare o provare a legarlo.
    Progetto fantasioso…

  9. #9
    Vento fresco L'avatar di alnus
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    Citazione Originariamente Scritto da alexeia Visualizza Messaggio
    C'era il fango e scivolava; a parte il ricordarlo nitidamente, è confermato in tutte le testimonianze che si possono riascoltare.
    Ma anche c'era il fatto che era quarant'anni fa, e che tante cose oggi scontate sono venute dopo, almeno come prassi corrente. Già gli speleologi erano percepiti come una cosa strana, una sorta di acrobati pazzi che si infilavano nei buchi sottoterra, questo pensava il pubblico e a molti allora sembrò persino assurdo che singoli individui "hobbisti" fossero autorizzati a intervenire di persona, "facendo perdere tempo". Di fatto sono stati interventi volontari, di singoli con le palle quadre, che hanno tentato il tutto per tutto nelle condizioni in cui si era allora, anche di preparazione tecnica specifica per il soccorso.
    Oggi uscirebbe il Soccorso Alpino e Speleologico, con squadre volontarie organizzate e attrezzate, magari mobilitate anche dall'estero, e viene considerato per quello che è, un corpo tecnico altamente specializzato e allenato, capace di risolvere situazioni al limite.

    Più che infilarlo in un'imbragatura, in quelle condizioni si doveva crearla in loco, facendo passare la corda o fettuccia in punti che la bloccassero impedendole di scivolare su, quindi riuscire a strisciare con le mani fra il corpo e il pozzo portando giù la corda, e riprenderla dall'altro lato per fargliela girare addosso, cosa penso non facile comunque, anche con attrezzature migliori. E che comunque andava inventata lì, sul momento.
    Il problema vero è che mancavano esperienze specifiche, mancavano competenze, mancava organizzazione rodata. Si è tentato il tutto per tutto improvvisando "col cuore in mano", come vuole la retorica dell'Italia che si arrangia e sopravvive a tutte le avversità, retorica che sfrutta una cosa indubbiamente vera trasformandola in paravento per i problemi mai affrontati seriamente.
    Dopo, infatti, si è strutturata la Protezione Civile che conosciamo oggi.
    La protezione civile che conosciamo oggi non è stata capace di evitare che a Rigopiano molti morissero, solo perchè non liberati in tempo (numero di persone che viene infatti tenuto segreto).
    Quello che tutti elogiano come un salvataggio professionale, ai miei occhi è una vergogna nazionale.
    Trecento soldati mandati con ciaspole o sci, pale e corde, ben comandati, avrebbero scoperchiato tutto in un giorno.
    In Italia si è distrutta la cultura del lavoro fisico collettivo e coordinato.

    Per tornare in argomento, credo anch'io come Corry, che purtroppo Alfredino non fosse salvabile, molto proprio per la postura in cui era finito per trovarsi, povero bimbo.
    In un film Woody Allen racconta di un caso quasi identico accaduto negli USA, con diretta TV continua come da noi seguita da tutta la nazione, finito anch'esso purtroppo allo stesso modo.
    Ultima modifica di alnus; 07/07/2021 alle 00:32

  10. #10
    Brezza tesa L'avatar di alexeia
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    Predefinito Re: La tragedia di Vermicino

    Citazione Originariamente Scritto da alnus Visualizza Messaggio
    La protezione civile che conosciamo oggi non è stata capace di evitare che a Rigopiano molti morissero, solo perchè non liberati in tempo (numero di persone che viene infatti tenuto segreto).
    Quello che tutti elogiano come un salvataggio professionale, ai miei occhi è una vergogna nazionale.
    Trecento soldati mandati con ciaspole o sci, pale e corde, ben comandati, avrebbero scoperchiato tutto in un giorno.
    In Italia si è distrutta la cultura del lavoro fisico collettivo e coordinato.

    La vergogna di Rigopiano è che su un intero versante omogeneo, solcato da canaloni analoghi, solo in uno non sia stata individuata attività di valanghe. La vergogna è che in quelle condizioni, in cui già la viabilità era bloccata, il gestore potesse andare a prendere - e segregare, dato che non avevano mezzi per uscirne - i clienti col suo fuoristrada. La vergogna è che quando si generano condizioni di rischio elevato, non si abbia mai il coraggio di fermarsi un attimo prima, ma si attenda subito il dopo.
    Se le cose avessero funzionato prima, Rigopiano non ci sarebbe stata. Nel senso che non costruisci una struttura stabilmente occupata su un cono di colata detritica e valanga, allo sbocco di un canalone.

    Per il resto, sì, se si avesse una disciplina di tipo militare, probabilmente il soccorso avrebbe funzionato meglio. Però attenzione anche alla rigidità delle strutture di questo tipo, di fronte alla gestione dell'imprevisto.

    Al di là di tutto, resta sempre il fatto che meglio quel "poco" che si è migliorati nella protezione civile, che il nulla di un tempo.

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