Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
Dico la mia:
argomento in cui è facile pestare il merdone.
Quando ero più giovane mi piaceva risolvere quiz di logica e roba simile. Con l'avvento di internet si trovavano i test di cui sopra.
Il punto è che sono test per i quali il punteggio migliora se uno ci si esercita.
Potrebbe anche essere che la differenza tra uno brillante ed un idiota (a parte chi ha problemi genetici misurabili ecc.) sia la "perseveranza" nel fare alcune cose.
Vi faccio un esempio:
una decina di anni fa mi capità tra le mani un cubo di rubik che trovai a casa di mio suocero, roba cinese da 2 lire a rischio di cadere a pezzi ad ogni movimento.
Mi appassionai e per un paio di settimane ogni sera un paio di ore mi ci misi segnandomi su carta i passaggi che riuscivo a ricavare; premetto che non cercai soluzioni online, praticamente non ne avevo mai preso uno in mano.
Alla fine lo risolsi partendo dagli angoli. Ci sono persone che non riescono a risolverlo nemmeno leggendo le istruzioni.
Io ho un Q.I. elevato?
Nell'equazione ci dovremmo mettere anche che letteralmente mi perdo dentro casa mia, ho un senso dell'orientamento praticamente nullo, difficoltà a riconoscere i volti delle persone se le vedo solo una volta, difficoltà a riconoscere i colori pur non essendo daltonico, e chissà quante altre cose di cui nemmeno mi rendo conto.

Il problema è la formazione e le esperienze con cui ognuno di noi si forma, in più il cervello non ha i vincoli anatomici delle attività che richiedono determinate caratteristiche fisiche.
Il caso dei gemelli omozigoti è emblematico (o già fatto un esempio riguardo la sessualità, ma protrei farne addirittura un'altro che riguarda lo sport sempre di persone che conosco direttamente, sport giovanile ma a livello di campionati nazionali).



P.s. ho comprato un cubo nuovo per mio figlio che non ha neanche 9 anni (l'altro andò in pezzi nelle sue mani quando ne aveva 2) e ci siamo messi insieme a risolverlo usando il metodo più semplice di cui si trovano le istruzioni su internet. Inutile dire che lui è molto più veloce di me e riesce a ricordare/ricavare i passaggi con più facilità.
E' perchè ha un QI elevato? Le maestre quando vado a parlare (maestre bravissime tra le altre cose che si fanno il mazzo per offrire formazione anche al di fuori delle ore di scuola) mi dicono sempre che si vede che è un bambino molto stimolato. Che significa che i mezzi moderni gli usiamo non per farlo rincretinire ma per dargli piu possibilità di apprendimento.
Poi è chiaro che ognuno ha le sue inclinazioni e bisogna avere delle guide che sappiano tirare il meglio da tutti. Possibilità che tentiamo di dare anche al piccolo, che si vede avere inclinazioni totalmente diverse.
E' un argomento complesso, come dice @jack9 la vera misura del QI si basa su un test complesso che tiene conto di vari ambiti, al tempo stesso il solo QI non è automaticamente indice di capacità in ogni ambito (famoso è il bias di molti scienziati che sconfinano dal loro settore per dire cose su altro sul quale hanno le conoscenze di una persona comune) e l'esperienza/cultura supera la semplice intelligenza, certo però che chi ha un QI più elevato ha maggiori capacità di eccellere in ogni ambito se è ispirato, cosa non da poco, e studia.


Su cosa poi faccia l'intelligenza si potrebbe aprire un dibattito enorme, anche sul modo in cui si sviluppa: io, magari stenterete a crederlo, fino alla quinta elementare in matematica ero una capra. Sapevo fare i calcoli, ma quando si trattava di risolvere i problemi era come se avessi il cervello vuoto (è la migliore cosa che possa dirvi). Quando iniziai le medie, infatti, mi domandavo come avrei fatto. Mio padre era bravissimo, e mi aiutava ancora in prima media e con molta fatica prendevo buoni voti. Poi, puff, pubertà in seconda media e divenni un "genio": improvvisamente capivo i problemi, visualizzavo la geometria in mente, la professoressa mi dava problemi più complessi perchè li risolvevo subito e mi annoiavo, quando sentivo una spiegazione capivo immediatamente e già applicavo i concetti. Un anno e mezzo dopo la pubertà passai persino i giochi matematici e andai alle provinciali, io che fino agli inizi della prima media mi sentivo una zucca vuota.
Da questo racconto personale posso trarre la conclusione che sicuramente c'era una componente genetica che si è innescata, per qualche ragione, con la pubertà nel mio caso, vedi mio padre. Però per il resto nulla avrei potuto se non avessi comunque speso tempo durante il liceo a studiare fisica e matematica per conto mio e con amici, mettendoci ore su ore, anche per sfida personale (motivo per cui non ho mai preso materie con matematica dentro, non avrei avuto vita perchè per me è qualcosa da risolvere, ancora oggi quando imbastisco qualche modellino di statistica meteorologica ci metto a volte ore su ore togliendolo ad altro perchè voglio capire come fare - non sempre ho tutto già pronto in testa - , e non mi arrendo anche se devo leggermi centinaia di fonti e sbatterci la testa per capire).