Caimano “manicomiale”


Il giudizio di Bertinotti è da condividere totalmente. Ha parlato di «dibattito manicomiale», a proposito delle paginate mediatiche volte a scandagliare quanto, come, se e perché il nuovo film di Nanni Moretti avrÃ* impatto sugli indecisi, sugli elettori di destra e di sinistra. Il leader di Rifondazione il film non l'ha visto, ma assicura che non sarÃ* per effetto della pellicola che cambierÃ* il suo voto a Rifondazione comunista. Come spessissimo gli capita, Bertinotti riesce a dire più veritÃ*, attraverso espressioni azzeccate che solo in apparenza sembrano paralogismi. Riconosce indirettamente il genio della strategia comunicativa morettiana, che ottiene sulla sua “opera civile” più pagine in un solo giorno di quante ne avrebbe mai avute altrimenti in mesi interi. Sbertuccia osservatori e politici che sono accorsi alla prima, per testimoniare militanze, fedeltÃ* o cambi di linea dell'ultimora. E ironizza indirettamente sulla astuta e comunistissima - in senso alto, più che togliattiana, direttamente e moscovitamente luckacsiana - dissimulazione ferrariana, che lancia la linea «capolavoro assoluto» per deridere e spegnere insieme la pellicola. Paolo Guzzanti non ce l'ha fatta, a rispettare la linea ultragesuitica ferrariana. Insomma, c'è cascato in pieno. Vien da dire che solo Bertinotti e Ferrara, hanno il dono contrapposto dell'esprit ferramente innestato sul proprio fine. Il resto è manicomiale, proprio.

Oscar