Originariamente Scritto da Thomyorke
Anch'io lo credo, ma è un dato di fatto che dopo 4 secoli siamo ancora qui a chiederci in cosa consista questo "specifico" umano. Cartesio parlava dell'autocoscienza: giusto. Ma tutt'al più arrivo, col cogito ergo sum, a stabilire che io esisto. Non stabilisco né cosa sono (materia? spirito? un po' e un po'?) né cosa, eventualmente dovrei essere (dopo la morte diverrò spirito? un miscuglio di molecole? spirito e corpo?). E quindi le domande fondamentali rimangono inevase.
Su Kant: d'accordissimo, ciò che esula dalla Ragione è per ciò stesso indecidibile. Ma la domanda è: funziona? Mi spiego: per un pesce chiedersi cosa c'è fuori dal pelo dell'acqua può essere indecidibile. Ma se un signor Merluzzo decidesse di (per esempio) analizzare le cause che portano ad avere qua acqua fredda e lÃ* acqua calda, prima o poi si scontrerebbe o con l’impossibilitÃ* di capire bene le cause del fenomeno oppure con un qualcosa (fisica dell’atmosfera) che sta al di lÃ* del suo universo. Ma la scienza, si è mai trovata nelle condizioni del signor Merluzzo? Per spiegare l’Universo ha da postulare l’esistenza di un “altrove e altrimenti” oppure è in grado di dare spiegazioni senza dover ricorrere al postulato dell’esistenza di Dio? Per spiegare il moto degli astri, una reazione chimica, la fecondazione umana e vegetale, deve ricorrere all’esistenza di genietti all’opera o può darne dimostrazione altrimenti? Lo può fare altrimenti, è ovvio.
Si parla spesso del Big Bang, a tale proposito. Occhio: al momento noi sappiamo solo che se noi conosciamo qualcosa, questo qualcosa è solo fino al Big Bang, da lì “in su” non siamo in grado di dire nulla perché il nostro orizzonte di riferimento (lo spazio tempo) non ha senso. E’ come chiedere ad uno nato nel 1960 di descrivere le sue emozioni allo scoppio della II guerra mondiale. Domanda senza senso: non poteva provare emozioni e quindi non può descriverle. Questo prova che c’è Dio, “al di su” del Big Bang? Assolutamente no: prova solo che c’è un limite. Se “oltre” questo limite c’è un altro Big Bang o Dio, al momento lo si può immaginare. In definitiva: l’ignoranza non è una prova: se io non ricordo la data della battaglia di Lepanto, ciò non vuol dire che la battaglia di Lepanto non sia mai stata combattuta.
E poi, del resto, ogni volta che parlo di queste cose mi viene in mente Blade Runner, con ogni probabilitÃ* (e lo dico senza NESSUNA ironia) uno dei maggiori prodotti culturali della seconda metÃ* del secolo scorso. Qual è il tema di Blade Runner (e di gran parte dell’opera di Philip Dick) se non capire cosa distingua un uomo da un automa? Il film si apre con la prova della contrazione della pupilla. Prova meccanica, facile da individuare. Ma nel corso del film sappiamo che non basta, sappiamo che nemmeno la scarsa vita degli androidi è più un elemento sufficiente: la tecnologia della Tyrrell ne ha messi a punto di nuovi. E allora comincia, negli stessi protagonisti a farsi avanti un dubbio: sono io un androide o un uomo? Cosa fa sì che io sia indiscutibilmente un uomo? Per ritornare a Cartesio: gli androidi pensavano, eccome, ricordavano pure (innesti artificiali di memoria) ma NON erano uomini, erano macchine. Per loro il cogito ergo sum non funzionava: cogitabant, sed non erant. Il film, come forse qualcuno ricorda, pone il dubbio, non dÃ* risposte. Esattamente il dubbio che da 4 o 5 secoli ci portiamo appresso.
Piuttosto, anche per spiegare perché io sono credente, ritornerei alla domanda iniziale: funziona? Qui parlo della vita umana, dei rapporti umani, della societÃ*. La mia domanda è: funziona? Ecco, io penso di no, e penso che una delle ragioni per cui non funzioni sia esattamente la morte di Dio nella coscienza moderna. Quindi, per me, il cattivo funzionamento non è nelle teorie che spiegano il creato visibile e il tangibile ma, molto più prosaicamente, nel sistema di relazioni che l’uomo ha messo (e ancor più sta mettendo) in piedi. E’ questo che non funziona, per me.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
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