Ma se il riscaldamento oceanico giustifica sostanzialmente tutto il riscaldamento sulle aree di terra (ad eccezione delle variazioni dovute ad es. alla perdita di ghiacci, copertura nevosa ecc.) questo non lascia spazio all'urbanizzazione come causa del trend;
l'irrigazione non richiede un aumento della superficie per avere un impatto ma solo che aumenti il quantitativo di acqua che evapora e l'uso dei suoli dal 1850 nel complesso ha aumentato l'albedo terrestre poichè è variato il tipo di copertura vegetale e le aree coltivate si sono espanse; l'impatto complessivo tenendo anche conto delle variazioni indotte al ciclo idrologico è comunque piccolo e di raffreddamento alle medio-alte latitudini, riscaldamento a quelle tropicali.
La questione "termometrica-strumentale" delle stazioni a terra è solo un aspetto della presa di coscienza definitiva ed ineluttabile
del cambiamento climatico=riscaldamento della superficie terrestre, che come detto in altro post non sarebbe quantificabile se non in stretta associazione con cambiamenti che riguardano biosfera, criosfera et similia.
SE trascurassimo evidenti cambiamenti che hanno riguardato la distribuzione delle specie termofile, lo scioglimento dei ghiacciai, e volessimo studiare il GW basandoci essenzialmente sulle colonnine di mercurio delle stazioni a terra o delle interpolazioni satellitari per le quote superiore faremmo un lavoro poco esaustivo.
I dati termometrici di terra, con tutti i limiti dovuti alla urbanizzazione, ai cambiamenti strumentali, danno una lettura altamente affidabile perchè corroborati da altri aspetti mutevoli che nessun climatologo professionale trascura, bio-goechimica, oceanografia.
Detto questo continuare a disquisire sugli strumenti e le misurazioni è un esercizio molto superficiale che denota una scarsa acquisizione del significato complessivo e globale del fenomeno GW.
Insomma se facciamo del GW una questione di capannine o satelliti. mezzo decimo in più o mezzo grado in meno,....siamo fuori strada, ci sono altri aspetti del pianeta che parlano chiaramente.
my web site: http://www.anguillara-meteo.com con webcam live streaming
Ho imparato negli anni che discutere di meteo e cambiamenti climatici con chi si è avvicinato a questo hobby per amor di freddo e neve...alla fine è tempo perso.
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L'aumento della CO2 avrebbe dovuto incrementare
sia la presenza dei coralli negli oceani
sia la presenza della vegetazione nella terraferma.
E' ovvio che se asfalto o pavimento o cementifico quel suolo non possa essere coperto di vegetazione /colture.
Che la vegetazione e la coltivazione sia aumentata nessuno lo mette in dubbio, ma
è aumentata di pochissimo in confronto al picco di CO2.
P.s. e poi l'articolo di CM su zona urbana e rurale è relativo all'entità del riscaldamento descritto
non certo sulle cause.
Ultima modifica di Alessandro(Foiano); 28/08/2015 alle 21:05
Il tuo discorso appariva molto sensato. Tant'è che anni e anni fa (chissà se esiste ancora) apparve un sito negazionista, finanziato dai petrolieri americani, che conduceva una campagna proprio basata su questo: +CO2+piante=greener planet. Sennonché, nel corso degli anni, ho letto tutta una serie di paper che scalfivano parecchio questa certezza. Li ho sempre letti distrattamente, per cui non sono in grado di ricostruire le varie argomentazioni. Googlando, però, ne trovi. ad esempio:
Climate change surprise: High carbon dioxide levels can retard plant growth, study reveals : 12/02
Il problema è sempre il solito: il ceteris paribus. Se aumentiamo la CO2, ceteris paribus, allora sì, forse abbiamo più piante. Ma il ceteris paribus non esiste in natura, che è sempre un sistema con un numero dannatamente alto di equazioni. Per cui se hai +CO2 hai anche +una caterva di altre cose che finiscono per annullare l'effetto iniziale se non produrre controreazioni negative.
Idem per i coralli +Co2 forse serve, ma se ottengo questo con un aumento anche lieve di T, quest'aumento vanifica completamente l'effetto CO2 ottenendo, anzi, un effetto contrario.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Ma cosa c'entra adesso quanto avrebbe dovuto aumentare la vegetazione con l'impatto dell'urbanizzazione? l'articolo che hai citato implica che parte del riscaldamento globale è dovuto al riscaldamento locale dovuto all'urbanizzazione, cosa che è non è supportata dalle evidenze che ho riportato tra le quali il riscaldamento oceanico e i suoi impatti sulle temperature di terra.
Ultima modifica di elz; 28/08/2015 alle 21:23
C'entra perchè l'articolo parla anche di vegetazione e la domanda è questa:
"....Certo, un po’ di global warming da CO2 ci sarà comunque,
ma quanto di questo piuttosto non potrebbe essere la somma di questi ‘ovvi’ local warming?"
Io invece non riesco a capire come si possa pensare di separare dal lato termico
il contributo urbano e rurale quando entrambi invece fanno parte della bassa troposfera.
Infatti mi sembra ovvio che l'anomalia per entrambe le aree sia la medesima.
Probabile che la bassa troposfera con tale picco di CO2
avrebbe dovuto disporre di maggiore suolo per sottrarla dal bilancio globale.
Di certo la popolazione in 40 anni è raddoppiata e di certo la terraferma
è stata in buona parte cementificata ed è stata esclusa dal ciclo del carbonio.
Ultima modifica di Alessandro(Foiano); 28/08/2015 alle 21:47
Ma se è proprio quello che fa l'articolo che hai citato comparare le temperature nelle aree rurali ed urbane, boh.
Si e negli usa dove la differenza tra le aree urbane e rurali è massima nelle zone di foresta ed è anche inversa in alcune zone aride come phoenix/las vegas, dove si è avuto il massimo riscaldamento?
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Ma perché "ovvi"?
Anche questo fu un argomento largamente usato dai negazionisti negli anni '90, le isole di calore. Se confrontiamo la situazione odierna con il 1880 appare, a prima vista, un discorso sensato. Ma se parliamo del 1985 comincio ad avere qualche dubbio. Da allora le foreste, in Europa, sono aumentate e l'aumento della popolazione, un po' in tutto il mondo, ha provocato un forte inurbamento con conseguente spopolamento delle campagne. Sono nate megalopoli di decine di milioni di abitanti ma, al contempo, in questi ultimi decenni, molti centri rurali, nel mondo ricco e in quello povero, si sono spopolati.
Insomma, se parliamo degli ultimi decenni, non scommetterei affatto sull'ovvietà.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Ultima modifica di Alessandro(Foiano); 28/08/2015 alle 22:14
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