E' vero che si è in un territorio fragile, è vero che molte zone a rischio non sono in sicurezza, ma comunque, ogni volta che accadono questi eventi si tend sempre ad addossare la colpa a questo e a quello, però, come è stato detto va tenuto conto che la Valpadana si è formata anche con i detriti portate dalle piene dei fiumi, e che le precipitazioni sono state molto molto abbondanti (cosa vuoi fare con 810 mm a Piancavallo?)
Quoto parola per parola: io a Zaia ho mandato una mail copiando e incollando il bollettino ARPAV di domenica (specificando che, comunque, anche i due gg precedenti i bollettini erano allarmanti).
Finora, ovviamente, alcuna risposta (e non ci sarà risposta, ne sono ceto).
Questi quaquaraquà bisognerebbe sputta.narli quando vanno nei salotti televisivi, ma nessuno lo fa.
il grosso problema delle alluvioni, per quanto riguarda le zone pianeggianti che si allagano con le eseondazioni dei fiumi, sono gli alvei che non vengon ripuliti e dragati, perchè ciò è impedito dalle amministrazioni pubbliche e non so per quale motivo!I torrenti/fiumi in piena, trasportano un'enorme mole di pietrisco che con il tempo si deposita nel letto del torrente innalzandone il livello. Il problema è che le infrastrutture circostanti, che ne delimitano il corso o interessano lo stesso(argini, ponti, muri etc...) divengono ben presto insufficienti per contenere il passaggio di grossi quantitativi di acqua...un ponte che ha una luce di 6m dal letto del fiume nella fase di costruzione, dopo qualche anno magarisi ritrova ad averne solo più 4m, con conseguente riduzione della luce disponibile per il deflusso delle acque...se con esse scendono anche tronchi etc...possono sorgere molti problemi...ci sono fiumi, il cui letto ormai si trova a un livello superiore rispetto al piano di campagna circostante, e si interviene per alzare gli argini...sbagliatissimo, perchè la pressione dell'aqua del fiume che spinge verso l'esterno, può essere tale da far "spappolare" lo stesso argine che ricordiamo che nella maggior parte dei casi è di terra logicamente anche inzuppata d'acqua...
"Noi non sappiamo aver pazienza. Vogliamo l'uovo, il culo caldo e la gallina. Ma quella, appena ha fatto l'uovo se ne va, e il culo caldo non ce l'hai. So che è un pò volgare, ma è così...." 07-06-2011 G.Trapattoni
I miei discorsi critici esulano dalle capacità o incapacità dei governi locali attuali. Polemizzare con le amministrazioni locali insediate recentemente non avrebbe davvero senso. Sarei intellettualmente molto scorretto a trovare come unica causa la mancanza di interventi solo da una parte politica, anzi...
Quindi, se possiamo, esuliamo per una volta dalle fazioni politiche, andremmo secondo il mio modesto parere anche ot.
Sarebbe troppo semplice trovare difetti nell'attuale coalizione politica anche perchè sono lontanissimi dai miei principi morali ed intellettuali (non sono di sx, nè di dx, nè di centro, sono avanti come dice un noto personaggio), ma vorrei improntare la questione esclusivamente sulla possibilità o meno di poter limitare i dissesti idrogeologici. Sono consapevole del fatto che la natura avrà sempre la meglio, ma possiamo fare qualcosa per salvare almeno una vita??
Riporto un commento della protezione civile circa i problemi sopracitati:
Tuttavia il rischio idrogeologico è stato fortemente condizionato dall’azione dell’uomo e dalle continue modifiche del territorio che hanno, da un lato, incrementato la possibilità di accadimento dei fenomeni e, dall’altro, aumentato la presenza di beni e di persone nelle zone dove tali eventi erano possibili e si sono poi manifestati, a volte con effetti catastrofici. L’abbandono dei terreni montani, l’abusivismo edilizio, il continuo disboscamento, l’uso di tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente, l’apertura di cave di prestito, l’occupazione di zone di pertinenza fluviale, l’estrazione incontrollata di fluidi (acqua e gas) dal sottosuolo, il prelievo abusivo di inerti dagli alvei fluviali, la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua hanno sicuramente aggravato il dissesto e messo ulteriormente in evidenza la fragilità del territorio italiano
Il continuo verificarsi di questi episodi ha indotto una politica di gestione del rischio che affrontasse il problema non solo durante le emergenze.
Si è così passati da una impostazione di base incentrata sulla riparazione dei danni e sull’erogazione di provvidenze, ad una cultura di previsione e prevenzione, diffusa a vari livelli, imperniata sull’individuazione delle condizioni di rischio e volta all’adozione di interventi finalizzati alla minimizzazione dell’impatto degli eventi.
Fonte: http://www.protezionecivile.it/minis...51&cms_pk=1435
Scusatemi se sono risultato prolisso, ma spero di aver espresso con animo costruttivo e cordiale il mio pensiero.
Ciao![]()
Ultima modifica di Maestro Yoda; 03/11/2010 alle 20:00
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