Sugli autorigeneranti mi sono fatto una certa esperienza "sul campo", l'evento di Genova del 7-8 ottobre 1970 (allora avevo 11 anni e abitavo nel capoluogo ligure) fu uno di quelli che scatenò in me la passione per la meteorologia. Poi da appassionato delle Alpi Apuane ho vissuto con angoscia e dolore l'alluvione del 19 giugno 1996, trovandomi tra l'altro proprio a Viareggio e quindi assistendo da vicino allo scenario assurdo di quel temporale autorigenerante che si scatenava sui rilievi a pochi km da noi.
Le scene che vidi a Cardoso pochi giorni dopo l'evento del giugno 1996 speravo di non doverle rivedere mai più e invece ho rivissuto tutto nel luogo che forse mi è più caro, quella Vernazza dove sono spesso di casa (e per fortuna la casa non era sulla via principale, che fu sommersa da 4 metri di detriti).
Nel mio piccolo ho cercato quindi di documentarmi e capire le dinamiche di questi "mostri", apportatori delle famigerate "bombe d'acqua", fra le quali un posto d'onore ha anche quello del Fereggiano (4 novembre 2011, Genova, vedi l'accumulo orario di 181 mm a Vicomorasso). Genova è un'area a forte rischio per questi eventi, visto che la sua orografia rende non insolita la formazione e la persistenza sul posto di linee di convergenza tra tramontana e scirocco lungo le quali si sviluppano appunto i temporali, anche l'alluvione del 2010 a Sestri Ponente (tracimazione del Chiaravagna) ebbe dinamica simile e anche in quella occasione vi fu una linea netta di divisione tra area di forti piogge a area quasi asciutta, nello specifico fu la dorsale tra Val Bisagno e Val Polcevera.
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Giovanni
Avatar: la grande nevicata a Peio il 20 gennaio 2009
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