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    Comitato Tecnico Scientifico L'avatar di mat69
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    Predefinito Forte variabilità intrastagionale

    Sembrerebbe quasi paradossale (ma è una conseguenza del tutto comprensibile) che le estati che discendono da situazioni pregresse invernali connotate da profondi sconquassi a carico del vortice polare (i più intensi: inverno 2009/2010 e 2012/2013) e contraddistinti da un'avanzata antizonalità (AO molto negativa) presentino un vortice polare parzialmente ricompattato sul polo.

    2010:

    2010.gif
    2011:

    2011.gif

    2012:

    2012.gif

    2013:

    2013.gif

    Ciò, ritengo, possa discendere dall'inibizione dei moti meridiani di trasporto orizzontale di calore durante la fase tardo - primaverile proprio a ragione del fatto che una forte antizonalità al pari di un'accentuata zonalità rendono impervi gli scambi termici polo/equatore.
    In tal senso i mancati disturbi tendono parzialmente a ricreare una sorta di equilibrio radiativo nel quale il vortice tende a ricompattarsi (naturalmente con i limiti imposti dalla stagione).

    La ripartenza dell'attività del vortice polare troposferico tende a "risparigliare" le carte mettendo in evidenza e riattivando i forcing dinamici in grado di porre in essere i primi disturbi alla sua naturale genesi.
    Le proiezione offerte dai modelli evidenziano, infatti già nel medio termine, la potenziale situazione descritta:



    nella quale il forcing maggiormente energivoro del disturbo illustrato dall'analisi modellistica pare provenire dal cuore delle parte occidentale del continente nord americano giusta una pregressa situazione di alta zonalità pacifica che ha accumulato molto calore nella regione dell'EPO (east pacific oscillation) scombussolando il dipolo PDO neg.
    sst.anom.gif

    e nel quale, in questa fase, il continente più dell'oceano, riesce ivi ad esprimere maggior apporto di calore:




    In questo contesto il jet stream polare esprime comunque una modesta variabilità e il treno d'onda è finora stato poco accentuato come appare dal tratteggio dei clusters del PNA:

    pna.fcst.gif

    La caduta nel lungo termine del PNA index pare ascrivibile maggiormente ad una perdita di tensione zonale del Pacifico come conseguenza del disturbo proveniente dal continente americano nei confronti del vp più che ad un'oscillazione oceanica vera e propria (con conseguente caduta dell'AO).
    In Atlantico, la situazione che ne discende è diretta conseguenza degli equilibri creati oltre oceano.
    Ritengo quindi che la chiave dominante del pattern settembrino possa essere rappresentato dal vortice islandese che punta generalmente verso l'Europa con una direttrice prevalentemente nord occidentale.

    Questo in attesa di un nuovo parziale ricompattamento del vpt verso la fine del mese e che dovrebbe preludere all'instaurazione di nuovi equilibri ove dovrebbe assumere maggiore importanza l'attività convettiva indo - pacifica.
    Alcune considerazioni (che proporrò in seguenti interventi) mi fanno pensare che, nel mese di ottobre, la stagione possa prendere una brusca accelerazione verso pattern autunnali avanzati, ma ne parleremo dopo

    Ultima modifica di mat69; 10/09/2013 alle 10:12
    Matteo



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