
Originariamente Scritto da
galinsoga
Non vorrei che la discussione degenerasse, visto che l'argomento non è la biologia della zanzara tigre, ma va considerato anche un altro elemento: Aedes albopictus è una specie sinantropica, la trovi sempre in prossimità di ambienti antropizzati e questo ne estende potenzialmente l'areale, visto che l'Italia è uno dei paesi più antropizzati, in termini di consumo del territorio, del mondo. Se vogliamo trovare dei segnali concreti degli effetti climatici del riscaldamento climatico sugli ecosistemi dobbiamo affidarci ad alcuni indicatori:
1) il limite superiore delle foreste di conifere sulle Alpi è sicuramente salito di quota nell'ultimo quarantennio, ad esempio negli anni '70 era molto difficile trovare esemplari isolati di specie arboree oltre i 2400 m sulle Alpi, ora capita sempre più spesso di imbattersi in isolati esemplari di larice, cembro e perfino di abete rosso a quote davvero molto alte (superiori ai 2700 m). Potrebbero essere il prodromo di una più imponente espansione del bosco a quote elevate, un fenomeno simile a quello che si sta osservando in molte zone dell'Artico, in cui la tundra sta cedendo spazio alla taiga.
2) alcune specie di origine artica, ad esempio Gnaphalium norvegicum Gunnerus, sono effettivamente in ritirata verso Nord in alcune zone delle Alpi occidentali (e in modo particolare nelle Marittime e nelle Cozie).
3) in alcune zone è possibile osservare la risalita nel piano subalpino (talvolta fino alla base di quello alpino) di specie tipiche del piano montano, ossia specie che sono legate all'orizzonte climacico del faggio si rinvengono in quello dei boschi subalpini di conifere e nelle brughiere a rododendro o a mirtilli.
4) alcune specie caducifoglie relativamente termofile, come roverelle o cerri, di solito confinate al piano collinare (o sui rilievi del Sud e delle isole, alla fascia più bassa di quello supramediterraneo) tendono sempre più spesso a portarsi verso il piano montano (in alta Val Tanaro mi è capitato di vedere giovani piante di roverella in pinete a pino silvestre, a un'altitudine di circa 1300-1350 m, mentre sul versante lucano del Pollino sono state osservate giovani piante di cerro in ambiente di faggeta a oltre 1500 m).
Sono segnali dei cambiamenti climatici che non vanno ignorati, ma nemmeno drammatizzati.
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