Di nuovo nuove ambivalenti sul fronte NAO (scusate il gioco di parole!).
Oggi tornerò ad analizzare un importante predittore che influenza il pattern NAO già a partire dalla precedente estate (in particolare dai mesi di giugno e luglio, più o meno il periodo a cavallo del solstizio estivo). Predittore dal quale consegue tutta una serie di fattori che “agiscono da ponte” (o fanno da tramite) fra il predittore estivo e la NAO del successivo inverno.
Sto parlando della copertura nevosa delle zone sub-polari dell’emisfero nord.
In questo TD, a suo tempo, se ne era già parlato e si era iniziato un lavoro di analisi su questo tema:
http://forum.meteonetwork.it/showthread.php?t=55609
Vediamo ora di fare un aggiornamento e, se possibile, di osservare quali effetti ha causato negli ultimi mesi la situazione della copertura nevosa estiva.
Due premesse iniziali:
a) ho cercato, stimolato dal alcune letture, di analizzare le eventuali ripercussioni (a partire dallo scorso mesi di giugno) dell’anomalia nella copertura nevosa su temperature dell’aria, circolazione atmosferica (venti e SLPA) e SSTA sul NATL. Ottimo esempio, questo, di interazione fra criosfera, atmosfera e idrosfera.
b) per un ulteriore approfondimento di questo predittore e delle sue conseguenze sulla NAO invernale, invito alla lettura del mio prossimo contributo sulla NAO (parte 8).
[1] In questo TD già si era visto come quest’anno la copertura nevosa estiva (giugno e luglio, JJ) delle zone subpolari dell’emisfero nord è stata assai scarsa --> primo punto a favore di una NAO+.
La conferma giunge anche da questo grafico della Rutger University:
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[2] Stranamente, però, la bassa copertura nevosa di JJ sembrerebbe aver influito in maniera un po’ discontinua sulle anomalie termiche misurate al suolo (T2m) dello stesso periodo considerato sulle 2 aree che, secondo lo studio di riferimento (Saunders et al., 2003), presentano la correlazione negativa più elevata con l’estensione della copertura nevosa dell’emisfero nord.
Se infatti in Eurasia (E) in JJ abbiamo effettivamente avuto STA+ sulla zona di riferimento (regione siberiana adiacente ai mari di Barents e Kara), la stessa anomalia non si è invece verificata in Nordamerica (N): STA- sui territori NW canadesi.
Inoltre: le STA della terza “area sensibile”, la zona al largo delle coste groenlandesi meridionali (G), di solito correlate positivamente con l’estensione della copertura nevosa dell’emisfero nord, essendo state positive hanno pure contribuito a dare un responso abbastanza anomalo.
Lo studio di Sauders propone di considerare come fattore termico la differenza zonale delle temperature dell’aria (ΔT ) della regione subpolare in questo modo:
ΔT = (N + E)/2 - G
In sostanza , quindi, ΔT nelle 3 aree considerate è stata minima, ancorché leggermente negativa (le STA- su N e le STA+ su G sono state un po’ più nette delle STA+ su E)
--> secondo step a favore di una NAOdeb- (laddove la caratterizzazione di forza deriva dalla poco chiara lettura delle anomalie).
[3] L’atmosfera che sovrasta le 3 aree suddette risulta essere significativamente “perturbata” dalle anomalie termiche spiegate nel punto [2], sempre a JJ. I compositi degli anni che presentavano un elevato (basso) ΔT, cioè STA più alte (basse)su N e E e STA più basse (alte) su G solitamente frutto di scarsa (elevata) estensione nevosa sulle zone subpolari dell’emisfero nord, presentano un interessante distribuzione delle anomalie dei venti zonali (U) nella media troposfera (piano barico di 500 hPa).
In caso di ΔT elevato si ha:
-su N e su E tendenzialmente U positivi (westerlies) alle più elevate latitudini (solitamente sopra i 70 gradi N) e invece U negativi (easterlies) alle medie latitudini (circa 50-60 gradi N): sintomo di un rafforzato VP e di un jet indebolito alle medie latitudini;
-su G, invece, U positivi alle medie latitudini e invece U negativi più a nord più a sud.
Il contrario in caso di ΔT basso.
Una veloce “lettura” delle anomalie dei U nella media troposfera (piano barico di 500 hPa) di quest’anno ci mostra che effettivamente il “comportamento” dell’atmosfera in relazione ai U sembrerebbe associarsi alle caratteristiche viste nel punto [2], e dunque dissociasi un po’ dal punto [1] --> terzo step di nuovo a favore di una NAOdeb-.
[4] Vediamo ora come si propaga, a livello di SLPA degli stessi e successivi mesi, il segnale analizzato nei precedenti punti.
I compositi degli anni che presentavano un elevato (basso) ΔT presentano anche un interessante distribuzione SLPA.
In caso di ΔT elevato si ha:
-a JJ anomalie + fra il vicino NATL e l’Europa occidentale e anomalie – fra Groenlandia e Islanda (NAOestiva+)
-ad agosto una debole zona di SLPA+ sulle isole britanniche;
-a settembre SLPA+ sul NATL subtropicale centro-occidentale (a circa 30 gradi N e fra 60 e 30 gradi W);
-ad ottobre SLPA+ sul NATL fra Groenlandia e Islanda e SLPA- sull’Europa centro-orientale.
Il contrario in caso di ΔT basso.
Una veloce “lettura” delle SLPA di quest’anno ci mostra che, pur se in modo non netto, effettivamente il “comportamento” dell’atmosfera in relazione alla SLP sembrerebbe associarsi di nuovo alle caratteristiche viste nei punti [2] e [3], e dunque dissociasi un po’ dal punto [1] --> quarto step ancora a favore di una NAOdeb-.
[5] Persistenti SLPA in area euro-atlantica fra estate ed autunno possono ovviamente, a loro volta, condizionale le SSTA sul NATL: in linea generale, si è notato che solitamente un elevato (basso) ΔT tende a favorire un Tripolo positivo (negativo) fra luglio e settembre/ottobre. Parto stavolta dal luglio, perché ovviamente per quel che riguarda le SSTA occorre un certo lag di tempo affinché il segnale di anomalia nelle condizioni atmosferiche possa condizionarne in modo significativo la configurazione.
In generale si osserva un estensione del Tripolo fra luglio e settembre (segnale cmq che è un ibrido fra la tipica configurazione del Tripolo e la cosiddetta configurazione “a ferro di cavallo”, vedi qui) http://forum.meteonetwork.it/showpos...&postcount=204
Ad ottobre l’area perde significatività, tranne che nelle regioni nordatlantiche tropicali (circa 10-20 gradi N), laddove, come già notato da Czaja e Frankignoul (2002), SSTA- (SSTA+) tendono a favorire NAO+ (NAO-), soprattutto ad inizio inverno.
Vediamo la sitazione di quest’anno:
Fino ad agosto mi pare di scorgere un ulteriore elemento a favore di una NAOdeb-.
Purtroppo, invece, fra settembre e ottobre, come già segnalato da 4ecast, qualcosa anche nelle SSTA sembrerebbe essersi dissociato dalle SLPA e soprattutto l’estesa area di SSTA+ sul medio NATL tenderebbe a favore di una NAOdeb+.
Considerando che il punto [2] risulta essere a tutt’oggi il predittore della NAO invernale con la correlazione più alta (0.7), superiore anche al fattore copertura nevosa (che ha inoltre il limite del debole campione di dati: l’estensione della copertura nevosa la si misura solo da inizio anni 70), sarei tentato di proporre una proiezione NAO leggermente negativa (a prescindere dai numerosi altri predittori).
Ma il dilemma nasce dal fatto che il fattore [2] implica anche i fattori [3]-[5]: può essere considerato indipendentemente dagli altri fattori o questi ultimi sono conditio sina qua non della sua significatività e correlazione con la NAO invernale?
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Ultima modifica di steph; 27/10/2007 alle 22:49
~~~ Always looking at the sky~~~
Anno 1830. A stento può credersi quanto incostante sia stata la stagione invernale, poichè dal novembre alla metà di febbraio corrente non si sono vedute due godibili giornate consecutive, mentre le nevi sono state replicatissime e magiori di quelle del 1790 e dei freddi del 1813 e 1814.
Ha spiegato a come e arrivato a questa conclusione ?
Vedo che molti nel forum cominciano ad accodarsi all idea che , a differenza dell anno scorso, ci sono ingredienti buoni...
certo che se al momento opportuno, non vengono "mescolati" bene puo esserci l ennesima fregatura e che un buon inverno succeda in un altra area e Il Mediterraneo rimanga ai margini.
Eppure continuo a vedere buone chances che quest anno non sia cosi e che il Mediterraneo abbia la sua parte, e comunque presto per esserne certi.
Bè Max, se colleghi le ottime proiezioni degli indici alla correlazione con gli inverni storici in Sudamerica, direi che le probabilità non dico di un inverno(ci spero lo stesso), ma di un evento notevole ci siano tutte.
Comunque è presto, intanto monitoriamo la situazione
Anno 1830. A stento può credersi quanto incostante sia stata la stagione invernale, poichè dal novembre alla metà di febbraio corrente non si sono vedute due godibili giornate consecutive, mentre le nevi sono state replicatissime e magiori di quelle del 1790 e dei freddi del 1813 e 1814.
Che bella analisi! Quindi ci dovremmo aspettare la prima parte dell'inverno con scambi meridiani favoriti dalla presenza di hp tra est Atlantico e UK, mentre nella seconda parte prevarrebero le correnti zonali?
Se così fosse, è l'inverno dei miei sogni. Freddo quando il sole è più basso.
Lo so, è una posizione impopolare, perdonatemi per questo.
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"We are all star people, from the dust we came and to the dust we shall return. So let's celebrate Love. Ciao Mamma.
correnti zonali forse al nord, secondo me adriatici e sud avranno una seconda parte simile al 98-99...e anche io di conseguenza, il che non dispiace.....
ma come detto fa 4ecast il minmo solare prende molta importanza da gennaio e quindi occhio agli SW che potrebbero cambiare le carte in tavola almeno per uno dei due mesi.....
Esatto, ti quoto!
Su una prima parte dell'inverno a trazione integrale sarei pronto a scommettere e d'altronde ciò che abbiamo appena vissuto e che probabilmente si ripeterà tra qualche giorno ne è la chiara dimostrazione.
Logica e statistica vogliono che spesso annate così vedano però un rapido declino dell'inverno già tra gennaio e febbraio, ma...una stratosfera che sarà quasi certamente in subbuglio in quel periodo potrebbe dare una grossa mano a noi freddofili!![]()
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Roberto
Always looking at the sky....
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