Si potrebbe osservare, ad esempio, che, adottando un certo modo di ragionare, è chiaro che una pianta non offra affatto spontaneamente il suo frutto. Lo genera, pur non volontariamente, per riprodursi, perché i suoi geni a ciò la obbligano. Se la pianta potesse volere qualcosa, vorrebbe che dal suo frutto si generasse una nuova pianta.
Eppure è molto più complesso. Le diverse specie viventi sono normalmente cresciute in simbiosi, co-evolvendosi in maniera vicendevole, in modo che il bene di ogni specie (diciamo meglio: di ogni classe di geni o addirittura di "geni singoli") sia collegato al bene delle altre, in un gioco che richiama il classico dilemma del prigioniero. Da ciò si ottengono spesso strategie evolutivamente stabili (e non evolutivamente giuste, visto che sembra non esserci alcun senso di giustizia nell'evoluzione) che non massimizzano affatto, secondo i canoni umani (per inciso: anche gli uomini fanno parte del gioco, e il ruolo di osservatori pensanti pone problemi non indifferenti), il bene dei distinti individui. Che così, per natura, soffrono, si ammalano, muiono, si estinguono.
Da buoni e complicati osservatori possiamo certamente, da un punto di vista culturale, fare certe scelte come non mangiare carne. Ma, secondo logica, mangiarla non può essere e non deve essere una tragedia, ma un atto normalissimo.
I modelli fanno e disfanno. I santoni del web cianciano.
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