Io capisco l'inseguire un sogno, per carità.
E son d'accordo su una riforma a 360° (come peraltro già scritto da NoSync).
Però non è che si può far finta di vivere su Marte: se (sparerò numeri a caso, sia chiaro; e può valere per qualsiasi facoltà) le statistiche dicono che oggi il 90% dei laureati in lettere finisce per fare il commesso alla Coop non è che ci può meravigliare di finire in quel "mucchio".
Se la conclusione fosse questa le possibilità sono:
1. il mercato è saturo di laureati in lettere, quindi non ci sono posti per assorbirne degli altri
2. la preparazione universitaria dei laureati in lettere è insufficiente per le esigenze di mercato
3. 1 + 2
4. per fare l'insegnante devi essere paraculato (w la meritocrazia...)
5. 3 + 4
Fosse vero tutto ciò l'unica è non iscriversi a "lettere"; o farlo quando le condizioni al contorno siano più favorevoli.
Io per esempio tutta 'st'analisi a suo tempo non la feci e ho avuto il culo (perchè non si può dire altrimenti) di essere tra gli ultimi ad entrare in un mercato ancora ricettivo; bastavano un paio d'anni di ritardo e la musica sarebbe stata completamente diversa. Almeno per iniziare.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Anzitutto perchè spesso il governo passa 700-800 euro al mese a fondo perduto. Facile andare fuori di casa così.
In secondo luogo, gli esami sono più facili da passare (anche se prendere un voto alto è ugualmene difficile).
Poi l'università non la paghi quando cominci a lavorare, se non indirettamente tramite le tasse.
Solofilo - freddofilo e seccofilo in inverno, caldofilo e variabilofolo in primavera, caldofilo e seccofilo in estate, tiepidofilo e variabilofilo in autunno - mi piacciono 6 ore di sole dopo 1 ora di temporale, o le giornate secche ed anticicloniche invernali dopo 1 giorno di neve fitta
Ma infatti la meraviglia non deriva dal finire in quel mucchio, quanto nel fatto che il mucchio ci sia. E, per l'appunto, non vale solo per lettere, anzi vale per quasi tutte le facoltà, giusto per evitare di tirare in ballo le solite "scienze delle merendine". E come hai detto tu, alla fine la soluzione è non iscriversi...cioè smettere di considerare la laurea come un più od un fattore di upgrade socioeconomico, esattamente come ha detto Matteo. Ci stiamo già arrivando, come secondo me dimostra appunto il calo d'iscritti degli ultimi anni. Immagino che le conseguenze di tutto questo in termini economici saranno parecchio pesanti.![]()
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Una cosa è sicura: se la gente smette di iscriversi perchè "la laurea non fa più la differenza" tempo qualche anno a ricomincerà a farla esattamente come quando i laureati erano meno.(anche se non vedo cosa ci sia da ridere...
).
Dovesse succedere spero si colga l'occasione per una riforma, anzi Riforma.
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Massimo, io voglio tentare di fare quel mestiere; l'unica strada per poterlo fare è questa laurea; ergo devo prenderla. Se poi non ci sarà posto, amen, farò altro, l'importante è portare soldi a casa in qualche modo; ma quello che faccio lo sto facendo perchè non voglio assolutamente che, se nel prossimo futuro le cose dovessero cambiare in meglio e il posto ci fosse, io mi debba mangiare le mani di non aver tentato fino in fondo. Certo, se dovessi regalare soldi allo stato per studiare cose di cui non me ne frega una mazza (= tutte le altre facoltà nessuna esclusa), non lo farei di certo, anche perchè è oltremodo frustrante dal mio punto di vista studiare controvoglia per 5 anni per prendere il "pezzo di carta".
Detto questo, mi fanno sempre ridere i metodi di valutazione europei, secondo i quali "l'Italia sforna troppi pochi laureati rispetto agli obiettivi prefissati". E grazie al cielo, dico io: già non c'è il posto di lavoro per i laureati attuali, figurarsi se ne aumentasse ancora il numero!... Il danno enorme è stato fatto nei decenni scorsi, quando a poco a poco si sono andati perdendo saperi e mestieri che erano tramandati da generazioni (viticoltori, piccole aziendine agricole, produzioni di nicchia, conduzioni familiari), perchè il figlio doveva prendere il "pezzo di carta" e nobilitare la famiglia. Così facendo il nostro Paese ha perso moltissimo della sua cultura contadina e manifatturiera...e non so se chi ha fatto queste scelte oggi tornerebbe a rifarle.
Come ho detto fai bene a provarci. E ci mancherebbe altro.
No, non è grazie ai cielo. E' grazie all'inferno.
Il problema è che si sfornano pochi laureati tra quelli richiesti dal mercato (anche globale) e un sacco di laureati "inutili" (magari in corsi di laurea inventati di sana pianta, a contenuto prossimo a zero, solo per far piacere al barone di turno).
E ribadisco: il mercato, per fortuna, non è solo quello italiano.
A margine: non è che conoscere a fondo i meccanismi, anche chimici, che regolano la produzione agricola faccia male. Così come avere una laurea in ingegneria meccanica di sicuro non fa disimparare a usare un tornio... Quest'ultimo in particolare visto che siamo comunque la seconda economia manifatturiera d'Europa (anche se guardando il quadro complessivo vien da chiedersi come sia possibile...).
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