Dipende ... se vai avanti per 45 anni con stipendi di 1000 euro al mese non credo proprio. Ammesso che chi ha 20 anni oggi riesca a contribuire per 45 anni ... ma va bhe tanto bastano 20 anni di contribuzione per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni (oggi) ... ma con 20 anni di contributi su uno stipendio di 1000 euro al mese hai una pensione minima da fame. E torniamo sempre al solito discorso ... il problema principale è il lavoro oggi come oggi![]()
[B]Lorenzo Smeraldi : [/B]le migliori idee sono sempre quelle che vengono realizzate
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Se vai avanti per 45 anni a 1000 Euro al mese avrai un rendita commisurata ai "1000" E al mese. Son quasi pronto a scommettere, anzi, che nella tua ipotesi (che so perfettamente essere un caso limite+), ovvero 45 anni di contributi e 70 anni di età hai un tasso di sostituzione superiore al 100%.
Poco, ma sicuro. E se hai "pochi" anni pure.
D'altra parte la pensione deve necessariamente corrispondere a quanto versato e non può essere un regalo dallo Stato. Pena... Beh... Pena la situazione attuale.
Ahimè, questo è incontestabile.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
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Ma infatti non contesto il sistema contributivo, anzi ...
Il problema è che sperare in pensioni dignitose per una generazione che manco trova il lavoro è pura utopia. Noi continuiamo a guardare chi il lavoro ce l'ha ma ci sono milioni di italiani che a 45 anni di contributi non ci arriveranno mai e che non avranno mai uno stipendio paragonabile a quello di un lavoratore che oggi ha 35-40 anni ...
Il trend è al ribasso![]()
[B]Lorenzo Smeraldi : [/B]le migliori idee sono sempre quelle che vengono realizzate
Da quel che ho capito io, le "aliquote effettive", ovvero l'ultima colonna, in realtà sono le "aliquote marginali effettive" ovvero "quanto pago di tasse sull'aumento di stipendio all'interno di quella coppia scaglione/detrazione".
Concordo con te col fatto che nella pratica 'sto calcolo probabilmente non lo fa nessuno.
Però riconosco anche che sia abbastanza "fastidioso" il fatto che se io sono nello scaglione 28-55K l'aumento di stipendio tra aliquota IRPEF e riduzione della detrazione mi venga a costare di più dello stesso aumento di stipendio (lordo chiaramente) nella fascia 55-75K.
Sempre da quel che ho capito il calcolo è questo: prendi un lordo nella fascia che ti pare e calcoli l'imposta; poi simuli un aumento e ricalcoli l'imposta; poi fai la differenza tra le 2 imposte e la rapporti all'aumento; e quella è l'aliquota marginale effettiva.
Se ha sbagliato i conti (ma non mi pare che nessuno lo abbia contestato) gli scriviamo!![]()
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Ok, grazie della spiegazione.
A questo punto però il risultato dipende fortemente dalla modifica alle formule e sinceramente quelle formule vengono modificate in modo assai bizzarro. Cioè, in riferimento ad un determnato scaglione loro riportano questo conteggio:
25.001- 28.000 27% 978+902x((28.000-Y)/20.000)+1000 x((30.000-Y)/5.000
51,51%
Quando si mette mano ad una detrazione la formula prevede sempre importo base (nel caso specifico esistente oggi 978+902) e un coefficente di parametrizzazione calcolato in funzione del reddito (Y), e di un reddito di riferimento (28.000 a numeratore e 20.000 a denominatore). Questi sono i parametri che vengono toccati lasciando invariata la struttura della formula.
Mi sembra alquanto forzato costruire una formula che parte da un dato in essere 978+902x((28.000-Y)/20.000) e smmare una parametrizzazione tout court di 1000 euro: +1000 x((30.000-Y)/5.000.
Se anche fosse così (improbabile) i 30.000 a numeratore e i 5.000 a denominatore sulla base di quali elementi vengono stabiliti?
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