
Originariamente Scritto da
alexeia
Il fatto è che ci sono piscine comunali nelle quali un cittadnio maschio italiano (cioè con cittadinanza, indipendentemente dall'etnia, religione, cultura o altro) in certi orari non può entrare. Non si sta rispondendo picche.
E quando il numero di cittadini che vogliono ciò sarà sufficiente, verrà richiesta anche una legge apposita.
Le leggi non discendono dall'alto e non sono immutabili. Sono l'espressione della comunità di cittadini (in teoria...).
Se la comunità modifica la composizione dei gruppi culturali, le leggi seguono tale moodificazione.
E' sempre stato così.
Quando la sensibilità collettiva ha deciso che era ora che anche le donne votassero, si è cambiata la legge (prima era stato fatto con gli operai, con gli analfabeti etc.). Qunado si è deciso che le nascite si possono gestire razionalmente, si sono fatte le leggi apposite. Beghine e preti hanno manifestato dissenso, ma non ci hanno potuto fare nulla, perché alla fine, anche le minoranze di cittadini hanno diritto a leggi apposite che contemplino le loro esigenze.
Quindi, anche "la legge" che qui ripetutamente è stata invocata, potrebbe essere cambiata.
E tutta la discussione si rilancia sul tavolo.
Sino a che punto siamo disposti a modificare le nostre conquiste di pensiero per andare incontro a una fetta di cittadini che si fa via via più consistente?
Esisterà un limite, odovremo livellare tutto verso il basso per adeguarci al rispetto delle sensibilità di tutti?
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