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  1. #1361
    Uragano L'avatar di Lou_Vall
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Non sono affatto stupito.
    Da sempre i "ricconi" (chiamiamoli così) hanno trovato il modo di proteggere sè stessi e fare i propri interessi. Sembra un discorso populista, ma di fatto è così.
    E non guadagna nè le prime nè le seconde pagine perchè non c'è nessun modo di opporsi. Votiamo pure chi vogliamo, in qualsiasi Paese, il risultato non cambia. I "big" di turno corteggeranno i governi di turno e otterranno quanto desiderano.
    Lou soulei nais per tuchi

  2. #1362
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Attenzione!Attenzione!Dal tenore dei vostri post potreste essere accusati addirittura di socialismo altro che populismo!Redistribuire il reddito? Una bestemmia ai giorni nostri! Anche se con me sfondate una porta aperta.Un tempo c'e' chi diceva che la proprieta' e' un furto.Si era certamente accecati dall'ideologia.La storia poi e' andata in una direzione opposta,sara' certamente andata meglio cosi'.Ma le nostre democrazie liberali hanno certamente fallito,se accanto ad un legittimo sviluppo delle potenzialita' dell'individuo volevano perseguire anche l'ideale di una societa' un po' piu giusta ed egalitaria.

  3. #1363
    Burrasca L'avatar di meteopalio
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da Danirimini Visualizza Messaggio
    Esatto! Non bisogna essere ricchi sfondati per andare a san Teodoro, non é mica Porto Cervo. Il discorso di fondo é che oramai é difficile anche mettere via quei mille o 2mila euro che servono per fare una settimana li. E comunque, mi dispiace, con tutto il bene che posso volere alla riviera adriatica e alla sua organizzazione, non sono nemmeno confrontabili la costa marchigiana e la Costa Smeralda a livello paesaggistico, non vedi assolutamente le stesse cose

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    si, bonanotte... ma al conero ci siete mai stati ?
    ovviamente devi prenotare per dormire un pelo più giù, tipo civitanova marche, e poi ti sposti, sennò trovi non solo le stesse bellezze ma anche gli stessi prezzi della sardegna...

  4. #1364
    Burrasca L'avatar di Corry
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
    Torniamo in topic.

    Ecco qualcosa per la quale non si faranno cortei di protesta perchè difficilmente riducibile ad uno slogan di 3 parole.
    Una vittoria per gli oligarchi di Trump

    E una sconfitta per tutti gli altri, anche in Europa: le multinazionali americane potranno evitare le tasse nei Paesi in cui realizzano i profitti



    Mentre l’opinione pubblica si trastullava commentando gli abiti scelti da Jeff Bezos e Lauren Sánchez per il matrimonio a Venezia (mi sembra di capire che non fossero adeguati, ma non ho controllato personalmente), i “grandi del mondo” offrivano una dimostrazione plastica delle ragioni per cui il patron di Amazon e altri oligarchi americani hanno deciso di puntare tutto su Trump — malgrado i danni colossali che la sua amministrazione sta infliggendo all’economia degli Stati Uniti.




    Su impulso del presidente americano, il G7 ha firmato un accordo che consente alle multinazionali USA di eludere la tassazione nei paesi in cui operano, Europa inclusa. Per capire cosa significa, facciamo un passo indietro.
    Una lunga battaglia contro l’elusione fiscale

    Per decenni, le grandi imprese hanno potuto trasferire i propri utili nei paradisi fiscali, sfruttando le falle dei sistemi tributari nazionali. Questa forma di elusione —legale, ma profondamente iniqua — ha eroso le basi imponibili dei paesi ad alto reddito e svuotato le casse di quelli in via di sviluppo. Il risultato è stato un “sistema fiscale globale” regressivo, in cui piccole imprese e lavoratori finiscono per pagare le tasse che le multinazionali riescono a evitare.
    Dopo la crisi finanziaria del 2008, la riforma della fiscalità internazionale è diventata una priorità politica. Nell’ambito del progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting), coordinato da OCSE e G20, oltre 130 Paesi (tra cui i membri UE, gli Stati Uniti, il Canada e il Giappone) hanno firmato nell’ottobre 2021 un accordo storico per introdurre una Global Minimum Tax del 15% sugli utili delle grandi multinazionali (con fatturato superiore a 750 milioni di euro).
    L’accordo prevedeva un’aliquota globale del 15%, da applicarsi anche nei paesi con aliquota inferiore, per impedire il trasferimento dei profitti nei “paradisi fiscali”, ostacolare la corsa al ribasso sulle aliquote d’imposta e contribuire al gettito fiscale (e quindi alla spesa pubblica) dei paesi interessati. Inoltre, i contraenti si impegnavano a implementare l’aliquota in modo coordinato e adottare regole multilaterali contro l’elusione.
    Nel dicembre 2022 l’Unione Europea ha approvato la direttiva sulla minimum tax, già recepita da 18 Stati membri, Italia inclusa.
    Un regalo alle multinazionali, in cambio di nulla

    Il 28 giugno 2025, il G7 ha approvato un nuovo accordo che consente a Stati Uniti e Regno Unito di esentare le proprie multinazionali dalle regole anti-elusione.
    Le imprese americane e britanniche non saranno più soggette a tassazione all’estero. In cambio l’Europa non ottiene nulla — se non vaghe promesse di stabilità fiscale e futuri tavoli di dialogo. Trump ha accettato di ritirare dal Big Beautiful Bill (in via di approvazione al Senato) la cosiddetta “revenge tax”, che avrebbe introdotto sanzioni fiscali contro i Paesi che tassano le multinazionali americane. Una minaccia di per sé poco credibile, che difficilmente l'amministrazione sarebbe riuscita a realizzare.
    I governi europei più “ingenuamente collaborativi” sperano che questa concessione possa attenuare la guerra commerciale, magari favorendo una riduzione dei dazi. Si tratta di un presupposto negoziale errato, perché i dazi generalizzati di Trump sono armi spuntate che danneggiano anzitutto l’economia statunitense, colpendo in particolare lavoratori e classe media — le stesse categorie che verranno ulteriormente penalizzate dal Big Beautiful Bill.
    Per usare le parole di Olivier Blanchard (economista capo del Fondo Monetario Internazionale tra il 2008 e il 2015), “nessuno che abbia a cuore l’interesse pubblico può approvare questo accordo”. I paesi europei hanno concesso un’esenzione sostanziale ai colossi americani, svuotando l’unico tentativo serio di riformare il sistema fiscale internazionale degli ultimi trent’anni. E l’hanno fatto senza ottenere nulla in cambio.
    La dissonanza tra la retorica sovranista — che pretende di difendere i cittadini dalle multinazionali — e le azioni concrete — che le multinazionali le premiano, a danno dei cittadini — è surreale. Le implicazioni redistributive sono evidenti: si toglie ai molti per dare ai pochissimi. Secondo le stime, il gettito sarebbe stato compreso tra i 130 e i 270 miliardi di dollari annui, che sarebbe stato possibile impiegare anche per finanziare spese redistributive (per esempio, sanità, istruzione e welfare).
    I paesi a basso reddito saranno particolarmente danneggiati dall’accordo. Se, da un lato, un clima fiscale più favorevole può attrarre gli investimenti esteri, bisogna chiedersi in che misura le attività economiche delle multinazionali contribuiscano effettivamente allo sviluppo di questi paesi, o se assumano connotati meramente “estrattivi”, volti allo sfruttamento dei fattori di produzione a basso costo– a partire dal lavoro – senza dare alcun contributo al gettito fiscale.
    Una proposta per tassare i super ricchi

    Nel frattempo, Pedro Sánchez ha annunciato che Spagna e Brasile guideranno una coalizione per definire nuove regole sulla tassazione dei super-ricchi. Nel 2024, la presidenza brasiliana del G20 ha affidato a Gabriel Zucman (Paris School of Economics e UC Berkeley) l’elaborazione di una proposta concreta – che si può scaricare qui.
    Zucman parte da una constatazione empirica: i super-ricchi, in proporzione, pagano meno tasse dei lavoratori comuni, perché i sistemi di tassazione del reddito non riescono a raggiungerli.

    Utilizzando holding e altri strumenti, riescono a dichiarare redditi quasi nulli. Questa elusione fiscale genera enormi perdite per i bilanci pubblici e alimenta la disuguaglianza. Le figure, prese dal report di Zucman, mostrano l’aliquota media (sopra) e l’aliquota media della tassazione sul reddito (sotto) in termini percentuali rispetto al reddito pre-tassazione. L’intervallo P0-10 rappresenta il 10% degli adulti più poveri, P10-20 il decile successivo, e così via.

    Per affrontare questo fallimento, Zucman propone uno standard minimo globale: i miliardari dovrebbero versare ogni anno almeno il 2% della loro ricchezza in tasse (contro lo ~0,3% attuale). Questa soglia cancellerebbe la regressività ai vertici della distribuzione generando un enorme guadagno per i governi nazionali sotto forma di gettito. Naturalmente, il report esplora anche scenari alternativi con diverse aliquote e soglie.
    La proposta non sostituirebbe le politiche fiscali progressive nazionali, ma le rafforzerebbe, migliorando la trasparenza sulla ricchezza estrema, riducendo gli incentivi all’elusione e limitando la concorrenza fiscale tra paesi.
    Epilogo

    Se siete arrivati fin qui (grazie!), vi propongo un esercizio: contate quante volte il matrimonio di Venezia ha guadagnato le prime pagine dei quotidiani italiani, e quanta attenzione, su quelle stesse pagine, è stata data all’immenso regalo che il governo italiano ha contribuito a confezionare per Bezos e soci. Anche in questo caso ammetto di non aver controllato, ma temo di conoscere la risposta.



    Cvd. Quello che scrivevo qualche pagina fa a @snowaholic , solo che qui ci sono statistiche e non solo le mie sensazioni.
    Tra l’altro io piangerei in cinese per poter avere un’aliquota del 15% per la mia piccola società. Lor signori invece NO. Non vogliono pagare e basta!
    Progetto fantasioso…

  5. #1365
    Uragano L'avatar di jack9
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da meteopalio Visualizza Messaggio
    si, bonanotte... ma al conero ci siete mai stati ?
    ovviamente devi prenotare per dormire un pelo più giù, tipo civitanova marche, e poi ti sposti, sennò trovi non solo le stesse bellezze ma anche gli stessi prezzi della sardegna...
    seeee ciaone
    posso capire se mi parli di Puglia, ma il Conero con le stesse bellezze della Sardegna ma anche gli stessi prezzi
    io ci sono stato, 3 volte, l'ultima nel 2018. non diciamo eresie... direi che con questo siamo veramente al top
    Si vis pacem, para bellum.

  6. #1366
    Uragano L'avatar di jack9
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
    Torniamo in topic.

    Ecco qualcosa per la quale non si faranno cortei di protesta perchè difficilmente riducibile ad uno slogan di 3 parole.
    Una vittoria per gli oligarchi di Trump

    E una sconfitta per tutti gli altri, anche in Europa: le multinazionali americane potranno evitare le tasse nei Paesi in cui realizzano i profitti



    Mentre l’opinione pubblica si trastullava commentando gli abiti scelti da Jeff Bezos e Lauren Sánchez per il matrimonio a Venezia (mi sembra di capire che non fossero adeguati, ma non ho controllato personalmente), i “grandi del mondo” offrivano una dimostrazione plastica delle ragioni per cui il patron di Amazon e altri oligarchi americani hanno deciso di puntare tutto su Trump — malgrado i danni colossali che la sua amministrazione sta infliggendo all’economia degli Stati Uniti.




    Su impulso del presidente americano, il G7 ha firmato un accordo che consente alle multinazionali USA di eludere la tassazione nei paesi in cui operano, Europa inclusa. Per capire cosa significa, facciamo un passo indietro.
    Una lunga battaglia contro l’elusione fiscale

    Per decenni, le grandi imprese hanno potuto trasferire i propri utili nei paradisi fiscali, sfruttando le falle dei sistemi tributari nazionali. Questa forma di elusione —legale, ma profondamente iniqua — ha eroso le basi imponibili dei paesi ad alto reddito e svuotato le casse di quelli in via di sviluppo. Il risultato è stato un “sistema fiscale globale” regressivo, in cui piccole imprese e lavoratori finiscono per pagare le tasse che le multinazionali riescono a evitare.
    Dopo la crisi finanziaria del 2008, la riforma della fiscalità internazionale è diventata una priorità politica. Nell’ambito del progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting), coordinato da OCSE e G20, oltre 130 Paesi (tra cui i membri UE, gli Stati Uniti, il Canada e il Giappone) hanno firmato nell’ottobre 2021 un accordo storico per introdurre una Global Minimum Tax del 15% sugli utili delle grandi multinazionali (con fatturato superiore a 750 milioni di euro).
    L’accordo prevedeva un’aliquota globale del 15%, da applicarsi anche nei paesi con aliquota inferiore, per impedire il trasferimento dei profitti nei “paradisi fiscali”, ostacolare la corsa al ribasso sulle aliquote d’imposta e contribuire al gettito fiscale (e quindi alla spesa pubblica) dei paesi interessati. Inoltre, i contraenti si impegnavano a implementare l’aliquota in modo coordinato e adottare regole multilaterali contro l’elusione.
    Nel dicembre 2022 l’Unione Europea ha approvato la direttiva sulla minimum tax, già recepita da 18 Stati membri, Italia inclusa.
    Un regalo alle multinazionali, in cambio di nulla

    Il 28 giugno 2025, il G7 ha approvato un nuovo accordo che consente a Stati Uniti e Regno Unito di esentare le proprie multinazionali dalle regole anti-elusione.
    Le imprese americane e britanniche non saranno più soggette a tassazione all’estero. In cambio l’Europa non ottiene nulla — se non vaghe promesse di stabilità fiscale e futuri tavoli di dialogo. Trump ha accettato di ritirare dal Big Beautiful Bill (in via di approvazione al Senato) la cosiddetta “revenge tax”, che avrebbe introdotto sanzioni fiscali contro i Paesi che tassano le multinazionali americane. Una minaccia di per sé poco credibile, che difficilmente l'amministrazione sarebbe riuscita a realizzare.
    I governi europei più “ingenuamente collaborativi” sperano che questa concessione possa attenuare la guerra commerciale, magari favorendo una riduzione dei dazi. Si tratta di un presupposto negoziale errato, perché i dazi generalizzati di Trump sono armi spuntate che danneggiano anzitutto l’economia statunitense, colpendo in particolare lavoratori e classe media — le stesse categorie che verranno ulteriormente penalizzate dal Big Beautiful Bill.
    Per usare le parole di Olivier Blanchard (economista capo del Fondo Monetario Internazionale tra il 2008 e il 2015), “nessuno che abbia a cuore l’interesse pubblico può approvare questo accordo”. I paesi europei hanno concesso un’esenzione sostanziale ai colossi americani, svuotando l’unico tentativo serio di riformare il sistema fiscale internazionale degli ultimi trent’anni. E l’hanno fatto senza ottenere nulla in cambio.
    La dissonanza tra la retorica sovranista — che pretende di difendere i cittadini dalle multinazionali — e le azioni concrete — che le multinazionali le premiano, a danno dei cittadini — è surreale. Le implicazioni redistributive sono evidenti: si toglie ai molti per dare ai pochissimi. Secondo le stime, il gettito sarebbe stato compreso tra i 130 e i 270 miliardi di dollari annui, che sarebbe stato possibile impiegare anche per finanziare spese redistributive (per esempio, sanità, istruzione e welfare).
    I paesi a basso reddito saranno particolarmente danneggiati dall’accordo. Se, da un lato, un clima fiscale più favorevole può attrarre gli investimenti esteri, bisogna chiedersi in che misura le attività economiche delle multinazionali contribuiscano effettivamente allo sviluppo di questi paesi, o se assumano connotati meramente “estrattivi”, volti allo sfruttamento dei fattori di produzione a basso costo– a partire dal lavoro – senza dare alcun contributo al gettito fiscale.
    Una proposta per tassare i super ricchi

    Nel frattempo, Pedro Sánchez ha annunciato che Spagna e Brasile guideranno una coalizione per definire nuove regole sulla tassazione dei super-ricchi. Nel 2024, la presidenza brasiliana del G20 ha affidato a Gabriel Zucman (Paris School of Economics e UC Berkeley) l’elaborazione di una proposta concreta – che si può scaricare qui.
    Zucman parte da una constatazione empirica: i super-ricchi, in proporzione, pagano meno tasse dei lavoratori comuni, perché i sistemi di tassazione del reddito non riescono a raggiungerli.

    Utilizzando holding e altri strumenti, riescono a dichiarare redditi quasi nulli. Questa elusione fiscale genera enormi perdite per i bilanci pubblici e alimenta la disuguaglianza. Le figure, prese dal report di Zucman, mostrano l’aliquota media (sopra) e l’aliquota media della tassazione sul reddito (sotto) in termini percentuali rispetto al reddito pre-tassazione. L’intervallo P0-10 rappresenta il 10% degli adulti più poveri, P10-20 il decile successivo, e così via.

    Per affrontare questo fallimento, Zucman propone uno standard minimo globale: i miliardari dovrebbero versare ogni anno almeno il 2% della loro ricchezza in tasse (contro lo ~0,3% attuale). Questa soglia cancellerebbe la regressività ai vertici della distribuzione generando un enorme guadagno per i governi nazionali sotto forma di gettito. Naturalmente, il report esplora anche scenari alternativi con diverse aliquote e soglie.
    La proposta non sostituirebbe le politiche fiscali progressive nazionali, ma le rafforzerebbe, migliorando la trasparenza sulla ricchezza estrema, riducendo gli incentivi all’elusione e limitando la concorrenza fiscale tra paesi.
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    in questo topic c'è qualcuno che direbbe che è giusto così
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  7. #1367
    Vento forte L'avatar di verza81
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da jack9 Visualizza Messaggio
    io ero a San Teodoro e sono tutto fuorché ricco, ma manco benestante
    ti svelo un piccolo segreto: si può andare a San Teodoro e in costa smeralda senza spendere centinaia di euro al giorno.
    ho speso 350 per 8 notti di casa con tutti i comfort, qualche cena fuori low cost e pranzo al sacco sotto all'ombrellone, colazione a casa e magari una seconda colazione da qualche parte.
    ci sono i campeggi e ci sono gli appartamenti.
    che poi ci sia anche clientela ricca non c'è dubbio, ma non c'è solo quella.
    questo vale per tutte, ma proprio tutte, le località turistiche più rinomate.
    La differenza ripeto è tra avere figli e non averli (oltre che casa di proprietà o meno).
    Senza figli da solo o meglio ancora in due anche con due stipendi medio bassi da 1500/2000 si vive ancora discretamente bene
    Il “problema” sorge coi figli.
    Ed è assurdo dovrebbe essere il contrario


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    Lavoro: Brendola - casello di Montecchio Maggiore (VI)
    http://meteoaltavillavicentina.altervista.org/

  8. #1368
    Vento fresco L'avatar di Stefano Riccio
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da verza81 Visualizza Messaggio
    Dimentichi sistemare il casino di due bimbi piccoli eheh


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    Per fortuna quelli non ce l'ho, piuttosto di fare un figlio mi taglierei le palle...
    Database dei record in Toscana: http://climaintoscana.altervista.org/
    Record assoluti: +43,1°C ad Antella il 06/08/2003; -26,0°C a Firenzuola l'08/01/1985.

  9. #1369
    Vento forte L'avatar di verza81
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano Riccio Visualizza Messaggio
    Per fortuna quelli non ce l'ho, piuttosto di fare un figlio mi taglierei le palle...
    Nahhh
    Ti “tolgono” tanto
    Ma quello che ti danno è cento volte di più


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  10. #1370
    Vento fresco L'avatar di Stefano Riccio
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da jack9 Visualizza Messaggio
    bellissimo, ti contraddici nello stesso post.
    l'esperienza personale non conta e poi parli della tua
    appena tornato da san Teodoro. al 90% comodo italiani, tutto pieno ovunque e albergatori stra felici.
    gli 8/10 che rinunciano non li ho visti.
    Oggi ho sentito di sfuggita al TG un rappresentante di categoria (non ho capito di preciso cosa, forse albergatori o balneari) che si beava degli affari a gonfie vele per la sua categoria quest'estate, penso sia sicuro che per ora la stagione vada decisamente bene.
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