
Originariamente Scritto da
alexeia
Continuo a essere contraria, per una serie di elementi che sono già stati tutti esplicitati.
- innanzi tutto il fatto che usciti dal ponte, da un lato o dall'altro, occorre che le strade continuino... considerata la rete stradale siciliana, sarebbe veramente prioritario iniziare a mettere mano a quella, così chi si sposta entro l'isola possa farlo in tempi non geologici. Poi si può anche pensare ai collegamenti isola/continente.
- poi, i limiti tecnologici. Sarebbe un'opera diciamo "sperimentale". Una bella sfida senza dubbio, ma con un sacco di incognite, non completamente prevedibili a tavolino, e che si scopriranno soltanto costruendo. Ce lo possiamo permettere? ovvero, bilancio costi/benefici, che non è di fatto calcolabile. Sappiamo che sarebbe utilissimo e un balzo in avanti per l'economia etc. etc.- - e questi sono i benefici - ma i costi previsti possono scontrarsi con imprevisti tecnici e necessità di revisioni dei progetti, allungamento dei tempi, cambi in corso d'opera... insomma, tutti elementi che di fatto rendono un'incognita il costo effettivo a opera funzionante.
Non dimentichiamoci il MOSE, che è da quando ero ragazzina che se ne parlava, e che ha sempre avuto i suoi detrattori; quando finalmente si è sollevato, Venezia ha fronteggiato egregiamente un'altra alta marea di quelle pesanti. Però quanti anni sono passati? quali costi? Non sto dicendo che non andava fatto. Sto dicendo che o una cosa la si fa bene, e in tempi sensati, oppure occorre domandarci: siamo in grado di sostenere i costi per una nuova "Fabbrica del Duomo"? e per quanto tempo?
- Il carattere "sperimentale" rimarrebbe del resto anche dopo la messa in funzione. La risposta effettiva dei materiali e delle strutture alle sollecitazioni e alle condizioni dell'ambiente in cui viene a trovarsi può essere calcolata solo fino a un certo punto.
Si è già visto anche col viadotto sul Polcevera: già quando lo aprirono, ricordo bene che serpeggiavano molti dubbi - "ricordo" nel senso che i limiti strutturali che l'opera stava mostrando erano non solo dei dubbi teorici nei discorsi dei tecnici, ma trapelavano ampiamente fra la "gente comune", quindi proprio cosette non lo erano. E in effetti, problemi imprevisti ci sono stati sino dai primi anni.
- e qui si aggancia anche il discorso della gestione, che sì, purtroppo siamo in Italia: grandissimi tecnici, progetti avveniristici venduti - e realizzati - all'estero, quindi ci sapremmo fare... però poi ci si impianta con gli appalti, i percorsi carsici del denaro pubblico, i genietti che grattano un po' di cemento qua e un po' di ferro là, tanto non se ne accorge nessuno e intanto arrotondiamo i profitti etc. etc. Idem per i collaudi, e idem per le manutenzioni, condendo il tutto con il solito "massì, tanto non succede niente".
Il suddetto viadotto sul Polcevera insegna: da quello che sta venendo fuori, le difficoltà della manutenzione non sembrano essere sufficienti a giustificare la sua omissione negli ultimi tempi...
Purtroppo le cose vanno così.
Su in valle c'è il primo ponte italiano in calcestruzzo armato, un'opera elegantissima che qualche decennio fa è stata completamente analizzata dall'ISMES per valutarne le condizioni, e successivamente gli si è fatto un po' di maquillage: il tutto ha comportato la chiusura del ponticello - peraltro poco significativo per la viabilità locale - per qualche mese. Quanto comporterebbe un'effettiva manutenzione periodica di una struttura come quella prevista sullo Stretto? Siamo sicuri che non venga l'ideina che si può diluirne la frequenza o ridurne i tempi per non ostacolare troppo il traffico (pagante pedaggio)?
- E lascio per ultimo l'argomento di base: la geologia locale, solo perché è quello che palesemente non può essere aggirato nemmeno con le più belle speranze.
Possiamo dirci che per la tecnica, l'esecuzione e la gestione non sarà come nel passato, faremo i bravi e saremo ineccepibili, e crederci anche... ma per quanto possiamo ripeterci che "in fondo non ci sono più i terremoti di una volta", le faglie se ne fregano e si muovono lo stesso.
Costruire in un'area sismica è molto diverso che costruire sopra una struttura sismogenetica. Cambiano le energie in gioco e cambia il tipo di sollecitazioni. Messina è già stata rasa al suolo una volta, in Età Contemporanea. E con questo è detto quasi tutto. Ah, no, c'è anche il fatto che sull'effettivo funzionamento tettonico di quell'area stiamo ancora scoprendo un mucchio di cose nuove...
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