Citazione Originariamente Scritto da vangheljs Visualizza Messaggio
Buongiorno a tutti, sono neofita di questo forum e vorrei accodarmi alle vostre considerazioni sul tema specifico facendo delle doverose premesse sperando di non creare un o.t. e se del caso chiedo scusa anticipatamente.
Sono un appassionato di meteorologia da anni ma più che volgere lo sguardo ai vari modelli previsionali (ancora ben lungi da prevedere correttamente oltre i sei/sette giorni) la mia attenzione si concentra sulla dinamica dei fluidi dell'atmosfera. Dico questo perché di robaccia in giro sui mezzi di informazione (di qualunque tipo: web, tv, radio e chi più ne ha più ne metta....) ve ne è tanta a partire dall'utilizzo della terminologia sia grammaticale che tecnica finendo sui luoghi comuni (molto comuni) del catastrofismo climatico.
Dico questo perchè, in primis, molti ancora non sanno bene come si scrive o si legge la parola "meteorologo": la maggior parte delle volte sento o leggo metereologo o metereologia!!!
Un'altra cosa che mi lascia sempre molto perpelsso è l'utilizzo, assolutamente improprio, del termine "rischio" di accadimento di un evento meteorologico: richio di temporali, pioggia o neve!!!! L'unica parola che deve essere correttamente utilizzata in meteorologia è PROBABILITA' di accadimento di un evento NON "rischio" perchè la meteorologia è una scienza probabilistica non una scienza "esatta" come la matematica!!
Vengo al dunque: prima di parlare di cambiamenti climatici e di aumenti della temperatura terrestre dovremmo cercare di capirne le cause (quella antropica è un qualcosa che forse ne accelera il processo!!) perchè quello che stiamo subendo negli ultimi tempi (siccità, eventi meteo estremi) sono solamente l'effetto e non la causa di un qualcosa che attualmente tutti noi faciamo fatica a comprendere realmente.
Relativamente all'ultima estate terrificante come anche alla siccità, il cui inizio deve essere datato allo scorso autunno (non possiamo chiedere all'estate le piogge non cadute in un intero semestre freddo!!) faccio una semplice e banale considerazione: e se provassimo a capire il perchè da alcuni anni a questa parte i gpt nella zona dell'atlantico a largo delle coste portoghesi flettono costantemente verso il basso sia in inverno che in estate?
La causa di tutto questo caldo come anche della siccità, a mio modesto avviso, andrebbe individuata proprio in quella zona di oceano atlantico. La risposta infernale dell'anticiclone africano è esclusivamente dovuta a questo evento di calo quasi costante dei gpt al largo delle coste atlantiche portoghesi: è una situazione dinamica dei fludi dell'atmasfera e non statica (del tipo: è caldo perchè vi è il riscaldamento climatico!!). Si tratta dell'abbinamento causa-effetto tra la flessione dei gpt in aperto atlantico e la risposta dinamica del caldo che si accumula nel Nord Africa.
Basta una minima discesa di aria fresca (neanche fredda) da latitudini un pò settentrionali in atlantico, a creare rimonte mostruose di promontori di alta pressione nord africani. Poi la permanenza quasi costante di queste configurazioni bariche non fa altro che trasformare questi promontori in anticicloni quasi permanenti.
Tutte le volte che si ha a che fare con la situazione appena descritta, in Europa Occidentale si urla al catastrofismo senza capire nulla sul perchè si stia formando tale configurazione barica DINAMICA.
Mi piacerebbe chiedere agli abitanti delle Isole Azzorre se si sono accorti che il loro clima è nettamente cambiato negli ultimi anni in direzione di un raffreddamento consistente invece che di un riscaldamento.
Ecco, questa è la discussione che mi piacerebbe venisse affrontata e che purtroppo non vedo o leggo da nessuna parte dei mezzi d'informazione. Perchè si crea una configurazione barica quasi permanente in aperto atlantico portoghese? Una configurazione simile ma più enfatizzata si ebbe anche nella terribile estate del 2003.

Scusate il lungo sfogo ma credo, sempre a mio modesto avviso, che l'approccio ad un argomento tanto importante quanto tecnicamente complicato, debba essere di ben altro tipo.
Vi ringrazio per la lettura.
Fabrizio
Leggendo il tuo post ho pensato di averlo scritto io ma me ne fossi dimenticato, quoto tutto quello che hai scritto ma già ti hanno risposto, ho provato anche io ad inserire tali argomenti perchè mio parere sono attualmente assolutamente complementari e non si può parlare di di tempo o previsioni meteorologiche senza parlare di clima.
il tempo meteorologico è l'insieme dei fenomeni fisici ed atmosferici che si osservano in un intervallo di tempo cronologico in un'area geografica definita. Poichè l'atmosfera è un gas ed i fenomeni in essa osservabili dipendono dal volume del gas in esame, la definizione operativa del tempo richiede che sia noto e costante il volume su cui si effettuano le operazioni di rilevamento e quindi l'area di superficie terrestre da cui si eseguono le misurazioni.
avremo così il tempo su una città, su una regione. su una montagna e così via, fino a definire il tempo sulla terra in un dato istante.
Più è grande l'area sottostante il volume d'atmosfera su cui si osserva il tempo più si dovrà mediare sulle grandezze fisiche (quali la temperatura, l'umidità ecc.), fino a segnalare come indicatore del tempo del globo, per esempio la temperatura media dell'aria a 2 metri dalla superficie.
Questa definizione del tempo atmosferico è facilmente intuibile in quanto rispecchia le sensazioni immediate, la percezione di ciò che accade nell'aria: un temporale, un sole raggiante e così via.
La definizione di clima, invece, per essere rigorosa, richiede l'uso del concetto di probabilità.
Il clima di un luogo è dato dalla funzione di distribuzione della probabilità che a un dato istante si osservi si osservi un determinato tempo meteorologico.
Questa definizione di clima non si può applicare direttamente in quanto non si hanno elementi nè teorici nè sperimentali che consentano di dire a priori quale sia la probabilità di osservare un certo tempo in un dato momento in un luogo definito.
Per superare questa impossibilità a priori l'OMM raccomanda di calcolare le variabili statistiche del tempo su periodi di 30 anni di osservazioni continue giornaliere.
30 anni che con la velocità dei cambiamenti attuali non rendono reale i cambiamenti in atto negli ultimi anni, differente da quello che percepiamo noi.
Il ripetersi con sempre maggiore frequenza di fenomeni atmosferici estremi comprese le sempre più prolungate e frequenti ondate di calore, viene così interpretato come segno di variabilità climatica, in contrasto con le definizioni, sia di natura teorica sia, soprattutto, di natura pratica, fin qui adottate.
Quando si parla clima si parla di sistemi dinamici non lineari, la fluidodinamica o dinamica dei fluidi, in fisica, in fisica è la branca della meccanica dei fluidi che studia il comportamento dei fluidi (ovvero liquidi e gas) in movimento, contrapposta alla statica dei fluidi; la risoluzione di un problema fluidodinamico comporta, in genere, la risoluzione (analitica o numerica) di complesse equazioni differenziali per il calcolo di diverse proprietà del fluido tra cui la velocità, la pressione, la densità o la temperatura, in funzione della posizione nello spazio e nel tempo.
Mi sono dilungato e qui termino per spiegare che è tutto collegato e basta un minimo cambiamento nella circolazione atmosferica o delle correnti oceaniche per fare si che succeda quello che tu hai accennato, le continue e prolungate ondate di calore che subiamo in estate non sono altro che l'effetto di quello che tu hai citato, ma potrei anche menzionare gli ultimi 2 inverni appena trascorsi che nonostante tutti gli indici ed indicatori prevedessero inverni molto freddi, invece abbiamo avuto inverni miti.