Anche in merito alla NAO, giusta la sua stretta benchè parziale correlazione con l'AO, alcuni studi (mi pare Cassou e/o Frankignoul) non si evincono chiari ed evidenti segnali in merito alla probabile positività dell'indice sia per quanto il tripolo si sia presentato alla fine del precedente inverno sia durante l'estate.
Mi sembrano elementi tali da far pensare ad un indice non lontano dalla neutralità ( o leggera negatività):
sst_anom-130512.gif
Matteo
[B][SIZE=2][FONT=arial]Non puoi sapere quanto sei forte r[/FONT][/SIZE][B][SIZE=2][FONT=arial]ealmente, fino a che l'esserlo non diventa la tua unica scelta
[URL]http://www.youtube.com/watch?v=ToZ0DZxpL44[/URL]
[/FONT][/SIZE][/B][/B]
Mi sono fatto un pò lo scrupolo di riguardarmi il tutto e, sulla base di quanto evidenziano le SSTA di fine inverno 2013 e del periodo preestivo non riesco davvero a vedere elementi decisivi che facciano si che l'indice possa sbilanciarsi in maniera evidente.
Forse può essere azzardato ipotizzare una lieve negatività...tuttavia non vedo un tripolo ben definito...
Lo stesso TNA prevalentemente +...
Potremmo certamente prendere in considerazione una minor BDC in ragione della Qbo+, regioni enso prevalentemente neutrali anche se con moderata negatività delle regioni enso 1+2 e lieve nelle regioni 2 e 3.
Al momento non riuscirei davvero ad andare oltre ad una prevalente neutralità compensando gli ulteriori elementi citati rispetto quelli legati alle anomalìe oceaniche![]()
Matteo
~~~ Always looking at the sky~~~
Questa frase, ma più in generale tutto l’intervento (http://forum.meteonetwork.it/meteoro...post1059676879) si commenta da sola. Se la ricerca scientifica si fosse data questa impostazione, oltre a contraddire il metodo che la caratterizza in quanto tale (metodo scientifico), saremmo ancora qua a sviluppar modelli per far tornare i conti con la Terra al centro e tutti gli altri piante intorno …
Si, certo, il lavoro di Peings (How stationary is the relationship between Siberian snow and Arctic Oscillation over the 20th century? - Peings - 2013 - Geophysical Research Letters - Wiley Online Library) si estende su un periodo non indagato da Cohen, ma è proprio per questo motivo che riesce a mettere in evidenza che il legame snowcover-AO si è instaurato solo in tempi relativamente recenti, e che quindi non’è un legame robusto e duraturo, e giunge alla seguente inevitabile conclusione: “These results have important implications for seasonal forecasting and suggest, in particular, that statistical predictions of the wintertime AO should not be based on snow predictors alone”
E questa stessa conclusione dovrebbe ancor più spingere gli autori dell’OPI a verificare il mantenimento del legame OPI-AO nei decenni precedenti al 1976.
E riporto la mia frase per intero, non solo l’ultimo pezzo:
Strani pensieri che, per chi non li avesse capiti, ora esplicito:
se, utilizzando la stessa metodologia e le stesse mappa, vi è la possibilità di estendere l’indice nei 30 anni precedenti (dove i geopotenziali a 500hPa, per l’utilizzo che ne dovete fare, sono certamente attendibili), non farlo (o comunque non mostrarne i risultati se già è stato fatto), per quanto mi riguarda (e questo è il mio “strano” pensiero), mi fa pensare che vi sia la volontà di nascondere i risultati. Tutto qui. Un pensiero che penso rientri nel campo del razionale e del possibile, nulla di intollerabile
Detto questo il giudizio sul lavoro resta altissimo e, come già scritto nel primo mio intervento, il lavoro meriterebbe sicuramente una pubblicazione.
La cosa che ho fatto fatica ad accettare (e da cui è nata la mia critica) è la pretesa di definire l’OPI come “l’indice più predittivo di sempre per la stagione invernale” associata al rifiuto di analizzare/mostrare il suo comportamento nel periodo antecedente al 1976 (dove forse la pretesa potrebbe anche cadere…)
Penso che su ciò, tolte questioni di partigianeria, molti possano convenire.
Ora mi taccio, questa volta senza ripensamenti.
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