Concordo all'inverosimile.
Siamo arrivati al punto che fare l'università è ormai cosa obbligatoria: tutti dobbiamo laurearci. Non sai cosa fare? Un po' di anni fa si diceva: finisciti le superiori e trovati un lavoro. Ora la prassi è diventata "finisci le superiori e iscriviti ad un università". E così le nostre care università (soprattutto Lingue,Scienze Politiche e Giurisprudenza) sono diventate piene zeppe di studenti o pseudostudenti di tutti i livelli,"parcheggiati" lì,in attesa che completino il loro corso di studi (5 anni di agonia/inutilità) e che poi si ritrovano con il pezzo di carta in mano e una pedata nel sedere,catapultati nel "mondo esterno" a 25-27 anni e senza la benché minima idea di come barcamenarsi o cosa fare.
Da tempo sostengo che la politica del "tutti laureati" "la laurea è indispensabile" è un fallimento. Molto meglio una scuola professionale ben fatta. Abbiamo bisogno di più tappezzieri e imbianchini che non avvocati (con tutto il rispetto per gli avvocati,ovviamente)![]()
Lou soulei nais per tuchi
Quello riguarda qualsiasi scuola,e non solo gli istituti tecnici purtroppo. Non conosco la situazione in altri Paesi,ma qui tra scuola e lavoro c'è un abisso a dir poco spaventoso. Ho fatto la triennale in Economia e gestione delle imprese,con indirizzo professionalizzante (stage formativo obbligatorio + altri esami) con la vana speranza di aver una vaghissima idea di che cosa si faccia in uno studio di commercialista o consulente del lavoro. Risultato? Nulla. In ufficio riparti da zero assoluto,3 anni di università usati per cosa? Non si sa. Nessun esame sostenuto ti dà un aiuto concreto per capire quello che devi/dovrai fare. Nessun corso ti dà una benché minima infarinatura sul come fare una dichiarazione dei redditi,quali spese si deducono e quali si detraggono,ecc.ecc. Nel corso di Economia aziendale ti fanno partire dall'ABC della partita doppia e fai decine e decine di esercizi su quello..sì,utile come infarinatura,ma che nella pratica vale zero,perchè le scritture contabili a mano non si fanno più. Nessun contatto con un programma moderno,nessuna simulazione. Questo servirebbe,accidenti.
E,oltretutto,ho scoperto recentemente che laurearsi in Economia è del tutto inutileHo ricevuto una chiamata per una proposta di lavoro presso uno studio commercialista nel quale mi richiedevano il curriculum,che ho inviato subito. Dopodiché mi hanno scritto,comunicando che non ero adatto a loro,e sapete perché? Volete ridere? Perché non sono ragioniere
Maturità scientifica e laurea triennale in Economia non vanno bene: vogliono un ragioniere oppure un ragioniere laureato
dalla rabbia mi è quasi venuto da piangere
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Lou soulei nais per tuchi
Vorrei spendere due parole su questo. La situazione attuale delle facoltà di Giurisprudenza, almeno a Roma (ma, dati alla mano, temo proprio che sia così anche altrove), è terrificante. A Roma Tre c'è un numero chiuso per modo di dire, visto che entrano comunque circa 1200 studenti l'anno, mentre alla Sapienza dove il numero chiuso non c'è entrano credo sui 6000 l'anno. Questo significa anche 1000 studenti a lezione il primo anno, con conseguente qualità bassissima dell'insegnamento, mancanza cronica di spazio e perfino problemi di sicurezza- una mia conoscente mi ha raccontato che una volta l'aula in cui si trovava è stata letteralmente fatta evacuare per eccessivo affollamento e che non hanno potuto seguire la lezione. Almeno 20 tra i miei conoscenti della mia età si sono iscritti a Giurisprudenza e nemmeno uno di loro è in pari con gli esami; al contrario, la gran parte di loro si trova uno o due anni indietro e magari segue meno della metà delle lezioni e da tre esami l'anno se va bene. Tutto ciò fa sì che attualmente la facoltà di Giurisprudenza sia la classica facoltà parcheggio, con il più alto numero di disoccupati in Italia, con gli stipendi più bassi ed il più alto rapporto anni fuori corso/durata legale del corso (che è vicino a 1, e se si considera che normalmente il corso dura 5 anni...).
Comunque non è una problematica relativa solo alle facoltà a numero aperto. Il test di Medicina è selettivo solamente per modo di dire ma i posti a disposizione aumentano ogni anno (alla Sapienza l'anno scorso erano quasi 1000!) e soprattutto è proprio il test in sé ad essere una vaccata stratosferica. Dopodiché la selezione all'interno del corso è di fatto assente dal momento che si laureano tutti, quindi temo che tra qualche anno anche la qualità dei neomedici scenderà notevolmente, insieme forse alle possibilità di lavoro. Le uniche facoltà che io definirei selettive sono quelle prettamente scientifiche tipo Fisica, che però è anch'essa una fabbrica di disoccupati. Insomma, l'università ha bisogno di una riorganizzazione massiccia in cui il numero chiuso è soltanto una, seppur molto importante, delle variabili da considerare e sistemare.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Di proletarizzazione della professione forense si è cominciato a parlare nel 2002/03.La laurea in legge,che era considerata una delle più propiziatrici di opportunità lavorative nella vulgata comune campano/meridionale,già nel 1999 a 3 anni dal conseguimento era nella schiera di quelle che prevedevano meno occupati,in proporzione.Imperterriti,giovani diplomati nello scorso decennio sono corsi ad alimentare il mito della"laurea che apre 1000 strade",con le conseguenze che sappiamo.
Con concorsi pubblici sempre più radi,il numero degli avvocati italiani è transitato dai 50.000 del 1990 ai 69.000 del 1996(mio anno di immatricolazione,mi sono laureato a marzo 2001),fino ai 250.000 raggiunti a fine 2011.
Sì,Ale,hai letto bene.In Italia nel 1990 eravamo nella media C.E.E.,era messa peggio la Spagna.Ancora nel 1996 il numero era ragionevole.Per mia sfiga,il boom si è avuto proprio nei 4 anni in cui ero iscritto alla Facoltà di giurisprudenza e è proseguito nei residui anni 2000(soprattutto fino al 2007!).
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