Non è semplice ma non mi sembra ci siano particolari soluzioni, al momento.
Si sta lavorando per il rilancio dell'economia in Italia (cosa non facile,perché il problema è anche europeo e parzialmente anche mondiale), dunque la situazione occupazionale, supponiamo, migliorerà..fra quanto è un mistero, potrebbe volerci qualche anno. Ma io ho bisogno di lavorare adesso, perché devo mangiare adesso, e non fra qualche anno.
Dunque o mi faccio mantenere da mamma&papà o dai nonni, o vado dove c'è il lavoro (che sia a Firenze piuttosto che a Darwin). Nulla mi vieta, una volta che la situazione si è stabilizzata, di tornare a casa. Il problema secondo me è che si sta ancora troppo bene e si è troppo pretenziosi sul lavoro (parlo in generale eh, ci mancherebbe). Ora sono tutti laureati, tutti vogliono fare il lavoro per cui han studiato, e lo vogliono sotto casa. Sarebbe tutto perfetto e legittimo in tempi buoni, ma i tempi sono diversi. O ci si adatta o non si campa...
Se si è disoccupati - in una discreta parte dei casi - è perché non si ha il coraggio di compiere una scelta estrema (emigrazione) oppure perché non si ha realmente bisogno. Preciso: parlo di disoccupazione GIOVANILE (under 35)... so benissimo che l'inserimento di un cinquantenne nel mercato del lavoro è difficilissima...
Lou soulei nais per tuchi
Solofilo - freddofilo e seccofilo in inverno, caldofilo e variabilofolo in primavera, caldofilo e seccofilo in estate, tiepidofilo e variabilofilo in autunno - mi piacciono 6 ore di sole dopo 1 ora di temporale, o le giornate secche ed anticicloniche invernali dopo 1 giorno di neve fitta
Concordo con te. E comunque, in generale, trovo molto più ammirevoli coloro (ragazzi o adulti) che ce la mettono tutta per vivere e "sopravvivere" nella loro terra, in mezzo alle mille difficoltà quotidiane, rispetto a quelli che sin da principio hanno in mente di partire verso qualche Eldorado a noi sconosciuto. C'è gente (che conosco) che ha figli in età da prima superiore e già dice loro: "...perchè, quando andrai all'estero...". Insopportabile.
Diverso il discorso di coloro che, dopo essersi fatti un mazzo per trovare qui qualcosa alla loro altezza di studi/aspettative, non trovano altra strada che partire.
Tendenzialmente non c'è alcun nesso tra reddito pro-capite e tasso di suicidi: List of countries by suicide rate - Wikipedia, the free encyclopedia
Non è la stessa roba. La situazione attuale è che tale auto pagata troppo poco ora, onde evitare il sequestro, è pagata forzosamente da persone che passano per caso in strada davanti al concessionario.
E comunque sarebbe come dire che uno che ha aperto un'azienda nel 1960, con tasse molto basse, dovrebbe a vita pagare quelle tasse perchè erano le condizioni vigenti al momento di avvio dell'attività. È abbastanza evidente che la cosa abbia ben poco senso.
Per quanto non sia un talebano dell'emigrazione ad ogni costo francamente non capisco perche' quelli che restano dovrebbero essere piu' ammirevoli. Non penso che nessuna delle due categorie sia moralmente superiore. Ognuno fa le sue scelte ma adesso sentire che quelli che restano sono piu' ammirevoli perche' decidono di "sopravvivere nella loro terra in mezzo alle difficolta' quotidiane"...come se avessero chissa' quale funzione sociale alla quale gli emigrati non assolvono.
Ho come l'impressione che si pensi all'emigrazione come alla soluzione semplice, agli emigrati come quelli che se ne lavano le mani.
Quando finira' questa concezione di emigrazione=tradimento di una linea immaginaria tracciata su una carta qualche secolo fa?
"Se le sciocchezze fossero materia imponibile, alcuni personaggi subirebbero aliquote confiscatorie"
Ciao Tub.
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