Citazione Originariamente Scritto da Senmut Visualizza Messaggio
Non è la religione in sé (in senso concettuale) che ha prodotto danni, ma l'esegesi (umana e distorta) dei testi posti a fondamento di ogni "credo".

Anche l'ateismo, spesso, vive di "fede" e di "dogmi pseudo scientifici" sciorinati come una sorta di "postulato insindacabile". Sotto questo profilo, quindi, gli atei (per pensiero delegato) ed i credenti (per pensiero delegato) sono - a mio avviso - identici ed allo stesso modo dannosi. Chi ama il sapere - e desidera comprendere - attua sempre un approccio scevro da ogni forma di condizionamento ed il più possibile terzo.

Io (pur non aderendo ufficialmente ad alcuna forma di credo) dico che in molti testi sacri e/o antichi vi è più scienza di quanto si possa immaginare e che, contemporaneamente, in molti testi scientifici odierni vi sono più "dogmi" di quanto, sempre, si possa pensare.
Concordo in tutto ed aggiungo
una frase non mia ma di un filosofo francese scritta nel lontano 1908:

«la religione ha un oggetto diverso dalla scienza, essa non è, o non è più, la spiegazione dei fenomeni. Questi, dal punto di vista della religione, valgono per il loro significato morale, per i sentimenti che suggeriscono, per la vita interiore che esprimono e suscitano; nessuna spiegazione scientifica può togliere a essi questo carattere».

Inoltre copio e incollo da altra vecchia discussione, presa da Treccani:

Scienza e religione. Spencer riteneva che scienza e religione non fossero inconciliabili, perché fondate entrambe sulla realtà del mistero che ci circonda. Per la religione l’esistenza del mondo è un mistero che esige di essere sempre interpretato; quanto alla scienza, essa estende sempre più la sua conoscenza del mondo finito, ma finisce per urtare contro alcuni enigmi insuperabili. Alla religione spetta di tenere vivo il sentimento del mistero (che Spencer chiama anche inconoscibile o assoluto); alla scienza spetta di indagare il mondo limitato dei fenomeni. Esse entrano in contrasto soltanto se la religione pretende di pronunciarsi sul mondo dei fenomeni (come fece la Chiesa cattolica con Galilei), oppure se la scienza pretende di occuparsi dell’assoluto.