Concordo su gran parte del tuo ragionamento.
Secondo me dovremmo essere tutti "agnostici" o "possibilisti", i testi scientifici e sacri non ci danno una risposta sicura (e quindi il mistero rimane).
Io appartengo a questa categoria, non escludo nulla e ovviamente spero che ci sia un Dio e un aldilà anche se sono consapevole che potrebbe anche non esserci niente e che Dio potrebbe non esiste..
A me sinceramente da più fastidio l'atteggiamento di certi atei convinti che non quello dei religiosi ferventi... Spesso gli atei si dimostrano saccenti, presuntuosi e sembra che abbiano la "verità in mano" ( "sono razionale" "non credo agli asini che volano.." ecc).
Ma chi sono loro per dire con certezza che non esiste un Dio, un'aldilà, ecc? si basano su teorie certe o certezze scientifiche?? la risposta è no...
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che i danni li facciano gli uomini e non più che tanto le religioni, ovvio. Leggevo qualche giorno fa un interessante intervento di paolo mieli sul corriere, dove si ricordava che nel 700 l'ordine dei gesuiti fu soppresso dal papa di allora perchè i missionari in sud america contrastavano lo schiavismo. Miserie e grandezze dell'uomo nell'ambito della stessa "associazione".
Sul resto sono fortemente in disaccordo. L'ateismo vuol dire semplicemente non credere in un dio. Quanto meno, come nel mio caso, ritenere la faccenda assurda e fortemente improbabile.
Non significa per niente avere una fiducia cieca e fideistica nella scienza o negli scienziati. Scienza e religione sono incompatibili proprio perchè la prima mette in continuazione in discussione sè stessa e usa il metodo sperimentale. I dogmi e il pensiero dogmatico, come anche quello mistico sono agli antipodi del pensiero scientifico.
Aggiungo che grazie al pensiero scientifico l'umanità ha fatto recentemente dei passi avanti, mentre a rimuginare vecchi libri polverosi tradotti chissà come e scritti da chissà chi in qualche deserto rovente mille-mila anni fa, boh, non mi pare proprio che si sia andati molto lontano, perdonate la franchezza.
Anche qui però dovremmo intenderci sul concetto di progresso...è vero che ha migliorato le condizioni dell'umanità, ma di una piccola parte, oltretutto facendo danni al pianeta.
Se la scienza viene slegata dall'etica (che non è la religione, e spesso i credenti fanno a capirlo, non so perchè) e viene usata con il solo scopo di autopotenziamento dei propri mezzi, il risultato è quello che stiamo vedendo.
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beh, qui sul progresso è facilissimo risponderti:
pensa al mondo senza GFS, o ECMWF, meraviglie dell'intelletto e del genio scientifico umano... o più semplicemente, (mi fa orrore il solo pensiero), immagina una realtà ove non fosse stato nemmeno inventato il termometro, capisco che sto usando immagini un po' forti, ma solo per capirsi meglio.
Cmq non di rado i non credenti tacciano i credenti che non possono interessarsi davvero di scienza.
Una grossa scemenza, il credere in Dio non impedisce affatto di essere curiosi sulla natura in genere (dalle stelle, alla meteo alla botanica ecc.) e di comprenderne i meccanismi ecc.
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Concordo in tutto ed aggiungo
una frase non mia ma di un filosofo francese scritta nel lontano 1908:
«la religione ha un oggetto diverso dalla scienza, essa non è, o non è più, la spiegazione dei fenomeni. Questi, dal punto di vista della religione, valgono per il loro significato morale, per i sentimenti che suggeriscono, per la vita interiore che esprimono e suscitano; nessuna spiegazione scientifica può togliere a essi questo carattere».
Inoltre copio e incollo da altra vecchia discussione, presa da Treccani:
Scienza e religione. Spencer riteneva che scienza e religione non fossero inconciliabili, perché fondate entrambe sulla realtà del mistero che ci circonda. Per la religione l’esistenza del mondo è un mistero che esige di essere sempre interpretato; quanto alla scienza, essa estende sempre più la sua conoscenza del mondo finito, ma finisce per urtare contro alcuni enigmi insuperabili. Alla religione spetta di tenere vivo il sentimento del mistero (che Spencer chiama anche inconoscibile o assoluto); alla scienza spetta di indagare il mondo limitato dei fenomeni. Esse entrano in contrasto soltanto se la religione pretende di pronunciarsi sul mondo dei fenomeni (come fece la Chiesa cattolica con Galilei), oppure se la scienza pretende di occuparsi dell’assoluto.
aveva un maglione da comunista con le tarme che cantavano bandiera rossa!
se tu hai una mela e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno.ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea,
e ce le scambiamo allora abbiamo entrambi due idee.(g.b.shaw)
Apro posito,ai riaprito laeroporto che son tutti incazzati come dei bepponi alla festa dell'unità? (Alby)
Mettiamola così: domattina mi sveglio predicatore, dico a tutti quelli che incontro che dio non esiste, che si stan sbagliando, esiste in realtà piripacchio, che è buono come dio, ma non ci premia col paradiso ne ci punisce con l'inferno ma delega queste decisioni al suo vice basecolo. Inoltre elenco i 5 comandamenti che mi ha pregato di diffondere.
Cosa succede? Un bel trattamento sanitario obbligatorio?
Beh, sempre meglio che crocifisso...
Yes we Dig!
A mio avviso sbagli perché identifichi la religione con il puro dogma e, poi, fai l'equivalenza "religione-dio". Einstein, scienziato non ateo, rifiutava proprio quel tipo di concettualizzazione di dio che è tipica delle forme di ogni credo imposto. Grazie ad una mente aperta e libera da ogni sorta di condizionamento dogmatico (sia di matrice religiosa che scientifica) si era spinto in ragionamenti - non dico conclusioni - ben diversi dai tuoi e, certamente, non classificabili come "assurdi". Eppure è stato uno degli uomini più brillanti della recente storia dell'umanità la cui mente - grazie proprio a quell'autonomia di pensiero indispensabile in ogni sorta di indagine degna di tale nome - non era affatto "soffocata" dai cosiddetti limiti, anche impliciti, solo apparentemente sussistenti in tutti quei casi in cui si contempli l'esistenza di dio.
E l'ateo medio, al pari del credente medio, "perde" a priori se pensa di confutare le tesi di chi crede in dio facendo leva sui dogmi e sui "corollari" che discendono dagli stessi. Il dogma, infatti, è umano e, come detto, frutto di un'interpretazione distorta dei testi rinvenuti. Il vero credente che indaga la realtà fenomenica per tentare di assaporare il noumeno lo fa - se è tale - con spirito che oserei definire prettamente socratico, indipendente e libero. Egli non vive di esegesi indotta e, se legge i testi sacri (di ogni religione) è solo per acquisire cultura, fare raffronti, ricavare legami col la scienza ed avvicinarsi alla Verità (pur essendo consapevole di non poterla mai raggiungere). Il tutto conformemente ad una visione olistica del sapere (e la religione è parte integrante del sapere, insieme alla scienza).
Un esempio tangibile dell'errore dell'ateo medio? Ce ne sono infiniti. Egli crede, ad esempio, che nella bibbia - astronomicamente parlando - vi sia un'esplicita impostazione geocentrica quando, invece, è vero proprio il contrario. E da cosa è dato questo errore? Proprio da ciò che dicevo; ovvero dalla [legittima e da me condivisa] avversione verso quella deleteria esegesi a monte dell'odierna contrapposizione tra scienza e e "fede". Tuttavia, mentre per il credente "svincolato dal dogma" l'esegesi non è un problema (in quanto nella sua mente e nella sua ricerca non può essevi spazio per l'interpretazione "pronta all'uso" fondata su deduzioni e concetti privi di senso), l'ateo, in genere, pone come dirimente il "nodo esegetico" e - sbagliando - lì si ferma, pensando di aver già smontato, nelle fondamenta, la religione del "credente passivo" (assieme all'idea di dio che ne deriva).
Ma non è affatto così.
Io, ad esempio, ti dico che l'impostazione biblica è eliocentrica e chi sostiene il contrario è, sul punto, semplicemente ignorante. Proprio grazie al fatto che - da credente - non mi sono posto alcun limite alla comprensione, ho superato - a differenza di molti atei - quella contraddizione apparente che, se non affrontata, mi avrebbe fatto sprofondare nella mediocrità e nel pensiero comune. Sarei stato costretto a schierarmi ponendo - in quel caso si - un limite alla mia ricerca personale fondato su stupidi preconcetti. Avrei smesso di mettermi in discussione, di approfondire e di progredire intellettualmente aderendo, senza originalità, al puro pensiero ateo che spesso vive - e lo sottolineo - di dogmi ancor peggiori di quelli imposti al credente comune.
Un esempio? Mi si dimostri la correttezza della "teoria" macroevoluzionistica che, su tutti i testi scolastici, viene descritta come verità assoluta. Forse leggendo ed esaminando le testimonianze più antiche a nostra disposizione (e non mi riferisco solo ai testi "sacri") smetteremmo di credere ciecamente, ed oleograficamente, a quella che considero la peggior "favoletta scientifica" della storia dell'umanità.
I "vecchi libri" vanno letti e considerati seriamente (sacri o non sacri). Lo sapeva bene anche Newton e lo sanno tutti coloro che (fisici compresi) non credono più, come un tempo, al cosiddetto concetto di "linearità temporale":
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per quanto i metodi scientifici differiscano dai dogmi di fede della religione, scienza e religione hanno in comune l'essere entrambe un atto di fede: tutti gli scienziati hanno infatti perseguito una strada alla ricerca di qualcosa... lo stesso Galilei diceva "studiando gli oggetti volgari scoprirò le leggi del creato"... Gli acceleratori di particelle nascono proprio da quella fede negli oggetti volgari osservati migliaia di anni fa... tutto il progresso scientifico deve la sua esistenza al desiderio dell'uomo di scoprire cosa c'è OLTRE cio' che vediamo, pari pari come la ricerca di Dio... sono però- scienza e religione- due realtà differenti (più che antitetiche) ma nascono entrambe dalla fede...
La vera differenza tra religione e scienza è che l'una si occupa e fa parte del trascendente, l'altra dell' immanente, due dimensioni separate, una regolata dalle leggi della scienza, l'altra è invece una dimensione nella quale non valgono le leggi della scienza e questo ci può disorientare o renderci increduli, ma questo non significa la sua inesistenza... la stessa scienza non può negare come non può dire che esista un qualcosa che non rispecchi le sue leggi, che non può essere dimostrato... altrimenti non esisterebbe niente che non vediamo, fintanto non viene dimostrato... chi mai può sapere quante realtà esistano o meno al di fuori della nostra minuscola dimensione umana (che esistano o che non esistano) ?
sono convinto che Dio se non si potrà mai dire con certezza che esista, nemmeno mai potremo dire che non esista... non lo sapremo mai, potremo solo scegliere se non crederci o crederci ma non avremo mai un suo segno tangibile, una ... "giustizia terrena" che ponga fine alle piaghe sociali... tantomeno una prova, come molti atei vorrebbero... non in questo mondo almeno... tutto è legato esclusivamente ad un atto di fede
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