Sì, ma è solo uno dei tanti aspetti. Il problema generale è che la perdita di biodiversità compromette non solo singoli habitat ma, quando assume l'impatto che ha assunto negli ultimi 2 secoli, rischia di compromettere l'intera biosfera e, dal mio punto di vista, per quanto un habitat possa essere piccolo e isolato, non possiamo permetterci di perdere più nulla... oltretutto gli equilibri naturali sono estremamente instabili ma tendono a ricrearsi, però quando lo fanno rischiano di essere molto meno favorevoli per parecchie altre specie (uomo compreso).
Ultima modifica di galinsog@; 05/09/2023 alle 19:59
Una domanda (per me) banale ma forse non così ovvia: nelle ultime estati sta assumendo risalto mediatico il tema di alcune infezioni trasmesse dalle zanzare (l'anno scorso era all'ordine del giorno il Western Nile Virus, quest'anno lo sono i focolai di Dengue nel Lodigiano). Si parla ovviamente del ruolo della diffusione di queste malattie in relazione ai cambiamenti climatici, e ovviamente è un fattore di cui tener conto sia ora sia in prospettiva futura, ma ci si domanda altrettanto spesso quanta parte abbia, nella proliferazione delle zanzare "inquisite" (l'indigeno Culex pipiens per il WNL e l'esotico Aedes albopictus per la Dengue) la rarefazione di alcune specie, a partire da molti chirotteri che ne cacciano gli adulti e di alcune specie di odonati (libellule, damigelle) che ne predano attivamente le larve? Temo di no e ripeto per l'ultima volta un concetto: perturbare un equilibrio naturale (di per sé già precario e instabile) è facilissimo, ma governare gli esiti di questa azione perturbante e prevederne gli effetti è estremamente complesso... è per questo che dico che, alle soglie di quella che a tutti gli effetti è una grande estinzione di massa, occorre stare molto atenti a quel che si fa in tema di biodiversità naturale, che si parli di orsi, di libellule o di pipistrelli...
Ultima modifica di galinsog@; 05/09/2023 alle 21:55
Potrei essere d'accordo, però di fatto è quello che si è voluto e costruito sinora.
I ragazzetti che torturano la capra per mettere il filmato sui social sono il prodotto della civiltà dell'apparire, e del compulsivo "creare contenuti" a partire dal vuoto del proprio cervello, per poi condividerli con migliaia di altri dementi che cliccano automaticamente perché un "mi piace" non si nega a nessuno.
Vogliono apparire? a questo punto devono anche accettare le regole del gioco in ogni senso, non solo verso l'esterno ma anche verso di loro. Sono stati messi alla gogna, sono stati pubblicati i loro nomi? ma non era quello che volevano? farsi notare ad ogni costo... beh, crescete e maturate, cari, perché non sempre trovate i genitori che con occhi sognanti ad ogni cazzata che sparate esclamano "guarda come è intelligente! guarda come è precoce mio figlio!".
A volte trovate anche il mondo reale, là fuori, di quelli altrettanto dementi di voi, e pure incazzosi, che non aspettano altro per sfogare le proprie frustrazioni. Chissà quante volte, cari, lo avete fatto anche voi, di coprire di insulti gratuiti persone sconosciute solo per divertirsi. Certo, quando invece si diviene vittime, allora si percepisce la tragedia di questo mondo social-virtuale...
Personalmente non mi sento di far altro che rimanere a guardare, sperando che alla fine il fenomeno si esaurisca da solo, per cedimento dei protagonisti...
Dipende: se l'orso abitualmente può cibarsi di pennuti non in grado di fuggire volando, allora le galline fanno parte della sua dieta naturale. Di contro, l'uomo si darebbe solo una pittata di pietas animalista, dato che le galline le difende solo per potersele pappare lui. No, il "salvatore di galline innocenti" lo accetto solo se è un vegetariano convinto.
Dall'altro lato, se ammetto che l'uomo spari all'orso per difendere le povere galline, allora devo anche ammettere che l'orso azzanni un uomo per difendere i propri cuccioli. E si sa che questo è il caso più normale di aggressività ursina, e non solo... però a questo punto siamo ormai regrediti al Neanderthal, più o meno..
La verità "indicibile" e che le galline e i polli esistono solo per essere mangiati da qualcuno, che esistano in "potenza" (uova) o in "atto" (pennuto)...e a ben pensarci, per quanto simpatiche e insospettabilmente intelligenti, le galline sono animali "sbagliati", nel senso che le abbiamo inventate noi, partendo dai galli selvatici "bankhiva" delle regioni sub-himalaiane del Buthan, dell'India orientale e del Nord della Birmania e incrociandono gli esemplari più "disgraziati" per ottenere una prole che:
1. non fosse in grado di scappare via volando (i galli selvatici non sono eccezionali volatori ma lo sanno fare quanto basta e in modo efficiente);
2. fossero esageratamente grasse rispetto allo standard selvatico;
3. facessero così tante uova e in così poco tempo da rischiare di "ingolfarsi"...
Il risultato è che le possibilità di una gallina di vivere in ambienti naturali simili a quelli della specie originaria sono praticamente nulle...
Del resto siamo riusciti a creare simpatici mostriciattoli come il carlino e il bulldog francese senza nemmeno pretendere che fossero di qualche utilità... non a caso l'unico animale che ha tratto vantaggio dal nostro tentativo di domesticazione è stato il gatto, che è il paradigma di una domesticazione in gran parte "fallita"... e infatti in questo caso abbiamo creato un animale che non solo è diventato un predatore enormente più efficiente e adattabile dei suoi più diretti antenati selvatici (i fenotipi di gatto selvatico del Nord Africa e Medioriente) ma ci ha sfruttato per diffondersi in tutto il mondo, fino a insediare il nostro stesso primato tra le specie più dannose per gli ecosistemi naturali.
Ultima modifica di galinsog@; 05/09/2023 alle 22:38
Finalmente qualcuno che lo ammette, perché va bene, abbiamo tutti fatto qualche ca**ata e mi ci metto dentro anch'io che della loro generazione ne faccio parte, ma ammazzare una capra per divertimento é una roba che mai sarebbe venuta in mente anche alla persona più impulsiva che conosco.
dalla storia si impara che non si impara dalla storia
A me l'episodio della capra ha dato veramente da pensare. Non è strano che giovanissimi o adolescenti possano uccidere animali per motivi "ludici". Uno de miei nonni era un cacciatore e imbracciò per la prima volta il fucile quando aveva 15 anni. All'epoca si iniziava da adolescenti e sì, uccidere animali, per gli adolescenti di quelle generazioni e almeno fino a quella di mio padre (nato nella prima metà degli anni '40) poteva anche essere normale e "accettabile". Però, per quanto la caccia possa essere una cosa eticamente discutibilissima, non c'era vera crudeltà nel gesto di sparare a un fagiano o a una pernice o perfino a un gatto di quelli che avevano l'abitudine di razziare i pollai. E soprattutto non c'era sadismo, non c'erano nemmeno le condizioni perché potesse esserci empatia con la propria preda, c'era soprattutto la distanza fisica e tutto avveniva molto velocemente. Nella caccia l'animale-preda è percepito in modo poco diverso da un bersaglio inanimato. E' un po' lo stesso meccanismo che, in guerra, consente al cecchino di sparare alla propria vittima, c'è una "depersonalizzazione" o meglio c'è la riduzione della vittima a bersaglio. Non giustico l'uccisione di un animale, in nessun modo possa avvenire, ma sparare a un gatto a 50 metri di distanza è una cosa (giustamente) punita ed esecrabile e da questo punto di vista abbiamo fatto dei progressi innegabilli ma non è un gesto sadico. Cacciare è sicuramene crudele, ma generalmente il cacciatore non trae soddisfazione dalla violenza in sé ma dall'avere colpito il bersaglio, anzi ho conosciuto cacciatori che sono andati in crisi vedendo la propria preda ferita e agonizzante, al punto di abbandonare l'attività venatoria (e non parlo solo di giovanissimi alle prime esperienze con la doppietta). Picchiare a morte un gatto, un cane o una capra è proprio un'altra cosa, che ha connotati per me profondamentre inquietanti e che presuppone una totale assenza di empatia verso l'animale e temo anche verso i propri simili.
Ultima modifica di galinsog@; 05/09/2023 alle 23:31
E' lo sfogo abnorme e senza controllo di un'aggressività latente, che nasce da frustrazioni profonde e che può sfogarsi indifferentemente verso un animale o verso qualsiasi vivente che sia percepito come estraneo, diverso o inferiore... compreso tutte le categorie di umani diverse da sé. Per questo è inquietante e deve far pensare.
C'è dietro una necessità di affermare davanti a tutti il proprio diritto ad esistere, attraverso l'unica cosa che evidentemente sembra riuscire: l'esibizione della forza bruta portata al parossismo, come se con questo i presunti colpevoli degli insuccessi individuali potessero spaventarsi e sentirsi personalmente colpiti.
E secondo me, in piccolo, sono gli stessi meccanismi che portano anche alle reazioni abnormi alla base di molti delitti di cronaca.
Avrei previsto questa risposta, ma non mi soddisfa. Stiamo parlando di distruggere un'ecosistema che è fondamentale per la fauna marina (tartarughe ad esempio) e volatile che ha trovato in quella area protetta un punto in cui sostare e svolgere attività importanti per la propria vita lungo la costa pugliese.
Personalmente distruggere un intero ecosistema, perturbando gli equilibri di tantissime specie viventi (benchè non a rischio di estinzione), lo ritengo peggiore di eliminare un solo esemplare di orso bruno marsicano che per quanto tragico non causa la distruzione di un'ecosistema intero nè perturba gli equilibri di altre specie viventi nè della stessa specie, che per quanto a rischio critico (so bene la classificazione, grazie di avermela comunque fatta ripassare) non è lì per estinguersi, non di certo per una sola orsa (per quanto aumenti le probabilità che ciò accada).
Rifletterei, inoltre, sul fatto che il numero così limitato di orsi è forse figlio dell'impossibilità di averne di più al fine di farne convivere la presenza con le attività umane nella zona. Leggo che il loro numero infatti non è aumentato dagli anni 60 nonostante gli sforzi per proteggere la specie.
Ad ogni modo il punto cui volevo arrivare è che il metro che decide tutto è pur sempre l'uomo, e quella mia domanda era una critica per gli animalisti che mi sembrano spesso porre sullo stesso piano tutti gli animali.
Non sono così d'accordo nemmeno con la visione di certi animalisti che vedono la morte dell'orsa come un pericolo per la sua specie. Chiariamoci: è un atto che non sarebbe dovuto succedere e la legge deve condannarlo per evitare anche solo che venga a ripetersi, però leggere che la sua morte (considerando che ci sono qualche decina di orsi ancora in vita) significhi un disastro è un'esagerazione quanto quella di chi dice che bere un paio di bicchieri di vino ogni settimana significa andare incontro ad un danno epatico irreversibile.
Ultima modifica di burian br; 06/09/2023 alle 02:48
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