
Originariamente Scritto da
paolino79
Considerazioni di Fausto Tomei, informatico e modellista agro-meteorologico presso Arpa che redige giornalmente dei grafici e report sul Covid sulla sua pagina Fb.
LINEARE (?) - aggiornamento 27 marzo
Se una cosa ci hanno insegnato questi giorni, è che abbiamo di fronte una bestia terribile da domare. Un'altra, che non ci possiamo fidare neanche dei dati. Oggi è la pietra tombale sulla credibilità dei dati lombardi, che ci costringono a porre un grosso punto interrogativo sul nostro titolo, questa volta in negativo.
Da giorni i giornali locali riportavano che i morti in provincia di Bergamo erano molti più dei riscontrati. Morti con una preposizione nuova, come ha fatto notare Christian Poli: non 'con' o 'per', ma SENZA.
Morti senza una diagnosi, senza una cura, senza un tampone, dimenticati a morire in casa.
Sei giorni dopo il picco dei decessi del 21 marzo la Lombardia ha un nuovo picco, quasi identico a quello. Lo vediamo bene nel primo grafico, costruito sulla somma di casi giornalieri di terapie intensive e decessi. La situazione però è completamente diversa: allora c'era l'orrore di Bergamo che compariva da ogni notiziario, oggi c'è un presidente della Regione addirittura ottimista. Quindi delle due l'una: o il presidente ha perso la testa, o il picco del 21 era un dato totalmente sottostimato, e quello di oggi è un dato vero, in discesa rispetto a un dato che non sapremo mai. Del resto nessun comportamento può spiegare un rimbalzo del contagio sei giorni dopo il famoso sabato di sole del 7 marzo, in pieno lockdown.
Come notavamo ieri, la curva dei dati lombardi mostra un crollo anomalo già a partire dal 12 marzo, giorno in cui cominciarono a circolare notizie terribili sulla provincia di Bergamo. Da lì probabilmente i dati sui decessi hanno perso credibilità. Due settimane di dati falsi vorrebbe dire che la lombardia ha perso per strada migliaia e migliaia di morti. E ha falsato completamente le nostre analisi precedenti. Col dato di domani proveremo a capire di quanto.
Nel frattempo possiamo solo affidarci al nostro consueto indicatore, la somma di terapie intensive e decessi, che trovate nel secondo grafico. La traiettoria lineare in cui ci troviamo da alcuni giorni subisce una serie non indifferente di colpi: i 50 decessi registrati in ritardo in Piemonte, il nuovo picco in Lombardia, una sostanziale stabilità nel resto d'Italia. Regge a fatica, ma il dato odierno sembra correre nuovamente verso l'alto. Domani scopriremo se è una sofferenza momentanea, ma sicuramente la situazione è durissima.
L'effetto del lockdown di mercoledì 11 marzo per ora è debole, o nascosto da migliaia di fantasmi lombardi, ai cui parenti un giorno qualcuno dovrà chiedere scusa.
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