Il fulcro del problema è questo.
Comunque in passato si accettava di tutto e oggi non va giù che si cominci a chiedere il rispetto dei diritti e delle norme di legge, a patto anche di rifiutare quei lavori. Ma non poteva essere sostenibile a lungo quel sistema. Semplicemente oggi il mercato si sta riequilibrando e i datori non hanno più sempre il coltello dalla parte del manico nell'imporre delle condizioni spesso inique, ed è questo che a molti non sta bene.
Detto questo come già precisato i disonesti ci saranno sempre da entrambe le parti, è un certo tipo di narrazione a senso unico che non va bene
Ultima modifica di ale97; 06/06/2022 alle 12:02
Ragionare dal punto di vista economico è "facilissimo" e invece fila tutto liscissimo: se gli incentivi sono troppo alti aumenta il nero, calano le entrate (assieme alle uscite troppo alte), quindi bisogna aumentare le tasse già alte per chi le paga, quindi l'attività economica si strozza ulteriormente ecc. ecc. ecc.
Non è che in quella parte del mondo dove le cose funzionano siano dei sadici eh.
Il punto è che se non ragioni a livello di sistema non fai che far danni a lungo termine. E in effetti in questo siamo ottimi agricoltori: stiamo raccogliendo esattamente quanto seminato nei decenni.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Ah, ma su questo non contesto nulla.
Quelli della ristorazione che piangono mi fanno sganasciare... Abbiamo una concentrazione di bar, baretti, ristoranti, ristorantini, piadinari, agriturismi ecc. ecc. che manco a Calcutta. Già è un settore a basso valore aggiunto, se sperano di campare tutti (e ovviamente non tutti possono essere 3 stelle Michelin) hanno ovviamente bisogno di letterali schiavi. Buon divertimento a trovarli...
Diverso è il discorso del mismatch tra domanda e offerta in termini di competenze che è un problema oramai atavico.
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Farei i conti giusti perchè se vai troppo oltre "l'essenziale" vuol dire che stai congegnando male la misura. Se non fai così ti stai accollando dei costi che pagherà qualcun altro in eterno e moltiplicherai i danni in futuro. L'alternativa è inseguire i danni. Bisogna scegliere se ragionare da statisti (non solo da economisti) o da politicanti.
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Come ho scritto all'inizio, credo che aprire un'attività giusto per aprirla e camparci senza offrire un reale valore rispetto alla concorrenza oggi non porti a nulla. E secondo me non ci sono nemmeno tasse e altri problemi che tengano, lo sai che la situazione è quella, non puoi aprire l'attività sapendolo per poi lamentarti comunque.
Molti come dici sono abituati alla mentalità per cui una volta aperta non puoi fallire e per cui la gestirai fino alla fine dei tuoi giorni senza se e senza ma. Peccato che così si trascuri completamente il "rischio di impresa"
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A me non tornano molte cose
Faccio un esempio che conosco sugli infermieri perchè l'ho fatto:
l'infermiere è un po' il cameriere degli ospedali.Le situazioni sono eterogenee da reparto a reparto e da ospedale ad ospedale ma non c'è bisogno dell'emergenza covid per andare nel pallone.10 anni fa al s.orsola vedevo camere con uomini e donne la cui privacy era garantita da un separè (e ripeto al s.orsola di bologna non al di venere di bari), doppi turni dalle 6,30 alle 8 di sera, personale sanitario minacciato e a volte malmenato (mio fratello ci ha fatto la tesi in medicina sulle violenze subite dal personale sanitario). Ambiente fatto di dolore e lacrime dei pazienti e la materializzazione della definizione di pulp della parodia di mai dire gol.Però al concorso per entrare a fare il corso c'erano migliaia di persone per poche centinaia di posti, a volte solo decine.Ai concorsi pubblici ci sono ugualmente migliaia e migliaia di candidati e pochi posti.E parliamo di giovani.
Ma non è che il problema della ristorazione in Italia è che:
1) è sovradimensionata
2) Dal motivo numero 1 deriva quest'altra considerazione: il lavoro domandato così massicciamente dai ristoratori è incompatibile con quella che dovrebbe essere la formazione di un paese avanzato ergo:se non ho bisogno di soldi per quale misterioso motivo dovrei mettermi a fare il cameriere se non ho fatto l'alberghiero e ho altri interessi. E quindi grazie al piffero che trovano più facilmente persone che fanno parte di un ambiente economico meno avanzato del nostro.
3) pensare che gli studenti universitari si debbano mettere a fare i camerieri nel fine settimana è la sconfitta del sistema; perchè se la facoltà è seria sabato e domenica devono essere usati per rimettersi al passo con le lezioni seguite e le attività pratiche debbono essere usate per fare ciò che concerne il percorso di studi.Uno che studia chimica non può perdere tempo a fare il cameriere. Questo vuol dire anche che il sistema del fuori corso è totalmente sbagliato e ha favorito le suddette perdite di tempo. Altrove se vai fuori corso un anno ti cancellano tutto e devi ricominciare da capo. Non mi invento niente.
https://themarketjourney.substack.com :
economia, modelli, mercato, finanza
Non so dove, ma qui nella mia provincia no di certo, anzi.
Bar, ristoranti e pizzerie sono pochissimi, tant'è che il sabato sera è quasi impossibile riuscire a trovare posto da mangiare, anche solo talvolta riuscire a trovare un posto in un bar per fare solo un aperitivo.
Se poi parliamo di Cuneo città, davvero, è impossibile trovare posto a cena il sabato (in 4 o 5 eh, non in 30), impossibile (dalle 18.00 alle 19.00 più volte abbiamo chiamato anche 12-15 locali: niente, non c'è posto), tant'è che ormai se vogliamo cenare fuori lo facciamo fuori Cuneo, dove talvolta si riesce ancora a trovare.
In alcuni posti (prevalentemente ristoranti) per trovare posto devi prenotare con un anticipo non da poco (si parla di uno o due mesi, non sto scherzando).
Nella mia valle ci sono in totale 10 bar, 4 pizzerie (di cui una fa solo asporto), 3 locali "misti" (tipo pub, dove puoi mangiare e/o solo bere) e 2 trattorie. Per cui, almeno qui, tutta questa sovrabbondanza di attività di ristorazione non esiste...
Lou soulei nais per tuchi
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