Ma va?...mi sembra di rivedere lo stesso "terrorismo mediatico" che si è fatto col covid......e questo viene fatto pedissequamente per due motivi:
1) politico/economici
2) audience
Col covid è stata fatta la medesima cosa che si fa con le "informazioni" sul GW, terrore a nastro per far stare buona la gente dentro casa durante il lockdown (per nascondere le malefatte e la pessima gestione avutasi in alcune regioni, in primis la Lombardia)...........col GW l'informazione viene fatta univocamente , in un'unica direzione che è quella degli scenari più apocalittici col fine "green economy"...che in se mi starebbe bene , senza però nasconderci dietro il dito che il tutto viene fatto per la salvaguardia del pianeta....del pianeta frega poco ai grandi potentati, quel che purtroppo continua a muovere i fili è solo ed unicamente il denaro.
Bisogna anche dire che la divulgazione scientifica è una cosa molto complicata.Spesso menti brillanti non hanno quest'attitudine.
Sono un gran fan di Lorenzo Pinna e in un'intervista a La Stampa di una decina d'anni fa ha affermato di aver conosciuto più grandi scienziati che grandi divulgatori di scienza.
La tecnocrazia della scienza è negativa. Sullo stesso covid ci sono lati decisamente oscuri sul rapporto tra governo e comitato scientifico. Io stesso mi definisco tutto meno che un burioniano.
Però con il clima non è la stessa cosa. Ci sono delle evidenze troppo schiaccianti sul fatto che stiamo entrando in un territorio sconosciuto foriero di problematiche (e forse ci siamo già dentro più di quanto crediamo). Solo che a differenza del covid (il cui legame coi cambiamenti climatici peraltro è tutto meno che campato per aria) questa è un'emergenza subdola, non immediatamente percepibile se non a lungo termine quando però è tardi.
Con questo cosa voglio dire? Che da domani dobbiamo rinunciare completamente al carbonfossile? Ma assolutamente no
Che le industrie di pannelli solari siano immacolate? Ma di nuovo no.
Voglio dire un'altra cosa. Che occorre investire forze umane, culturali, materiali per non dover rinunciare al nostro benessere. Il fatto è che continuando a buttare via le nostre risorse andremmo in contro a un mondo dove non ce ne sarà per tutti e dovremo, volenti o nolenti, attuare importanti rinunce. Proprio perché sono i limiti fisici del pianeta a imporcele.
La trasformazione verso un'economia sostenibile deve naturalmente non essere di natura traumatica ma nascere da una presa di coscienza di un problema enorme e da strategie comuni che vanno oltre le dinamiche sovraniste ed egocentriche. Che siano progressive, va benissimo, che siano mirate,ma che ci siano.
Io in un mondo in cui tre miliardi di persone dovranno spostarsi dalle coste per l'aumento del livello dei mari, dove la fusione dei ghiacciai metterà in ginocchio l'economia e la disponibilità di acqua di molte zone (Pianura Padana compresa), dove le risorse non basteranno a vivere nel comfort...ecco non ci voglio proprio vivere.
Quando si tratterà di mettere la x su una scheda elettorale voterete chi si pone questi problemi, chi è propositivo o chi li nega perché non esistono, o pensa che si risolvano da soli?
Vi sembra un punto di vista estremistico o semplicemente di buon senso? Senza scomodare naturalmente la dittatura della scienza che è ben altra cosa e potremmo trovarcela da un giorno all'altro per motivi extraclimatici (non sul clima ma sulla libertà personale, vedi mondo post pandemia). La scienza non è santa...ha i suoi lati oscuri. Sta al buon senso distinguere quella seria da quella incancrenita.
Le mie opinioni non vogliono mettere in discussione nessuno in quanto essere pensante, ma solo sollevare la questione sotto un aspetto che personalmente ritengo corretto
Ultima modifica di Alfredo89; 09/06/2020 alle 15:34
Per me invece è la faccia della stessa medaglia: l'oscurantismo usato per il covid, viene usato nel medesimo modo per quanto concerne il climate change..."usato" non casualmente ma per ben determinati fini...tutto il resto lo condivido, usare i cervelli per uno sviluppo ecosostenibile prima che sia troppo tardi è ormai una necessità assoluta, ma sono almeno 30 anni che sento parlare di queste cose e, di fatti, ben pochi....io sono da sempre un sostenitore del PRAGMATISMO, le chiacchiere non servono, bisogna FARE....invece qua si chiacchiera molto proponendo scenari neri ( nel caso del climate change anche discutibili visto appunto che i risultati del "consenso" citati, non sono certamente nè univoci e nè certi) ....dico da almeno 20 anni che invece di impegnare tante risorse sui modelli del clima, ripeto, peraltro dal mio punto di vista non affatto certi, bisognava impegnare le risorse nell'ecosostenibilità sul cui fronte è stato fatto ben poco....basti dire che ci abbiamo messo 70 anni a capire che la plastica è un inquinante ormai prodotto a giga tonnellate del tutto inutile e dannoso...abbiamo eliminato la canapa con la quale prima si faceva tutto per produrre plastica ovviamente per finalità puramente economiche, e dopo 70 anni ci siamo accorti che la plastica è troppa, infinitamente troppa ??
E mi chiedo: si deve partire dal clima, materia in sè peraltro molto ostica da prevedere, per capire che stiamo inquinando e distruggendo il pianeta??
No non si deve partire dal clima. Il clima è un singolo aspetto. Naturalmente discutiamo di quello perché ci troviamo in un forum di discussione centrato su quello.
Da un'altra parte, mi auguro, si discuta di strategie economiche. Da un'altra ancora di adattamento. Da un'altra ancora di inquinamento.
È un tema multidisciplinare di cui il clima è una spia
Condivido in toto. Il dibattito che qui si sta eseguendo è squisitamente scientifico. Ma nella pratica la pensiamo allo stesso modo: si deve agire per principio di prudenza, anche perchè sostenere che non ci sia nemmeno un minimo impatto con tutta questa mole di prove sarebbe da stupidi.
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