
Originariamente Scritto da
ilbonardi
Rieccoci per un passaggio un po' noioso, ma fondamentale.
Nel corso dell'ultimo millennio, sono stati innumerevoli i casi di formazione di laghi di sbarramento (diga in ghiaccio) prodotti dall'avanzata dei ghiacciai alpini. Le situazioni morfologiche che danno origine a tali eventi sono le più varie, ma sempre, a essi, è seguito lo svuotamento, più o meno improvviso, dei bacini così generatisi. Vale la pena ricordare che i primi esempi di protocartografia glaciologica traggono origine proprio da fatti di questo genere (le rappresentazioni del Vernagtferner dei primi anni del Seicento).
3) “Les glaces” del Rutor
Nel 1284, le acque del Lago del Rutor rompono lo sbarramento “des glaces” dell’omonimo ghiacciaio provocando danni agli insediamenti sottostanti del vallone di La Thuile (sono proprio questi danni a dare origine al documento che testimonia i fatti). Si tratta di un segno inequivocabile della posizione molto avanzata raggiunta dal ghiacciaio. Non siamo a conoscenza di precedenti analoghi, comunque possibili; sappiamo che la medesima circostanza si produrrà ripetutamente durante la PEG, con forti spinte a partire dalla fine del XVI secolo (1594-1598), ma già prima nel 1371 e nel 1430.
Abbiamo quindi testimonianza del fatto che nel 1284 la posizione raggiunta da questo ghiacciaio fosse già molto simile a quella tipica delle fasi di massima della PEG. Con pochi dubbi, anche qui possiamo leggere gli indiscutibili effetti positivi del decennio climatico ‘70-’79 (e nella rottura dello sbarramento quelli delle calde estati che seguirono?). Rispetto all’Allalin, però, l’analisi del caso del Rutor, con il suo quindicennio abbondante di anticipo, ci costringe a ricercarne le cause più indietro nel tempo. Analogamente a quanto abbiamo visto con il “caso Allalin”, anche qui risulta inimmaginabile una posizione di partenza, negli anni immediatamente precedenti il 1270, analoga a quella attuale. Ciò, infatti, comporterebbe che in un solo decennio si sia prodotta un’avanzata capace, grossomodo, di trasformare il ghiacciaio come rappresentato, ma ad andamento invertito (prima la fase di minima e poi quella di massima), nella ricostruzione di F. Villa et al. che riporto in calce (F. Villa et al., L’analisi dei ghiacciai alpini attraverso l’utilizzo di sistemi informativi territoriali). Ancor più, tenendo conto che la situazione attuale del ghiacciaio è anche ben peggiore di quella che si registrava nel 1954!
Anche se non conosciamo con certezza l'ubicazione del lago svuotatosi nel 1284 (sono almeno un paio le aree in cui, nel corso degli ultimi secoli, le avanzate del Rutor hanno prodotto eventi di questo tipo) è fuori di dubbio che la porzione di ghiacciaio responsabile con la sua presenza del lago, è quella finale, all'incirca corrispondente allo stretto lobo prefrontale ben visibile nella ricostruzione di sinistra (PEG).
Da queste considerazioni, appare a mio avviso evidente il fatto che, se si volesse ipotizzare una situazione di minimo iniziale del ghiacciaio analoga a quella attuale, il raggiungimento di una posizione “simil-PEG” dovrebbe aver comportato svariati decenni di pressoché ininterrotta avanzata, necessari per coprire i circa due chilometri che separano le morene frontali della PEG dalla fronte attuale e necessari al recupero di circa 400 ettari di superficie glacializzata. Il risultato, in questo caso, sarebbe quello di trasformare tutto il XIII secolo (e fors'anche una parte del precedente) nel primo secolo di conclamatissima PEG, anziché nell'ultimo del MWP!
In alternativa, e a mio parere più credibilmente, possiamo immaginare uno status di partenza decisamente meno drammatico ma, conseguentemente, una condizione di espansione dell'apparato, per buona parte del Duecento, migliore dell'attuale.
Come che sia, abbiamo già abbondantemente raggiunto, all’indietro, la metà del secolo.
Il Duecento, e con esso l'AMWP, si accorcia inesorabilmente…
--- continua ---
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