Questa era la conclusione parziale a cui ero pervenuto nell’analisi integrata PDO/AMO al post #113:

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4ecast
In conclusione, con questa analisi tendo ad escludere una fase accentuatamente negativa per il modo di variabilità intrastagionale più significativo dell’emisfero boreale come invece sarebbe emerso dalla sola indicazione
PDO - /
AMO + degli anni a cavallo tra il 40 ed il 50.
Oggi mi soffermerò sul legame tra minimo undecennale e modi di variabilità emisferica, con particolare enfasi alla fase occidentale della QBO.
[1] Non ci sono molti studi che hanno correlato il minimo un decennale del ciclo solare con i principali modi di variabilità dell’emisfero nord. I pochi che lo hanno fatto, non hanno ancora ottenuto un risultato di qualità. Sicuramente il gruppo di R. Huth è stato il più attivo in questo campo con due lavori assai interessanti i cui risultati meritano di essere sperimentati sul campo.
[2] Nel primo lavoro si indica il PNA come l’indice teleconnettivo maggiormente correlato ai periodi di massimo e di minimo undecennale (cicli 19-23). Lo studio citato in precedenza mette in risalto che il PNA è il fattore teleconnettivo che spiega maggiormente la varianza delle altezze medie nel campo del geopotenziale durante la stagione invernale del minimo solare.
Questo potrebbe lavorare per amplificare gli aspetti di PNA+ che non erano usciti evidenti dalla prima combinazione forzante PDO-/AMO+ essendo limitata al solo periodo 2000 al 2008, e cioè anni in cui si aveva un solo minimo solare e addirittura un massimo solare (anno 2001 del ciclo 23).

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4ecast
Se introduciamo la fase
AMO+ accanto alla
PDO-, osserviamo che la fase attuale (2002-2008) collima in ambito euro-atlantico con la precedente (1944-1962), mentre si concretizza in modo significativamente opposto in Pacifico e sull’Artico orientale. Ad un nord Pacifico in “quiete” con generale
PNA-, la fase attuale oppone una forte depressione a sud del Golfo d’Alaska con un
PNA debole ma positivo.
[3] Integrando QBO e Stratosfera
Mettiamo insieme il discorso sul fattore forzante del minimo ciclo solare che spinge per una forte depressione nordpacifica, con il carattere forzante della stratosfera, limitatamente alla QBO ovest. Osserviamo che negli inverni di minimo dal ciclo 20 al 23, la QBO+ lavora anch’essa come fattore forzante della depressione nordpacifica.
Questa era invece la fase ovest della QBO nella stessa configurazione PDO-/AMO+ (1944-1962), cioè senza riguardo al minimo solare undecennale:
Cambia l’oscillazione nordpacifica e scandinava (PNA e First Eurasian Pattern).
Ma anche la NAO è influenzata: 1) estensione anticiclonica dall’Atlantico al cuore dell’Europa negli inverni QBO+ tra il 1944 ed il 1962; 2) pattern medio piuttosto zonale e allungato attorno al 60°N ed opposto pattern depressionario localizzato ad ovest della penisola iberica tra il 2000 ed il 2008
Ora questa analisi è ottenuta indipendentemente dal lavoro del gruppo di Huth ma porta più o meno allo stesso risultato laddove come secondo pattern che spiega la varianza nel campo delle altezze geopotenziali invernali nord-emisferiche hanno pure loro indicato la NAO-:

[3] Huth ed il suo gruppo non si sono limitati certo a dare queste indicazioni ma con un secondo lavoro hanno cercato di localizzare e qualificare i tipi di blocchi invernali associati ad un minimo undecennale (e ad un massimo undecennale) al variare della fase della QBO.
Il dato interessante è che con il ciclo solare ben definito cioè al suo massimo o al suo minimo, c’è propensione a blocchi sui due oceani. Ma mentre la QBO orientale non permette di localizzare i blocchi (tra W-Atl o E-Atl, idem per il Pacifico) che appaiono anche poco durevoli, con la fase occidentale sono ben localizzabili e parecchio più coriacei ma solo durante il minimo solare (ben localizzabili ma poco coriacei col massimo). Inoltre la localizzazione spaziale e la magnitudine dei blocchi è stratificata con le varie fasi di forza del ciclo solare (minimo, fase di crescita, massimo, fase di decrescita) ma solo con la QBO+, preludendo ad un forte meccanismo fisico sottostante.
Detto questo veniamo ai loro risultati.
[4] I blocchi sono localizzati sull’Oceano Atlantico settore orientale con centro intorno a 60°N e 15°W cioè tra l’Irlanda e l’Islanda. Essi avvengono con maggiore probabilità alla fine dell’inverno, cioè tra metà gennaio e metà marzo.
[5] La loro frequenza è espressa come il 22% dei giorni totali ossia, mediamente, avremo 14-15 giorni con quel tipo di blocco. La durata media di ciascun blocco, cioè come possiamo vedere raggruppati i giorni precedentemente detti, è intorno ai 7 giorni (più precisamente tra 5 e 9 giorni) con una probabilità di oltre il 50%. Tuttavia esiste un successivo rango di probabilità nell’ordine del 18-20% di vedere un blocco mostruoso che perdura oltre i 20 giorni.
Solar cycle effects on modes of low-frequency circulation variability, R. Huth, L Pokorna, J Bochnıcek and P. Hejda, J. Geoph. Res., n.111, 2006
Solar modulation of Northern Hemisphere winter blocking, D. Barriopedro,R. Garcıa-Herrera and R. Huth, J. Geoph. Res., n.113, 2008


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